Nel suo ultimo libro, "Il culo e lo stivale"
(edito da Chiarelettere), Oliviero Beha traccia un quadro dell'Italia
di oggi. E non risparmia un capitolo con un titolo cartesiano: "Lecco
dunque sono". Italiani popolo di leccaculo? Perché?
Ci siamo davvero ridotti così. Naturalmente è un'iperbole, esagero per
eccesso, ci sono delle eccezioni, però il trend, l'atteggiamento,
l'andazzo è questo. In questo capitolo del libro scherzo con Cartesio, ma c'è poco da scherzare.
Questo è un paese che ha perso dignità. Ogni tipo di dignità. Ha perso
la dignità nel lavoro che è un altro dei temi forti di questo libro.
Oggi il lavoro non c'è più, ma già prima si era persa la dignità del
lavoro. La sequenza è stata proprio questa: prima si perde la dignità
del lavoro e poi si perde il lavoro.
Questa è la dimostrazione di un Paese che purtroppo ha smarrito qualunque idea di meritocrazia, di autostima, di fiducia in sé stesso, di solidarietà. La solidarietà è il contrario del cosiddetto familismo amorale che porta alla mafia e alla mafiosità. Questo è un paese terribilmente mafioso,
nel senso più antropologico, culturale, politico del termine. Ed è
quello che mette più paura, soprattutto per il futuro, perché non ci
sono esempi differenti. Uno lecca il culo perché pensa che sia meglio leccare il culo che affidarci a quello che sa tare. Quindi veramente manca l'identikit della persona. L'identikit è quello dei leccaculo!
Parlando di meritocrazia ci viene in mente immediatamente la Germania. Dobbiamo diventare tedeschi?
Diffiderei di questi confronti, di questi paragoni, perché sono un po'
atterrito da quelli che dicono: ma cosa vogliamo essere in futuro? La
Germania o la Grecia? Né la Germania né la Grecia. Vogliamo essere
un'Italia, ma un'Italia migliore, certamente abbiamo molto da imparare,
ma non solo da imparare, abbiamo anche dei valori, basterebbe
riscoprirli, bisogna molto scrostare le radici. Questo è un Paese che ha
le radici interrate, che sembrano addirittura divelte, invece le radici
sotto ci sarebbero. Bisognerà però scrostare parecchio, levare molta
polvere. E chi lo fa? Questo è il problema, chi lo fa?
Intanto l'ennesimo scandalo sul calcio anticipa questi Europei. Tutto previsto? Cosa succede?
Tutto da rifare
è una famosa frase di Bartali che rimane uno dei politologi più
affermati di questo paese, soprattutto visto quello che passa il
convento adesso. Certo, il calcio poi spesso viene usato come valvola di
sfogo e di distrazione di massa. Adesso concentra invece le incazzature
degli italiani che dicono: ma pure il calcio? Rubacchiano, fanno,
truccano, scommettono. Pure il calcio? Sì signori, perché che pensavate
che quella fosse una zona franca? Una ricreazione pulita del Paese? Ma
quando mai? La classe dirigente del calcio dipende dalla classe
dirigente del paese. E se la classe dirigente del Paese non va bene,
perché dovrebbe andare bene il calcio?
Fonte
Nessun commento:
Posta un commento