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11/12/2025

Il Portogallo paralizzato dal primo sciopero generale dopo 12 anni

Oggi in Portogallo si sono fermati i trasporti, le scuole, gli ospedali, i tribunali e gli uffici pubblici ma anche alcune fabbriche e imprese della logistica per il primo sciopero generale proclamato dal 2013, quando la troika Ue-BCE-FMI imponeva al paese un durissimo piano di austerità.

La protesta di oggi – l’11esimo sciopero generale in Portogallo dal ritorno della democrazia – è stata convocata dai maggiori sindacati contro il progetto di riforma del codice del lavoro presentato dal governo di centrodestra.

L’obiettivo della riforma è «stimolare la crescita economica per creare più posti di lavoro e pagare salari migliori» ha dichiarato il primo ministro Luís Montenegro.

La “riforma” mira infatti a rendere le procedure di licenziamento più facili per i datori di lavoro e a introdurre delle norme più restrittive sul reintegro del lavoratore licenziato. La proposta include anche modifiche ai permessi per allattamento e alla concessione di orari flessibili ai lavoratori con figli.

Su una popolazione attiva di 5 milioni di persone, circa 1,3 milioni si trovano già in una situazione di precarietà, ha denunciato il leader della Cgtp, che oggi ha organizzato una ventina di manifestazioni in tutto il paese. Il corteo più partecipato ha sfilato per le vie di Lisbona nel pomeriggio, all’insegna di slogan come “L’attacco è brutale, lo sciopero è generale”, “Non ci arrenderemo, il pacchetto deve cadere”, “Salari da fame, affitti in aumento! La gente non ne può più, è ora di agire”.

Lo sciopero, lanciato insieme all’Unione generale dei lavoratori (Ugt), il secondo sindacato del paese, dalle posizioni tradizionalmente più moderate, ha avuto un grande impatto nel paese. Molte attività si sono fermate non solo nel settore pubblico, ma anche in quello privato.

Secondo i dati diffusi da Tiago Oliverira, circa 3 milioni di lavoratrici e lavoratori portoghesi hanno aderito allo sciopero. Il leader della Cgtp ha riferito che si sono fermati i porti di Lisbona e Aveiro così come i mercati del pesce e le mense e i bar aziendali sono rimasti chiusi. Nel settore dei trasporti, gli aeroporti di Lisbona e Porto hanno dovuto cancellare il 90% dei voli mentre l’aeroporto di Faro è stato completamente chiuso. Chiusa anche la metropolitana di Lisbona con una partecipazione del 100% e grande incidenza per i treni e gli autobus che hanno garantito solo i servizi minimi. In settori come sanità, cultura, istruzione e amministrazione locale, i tassi di partecipazione hanno superato l’80%.

La coalizione di governo di Montenegro – secondo cui la partecipazione allo sciopero è stata minima – non ha la maggioranza assoluta in parlamento e sta cercando di ottenere il sostegno del piccolo partito liberale e anche dall’estrema destra di “Chega!”, che dalle elezioni generali di maggio è diventato il secondo partito dell’emiciclo superando i socialisti.

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