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12/04/2011

Holiday in Fukushima.

Premesso che darei il sangue (come Sabani con la Garelli) per sentire i Napalm Death comporre un pezzo del genere (alla vecchia maniera s'intende), l'ironia del titolo serve a "celebrare" il raggiungimento del traguardo tagliato dall'incidente alla centrale di Fukushima Daiichi.

C'è voluto un mese di omissioni e mezze smentite da parte di tutto l'estabilishment nucleare mondiale, ma alla fine l'asticella di rischio (e già ci vuole un bel coraggio a definirlo solamente tale) è giunta al livello 7, il medesimo del disastro di Chernobyl.

Ai tempi, anno di grazia 1986, dalla nostra parte della cortina si sventagliava l'inossidabile superiorità delle tecnologie nucleari occidentali per decretare sicuro l'uso dell'atomo (sui costi del nucleare civile mai nessuno ha avuto le palle d'esprimersi seriamente, probabilmente perché i numeri per la sola demolizione di una centrale giunta a fine vita operativa fanno spavento quanto le radiazioni).

Sì predicava altresì della superiore preparazione delle aziende e relativo personale impiegato nella gestione delle centrali, poi arriva il sisma più devastante per il paese simbolo del progresso tecnologico e il mito dell'atomo, anche nella società del capitale, va finalmente a farsi benedire, quanto meno a livello "tecnico", perché sul lato propagandistico, personaggi dalla comprovata affidabilità come Chicco Testa (per gli amici il trasformista di sinistra) e Umberto Veronesi (quello che cura il cancro sostenendo che gli inceneritori non impattano sulla salute della gente) ci rassicurano sul fatto che dai noi, situazioni del genere non si verificherebbero perché le centrali saranno più nuove e quindi sicure (ovviamente si resta sul vago, ben consci che non c'è uno straccio di tecnologia che possa certificare la tenuta di un impianto oltre ogni ragionevole dubbio) ma soprattutto non siamo terra sismica come il Giappone, che però non si aspettava un sisma come quello dell'11 marzo, sfiga loro!

Non sì capisce, quindi, in base a quali considerazioni geologiche comprovabili sì possa essere certi del fatto che una mazzata di entità non prevista si verifichi anche nel sottosuolo italiano e  per fortuna qualcuno che lo dice ancora c'è.

Alla lobby dell'atomo, ovviamente, importa sega perché ciò che conta è l'interesse, purtroppo nulla di nuovo in un paese abituato a devastarsi a vantaggio di pochi, mentre i molti sono troppo scemi o ignoranti per rendersi conto di che cazzo gli succede sotto al sedere, anche se mi auguro d'essere clamorosamente smentito il 12 e 13 giugno prossimi.

Tocca scomodare ancora una volta i Nuclear Assault, certamente i più ganzi per un certo tipo di denuncia.

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