Seguire l’andamento delle trattative tra Stati Uniti e Russia per porre fine alla guerra in Ucraina è difficile per tutti. Ma non è impossibile capire il senso in cui vanno. L’importante è fare una “tara” drastica sui media occidentali – divisi da tra reazionari trumpiani speranzosi e “dem” guerrafondai – e badare al sodo anziché alla propaganda.
Una prova della difficoltà? Eccola. La ex prestigiosa CNN, di stretta osservanza “bideniana”, sa quanto noi cosa si siano detti gli inviati di Trump (Witkoff e Kushner) nelle cinque ore di colloquio con Putin e Ushakov. Che è poi quanto riferito dai rispettivi portavoce: “la delegazione statunitense ha illustrato le proposte di correzione al piano avanzate dall’Ucraina in Florida e la Russia ha spiegato cosa gli sembrava accettabile e cosa no”.
La sintesi sta in una bozza di piano in 27 punti, ora, e quattro documenti di accompagnamento dal contenuto sconosciuto. La delegazione è poi ripartita da Mosca direttamente per Washington, senza fermarsi a Bruxelles dove Zelenskij stava attendendo insieme agli europei. Dettaglio che chiarisce quanto sia “consistente” il peso politico della UE e della stessa Kiev in questa trattativa.
Un po’ poco per imbastire un pezzo interessante... E dunque cosa fa l’ex prestigiosa CNN? Si sbizzarrisce in dettagli psicologici su Putin – come se disponesse di referti medici o di “confessioni inconfessabili” – che vanno da “Putin non vuole la pace”, ma “ama essere supplicato”, fino al definitivo “È utile fare un passo indietro e guardare il mondo e l’invasione russa attraverso i suoi occhi”. Segue analogo trattamento psicoanalitico per spiegare la “condiscendenza” di Trump verso il “dittatore russo”.
Siamo insomma dalle parti dell’astrologia, più che del giornalismo... Ma quelle stesse stronzate le ritroviamo poi sui media italiani – tutti, di destra e “democratici” – con qualche infiorettamento in più o qualche immagine fantasiosa in meno.
Nel frattempo quelli che dicono di volere davvero “una pace giusta” – gli europei – sparano raffiche di dichiarazioni bellicose su un riarmo da centinaia di miliardi, “attacchi preventivi che però vanno considerati difensivi”, salti mortali legali per mettere le mani sugli “asset russi” depositati presso banche europee ai tempi in cui Putin era membro del G8 (do you remember Genova 2001?), piani contorti per spedire truppe europee in Ucraina non appena ci fosse un briciolo di “cessate il fuoco”, fino ad intimare a Mosca che l’unica pace possibile è che si ritiri da Donbass, Crimea, paghi i danni e accetti che l’Ucraina entri nella Nato (cioè, viceversa).
Come se la Russia stesse perdendo, anziché vincendo, sul terreno... Il modo più sicuro di evitare qualsiasi pace, insomma.
Sfortunatamente questi campioni del diritto e della “pace giusta” sono alle prese con indagini e arresti per corruzione al vertice della UE (compresa Federica Mogherini, illustre “predecessora” della svalvolata Kaja Kallas come “ministro degli esteri europeo”) ed anche al vertice dell’Ucraina, a dimostrazione che volere la guerra fa rima con mazzette milionarie sottobanco. Con buona pace dei “valori di libertà” o meglio come esempio pratico di cosa vada inteso per “valori” da quelle parti...
Comprensibile, al dunque, che la delegazione Usa – dopo aver verificato i possibili punti di consenso e di dissenso con Putin – torni direttamente a casa per aggiornare Trump e decidere le prossime mosse. Tanto da Bruxelles e Kiev non c’è per ora nulla di utile da aspettarsi (almeno fino a che Zelenskij non viene persuaso a bere l’amaro calice oppure farsi da parte, insieme ai suoi soci già estromessi). Tant’è vero che il capo dei negoziatori ucraini, Rustem Umerov (a sua volta sotto inchiesta per corruzione) dovrà andare a Miami nelle prossime ore per incontrare Steve Witkoff e Jared Kushner.
La situazione resta però pericolosa, perché intanto la guerra va avanti e gli “euro-majdan” cercano ancora di costruire un “evento tragico straordinario” che possa obbligare gli Stati Uniti e rimettersi alla testa del “partito della guerra”, mettendo fine all’imbarazzante spettacolo di una Nato che prepara l'voffensiva” mentre il suo “capo” si ritira da questo fronte e ne apre di nuovi altrove.
Una volta individuato nel riarmo l’unica speranza di rilanciare l’industria europea tutto viene di conseguenza. Solo finché c’è guerra, per questi, c’è speranza...
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