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27/02/2011

Come andrà a finire?

La caratteristica peggiore che da sempre contraddistingue i media tradizionali, è la prerogativa a costruire (e in rari casi anche documentare) un fatto, per poi cancellarlo dall'immaginario collettivo come non fosse mai esistito appena sì paventa la possibilità di rimpiazzarlo con un evento di maggior risonanza commerciale, perché la portata di un fatto, una storia, è sempre legata alla "capacità" che possiede di spingere verso l'alto le quotazioni degli spazi pubblicitari che la circondano, in TV, come in radio e sui giornali.
Sì verifica, quindi, il paradosso per cui eventi di portata epocale si manifestano e dissolvono nel pensiero comune di un emisfero come fossero neve al sole, dando addito all'uomo comune di credere che il caso del mese scorso sì sia risolto, o peggio ancora sia andato in prescrizione (come l'associazione mafiosa di Andreotti) insinuando nella coscienza del singolo lo scarso interesse per ogni questione che non sia direttamente collegata al tornaconto del proprio orticello, finendo per disgregare ogni forma di coesione e solidarietà sociale che guarda caso è alla base del potere che la "massa" potrebbe esercitare su ogni ambito della vita pubblica.
Tutto questo preambolo per dire e ribadire (soprattutto a quelli che leggono e non capiscono mai un cazzo di quello che scrivo!) che la rapida evoluzione degli eventi in Nord Africa (nello specifico la Libia) non deve distrarre l'attenzione dai fronti che fino a una settimana fa occupavano le cronache delle agenzie informative di mezzo mondo.
Onde evitare di rivivere nuovamente le distorsioni avvenute tra l'89 e il '91, anni in cui tutti sì rallegrarono per la caduta del Muro di Berlino prima e dell'URSS poi, senza interrogarsi minimamente sulle reali implicazioni future (alla prova dei fatti tutte negative) che quei collassi produssero nei 15 anni successivi, è quindi bene mantenere alto il livello d'allarme su quanto sta avvenendo nello scacchiere che in bene o male, cambierà gli assetti mondiale e la vita di ogni singolo nei prossimi decenni.
Come di consueto basta veramente poco per farlo, è sufficiente informasi e capire ciò che sì legge (ti senti chiamato in causa caro lettore? fai bene, perché sto parlando proprio di te, caprone che te la tiri da filosofo!).
Il sottoscritto vi aiuta ed esorta a intraprendere tale percorso giusto proponendovi qualche spunto di approfondimento e riflessione:

Tunisi, un mese dopo

Egitto, viaggio tra i lavoratori del delta industriale

Già che ci sono butto anche un buon accompagnamento musicale che fa sempre piacere.
Signore e signori, Coroner!

3 commenti:

  1. Andrà a finire che il caso del recupero del corpo della nota ragazzina del bergamasco (ometto il nome per evitarvi di diventare in un secondo la pagina più ricercata di internet) occuperà le prime pagine per mesi, mentre il mondo ci scoppia sotto il culo. Se ne riparlerà, forse, più avanti, ma ora la gente ha bisogno di una scodellata di morbosità, che le fa bene.

    -Lios

    Ps: per caso, avete qualche particolare limitazione tecnica ai commenti? Non so come mai, ma posso farli solo se mi collego col portatile, mentre col fisso non riesco. Boh.

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  2. "Oh no! We gonna rock down to Electric Avenue, and then we'll take it higher".

    Io non ho poteri amministrativi. Ma suppongo che il buon carbonizzato abbia, giustamente, eliminato la possibilità di commentare anonimamente.
    Sai com'è: non ci piacciono i "babbucchioni" da tastiera.

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  3. Oltre che essere un problema di tempi di esistenza (qualsiasi notizia tende ad avere vita breve, prima di essere rimpiazzata dall'ennesima strombazzata giornalistica), questo da luogo, secondo me, ad altri due problemi:
    - la possibilità di creare ad hoc emergenze e psicosi: basta che un telegiornale faccia un servizio al giorno su un caso di stupro, ed in un arco da 4 a 6 giorni avremo un'emergenza. Questo perchè una situazione di instabilità e di insicurezza crea paura, va a toccare le corde irrazionali dell'uomo, che può essere quindi guidato anche tramite soluzioni irrazionali e portato a pensare il problema in termini assolutamente semplificati e sbagliati (6 giorni di notizie di stupri -> gli stupratori erano immigrati -> gli immigrati sono tutti pericolosi e si aggirano fra noi incontrollati -> votatemi perchè gli immigrati li caccio via a calci nel culo, senza dire altro - questo è un esempio)
    - la completa frammentazione delle notizie in un universo di aggiornamenti e panoramiche veloci e superficiali che impediscono di comprendere un fenomeno, come quello che sta accadendo adesso nel Nord Africa. Per esempio, nessuno dice più come stiano le cose in Egitto, e stiamo freschi se aspettiamo che la maggior parte degli italiani vada oltre quello che dicono tv o giornali, e magari si mettano su internet a leggere altre fonti. Questo impedisce anche di formarsi un'opinione sensata in casa nostra (vedi il caso rifiuti di Napoli, per esempio).

    Fabio
    FebbraioCerveza

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