Annunciato il ritiro di 33mila uomini entro il prossimo anno. Ma altri 70mila ne rimarranno fino al 2014. "In futuro pensiamo di più alla nostra nazione".
"America: è tempo di pensare a costruire una nazione a casa": con queste roboanti parole, il presidente Usa Barack Obama ha annunciato il ritiro parziale dall'Afghanistan. Trentatremila soldati americani torneranno a casa entro l'estate del prossimo anno. "Sarà il primo passo - ha detto Obama - verso la fine della lunga, cruenta e costosa guerra afgana". Una conclusione che punta a rilanciare il ruolo dell'America e a risollevare le sorti della sua economia. "Questo è l'inizio, non la fine, del nostro sforzo per metter fine alla guerra", ha detto il presidente Usa nel suo discorso dalla Casa Bianca. Secondo il piano di disimpegno, già dal prossimo mese comincerà il ritiro dei primi soldati. Diecimila uomini rientreranno entro la fine dell'anno e ne seguiranno circa 23mila entro la fine della prossima estate. Il resto tornerà a casa a poco a poco, per completare il rientro nel 2014, la data concordata nel vertice della Nato dello scorso novembre a Lisbona. Fino allora, resteranno nel Paese centro asiatico almeno 70mila uomini.
Obama ha promesso che gli Stati Uniti - che faticano a recuperare l'immagine all'estero, a risanare l'economia e ad abbassare il tasso di disoccupazione - mettono fine in tal modo al decennio di avventure militari, messo in moto dagli attacchi dell'11 settembre 2001. Washington non cercherà più di costruire un "perfetto" Afghanistan da una nazione traumatizzata da una storia sanguinaria, ha detto il presidente in un discorso di 13 minuti trasmesso in prima serata, ma si dedicherà invece al fronte interno: "America: è tempo di concentrarsi sul costruire una nazione a casa".
Hanno seguito a ruota il presidente Usa Gran Bretagna, Germania e Francia, annunciando analoghi ritiri a partire dalla fine di quest'anno. Solo il primo ministro australiano Julia Gillard ha dichiarato che le truppe australiane resteranno in Afghanistan fino al 2014, così come previsto dal programma della Nato.
I talebani hanno liquidato come un mero "passo simbolico" l'annuncio del prossimo ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan e definito "privi di fondamento" gli asseriti progressi annunciati dalla Casa Bianca nel tormentato Paese. La nota diffusa a Kabul, a commento del discorso pronunciato dal presidente Usa, Barack Obama, accusa l'amministrazione Usa di "dare continuamente false speranze alla sua nazione sulla fine della guerra e di parlare di 'vittoria' senza alcun fondamento". Il popolo americano dunque dovrebbe dunque attivarsi per fermare l'inutile bagno di sangue.
Fonte.
Obama sì sta accorgendo che i problemi degli americani non sì trovano a 9000km di distanza da Washington, oppure la sua è solo campagna elettorale?
"America: è tempo di pensare a costruire una nazione a casa": con queste roboanti parole, il presidente Usa Barack Obama ha annunciato il ritiro parziale dall'Afghanistan. Trentatremila soldati americani torneranno a casa entro l'estate del prossimo anno. "Sarà il primo passo - ha detto Obama - verso la fine della lunga, cruenta e costosa guerra afgana". Una conclusione che punta a rilanciare il ruolo dell'America e a risollevare le sorti della sua economia. "Questo è l'inizio, non la fine, del nostro sforzo per metter fine alla guerra", ha detto il presidente Usa nel suo discorso dalla Casa Bianca. Secondo il piano di disimpegno, già dal prossimo mese comincerà il ritiro dei primi soldati. Diecimila uomini rientreranno entro la fine dell'anno e ne seguiranno circa 23mila entro la fine della prossima estate. Il resto tornerà a casa a poco a poco, per completare il rientro nel 2014, la data concordata nel vertice della Nato dello scorso novembre a Lisbona. Fino allora, resteranno nel Paese centro asiatico almeno 70mila uomini.
Obama ha promesso che gli Stati Uniti - che faticano a recuperare l'immagine all'estero, a risanare l'economia e ad abbassare il tasso di disoccupazione - mettono fine in tal modo al decennio di avventure militari, messo in moto dagli attacchi dell'11 settembre 2001. Washington non cercherà più di costruire un "perfetto" Afghanistan da una nazione traumatizzata da una storia sanguinaria, ha detto il presidente in un discorso di 13 minuti trasmesso in prima serata, ma si dedicherà invece al fronte interno: "America: è tempo di concentrarsi sul costruire una nazione a casa".
Hanno seguito a ruota il presidente Usa Gran Bretagna, Germania e Francia, annunciando analoghi ritiri a partire dalla fine di quest'anno. Solo il primo ministro australiano Julia Gillard ha dichiarato che le truppe australiane resteranno in Afghanistan fino al 2014, così come previsto dal programma della Nato.
I talebani hanno liquidato come un mero "passo simbolico" l'annuncio del prossimo ritiro delle truppe statunitensi dall'Afghanistan e definito "privi di fondamento" gli asseriti progressi annunciati dalla Casa Bianca nel tormentato Paese. La nota diffusa a Kabul, a commento del discorso pronunciato dal presidente Usa, Barack Obama, accusa l'amministrazione Usa di "dare continuamente false speranze alla sua nazione sulla fine della guerra e di parlare di 'vittoria' senza alcun fondamento". Il popolo americano dunque dovrebbe dunque attivarsi per fermare l'inutile bagno di sangue.
Fonte.
Obama sì sta accorgendo che i problemi degli americani non sì trovano a 9000km di distanza da Washington, oppure la sua è solo campagna elettorale?
Nessun commento:
Posta un commento