Da una parte le nazioni del centro-europa, Germania su tutti, con la
loro efficienza, il loro rigore, la loro saccente, cattedratica
presupponenza nel voler essere da esempio. Dall'altra quel che rimane
delle democrazie in svendita del sud Europa, con la loro inefficienza,
il loro permissivismo, la loro inciviltà, la loro corruzione. Ma sotto
la patina dei luoghi comuni, a ben vedere, i buoni non sono poi così
buoni, e si scopre che i cattivi non erano soli, nella parte. Forse, più
semplicemente, tutto il mondo è paese.
Così, accade che l'ex ministro della Difesa greco, Akis Tsochatzopoulos,
sia finito dentro con l'accusa di corruzione, insieme alla sua bella
moglie di 35 anni più giovane. E se c'è un corrotto, come insegna il
caso Mills, da qualche parte c'è un corruttore. Peccato che il
corruttore questa volta non sia un greco, ma guardacaso un tedesco.
Dodici anni fa, la tedesca Ferrostaal avrebbe pagato sotto banco 8 milioni di euro
a Tsochatzopoulos per acquistare quattro sottomarini di Classe U-214,
tra l'altro di cui tre ancora da consegnare. Il tutto mentre la Goldman
Sachs di cui Draghi era vicepresidente aiutava Atene a falsificare i
bilanci, in cambio di 300 milioni di euro. Non male per Berlino, che
oggi punta il dito contro la corruzione del popolo greco.
Ma c'è di più. Secondo il Wall Street Journal
la Merkel avrebbe preteso dalla Grecia, in cambio degli stanziamenti da
130 miliardi della troika, l'acquisto dei suoi armamenti. La Grecia in
passato aveva già acquistato dalla Germania 170 panzer Leopard costati
1,7 miliardi di euro, 223 cannoni dismessi dalla la Difesa tedesca e 4
sottomarini prodotti dalla ThyssenKrupp, che Papandreou non voleva (un
buon motivo per farlo fuori). Tutta roba usata, di cui il vice di
Papandreu aveva denunciato pubblicamente l'inutilità. Come puoi chiedere
a un Paese di tagliare i salari e le pensioni, e contemporaneamente
obbligarlo a comprare le tue armi? Tra il 2001 e il 2006 la Grecia era
il quarto acquirente mondiale in fatto di produzioni belliche,
concentrando sulle sue esili spalle il 15% dell'export dell'industria
militare tedesca e il 10% di quella francese. Già, perché anche Sarkozy,
in una visita di Papndreou a Parigi, ha obbligato Atene ad acquistare 6
fregate e 15 elicotteri francesi, per un totale di 4 miliardi di euro.
E venerdì scorso, a due giorni dal voto, i greci hanno comprato dagli
olandesi 13 milioni e mezzo di euro in munizioni per i carri armati,
quelli tedeschi. Una spesa militare che per il 2012 assommerà a 7 miliardi di euro.
Certo, tutti questi miliardi di euro in commesse militari sarebbero di difficile esigibilità
per la Germania e per la Francia, se la Grecia fallisse. Se a questo si
aggiunge che l'esposizione delle banche tedesche nei confronti di Atene
è di 18,6 miliardi, mentre il sistema bancario di Parigi teme
addirittura per i suoi 47,9 mliardi, il quadro è completo. L'uscita
dall'euro della Grecia non sarebbe un dramma di per sè, dato che una
popolazione di 11 milioni di persone con un debito pubblico di 300 e
rotti miliardi non è esattamente un Armageddon inaffrontabile. Ma chi
pagherebbe i conti delle aziende tedesche e di quelle francesi?
Prestiti subito, dunque! Ma per saldare i crediti dell'asse franco-tedesco si usano i soldi degli aiuti internazionali, che sono i nostri!
Fonte
Un articolo consigliato e dedicato a tutti gli onanisti pro Germania, quella manica di provinciali affetti da un atavico complesso d'inferiorità nei confronti d'ogni foresto, convinti che qualsiasi cagata detta e ordinataci oltre confine sia sacrosanta e per il nostro bene.
Non avete capito un cazzo, quindi andatevene a fanculo!
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