Via libera dell'Aula della Camera alla riforma del mercato del lavoro (L'abc della riforma).
I voti a favore sono stati solo 393, i contrari 74, numerose le
astensioni: 46. L'ok definitivo alla riforma, ora alla firma del capo
dello Stato per la promulgazione e la successiva pubblicazione in
Gazzetta Ufficiale, è arrivato con un' accelerazione impressa dalla
richiesta del premier Mario Monti per poter arrivare al Consiglio
europeo di domani con la riforma in tasca e concessa, tra diversi
malumori, dai partiti che sostengono la maggioranza in cambio della
promessa che l'esecutivo interverrà ancora, in tema di esodati,
flessibilità in entrata e ammortizzatori.
Esulta Cesare Damiano che ha redatto la riforma di lady Elsa e azzoppato l'articolo 18.
“'Con
l'approvazione alla Camera del disegno di legge sul mercato del
lavoro, i partiti che sostengono il governo hanno dimostrato la
coerenza del loro impegno e l'alto senso di responsabilita' nelle
scelte'', afferma Cesare Damiano, capogruppo Pd nella Commissione
Lavoro di Montecitorio. ''Abbiamo ascoltato la richiesta del premier -
aggiunge - e ci rendiamo perfettamente conto dell'enorme situazione di
difficoltà economica e sociale che sta attraversando l'Europa. Abbiamo
altresì preso atto della disponibilità e della capacità d'ascolto del
presidente del Consiglio che ancora ieri ha ribadito nell'aula di
Montecitorio la volontà di realizzare tempestivamente gli impegni
assunti con i partiti della maggioranza sulle correzioni al sistema
pensionistico e al mercato del lavoro. Per noi è fondamentale dare
corso alla soluzione del problema dei lavoratori che sono rimasti senza
stipendio e senza pensione a seguito della riforma della previdenza,
anche attraverso un decreto. Sul mercato del lavoro abbiamo sollevato
il tema degli ammortizzatori sociali: chiediamo di posticipare di un
anno il decollo della nuova Aspi, considerato il prolungarsi della
crisi e l'esigenza di mantenere le attuali tutele in caso di mobilita'.
Abbiamo poi posto la questione delle partite Iva: quando si tratta di
autentico lavoro autonomo, non e' accettabile che il contributo
previdenziale sia aumentato al 33%. A partire da questi contenuti -
conclude - la nostra battaglia continuerà anche utilizzando le proposte
di legge unitarie in via di definizione alla commissione Lavoro''.
E il Pd ha scoperto la sua Marianna, usata per la dichiarazione di voto contro i giovani.
Quando,
a soli 28 anni e sconosciuta ai più, Walter Veltroni la candidò
capolista Pd nel Lazio, su Marianna Madia e sul segretario caddero gli
strali ironici di commentatori e opinionisti. In tanti, anche dentro al
partito, non perdonarono all'allora leader del Pd quella scelta. E lei
ci mise del suo nella prima dichiarazione pubblica: "Porterò in
Parlamento la mia straordinaria inesperienza", disse. Nel frattempo ha
preso le distanze dal suo mentore, che non ha seguito in Movimento
democratico, e lavorato nella commissione Lavoro in tandem con Cesare
Damiano. Ma quattro anni dopo l'ex ricercatrice di economia, mamma da
pochi mesi, si è presa la sua rivincita. E' stata affidata proprio a
Madia, infatti, la dichiarazione di voto finale del Pd alla Camera su un
provvedimento molto contrastato, la riforma del mercato del lavoro. E
lei ha parlato per dieci minuti senza esitazioni o inciampi. Ha difeso
il provvedimento nel suo complesso: "Vorrei assicurare a una
generazione di precari che i passi avanti ci sono e sono molti", ha
scandito. Ma ha anche criticato il ddl sui punti che il Partito
democratico ha tentato inutilmente di correggere: ammortizzatori
sociali, esodati e partite Iva.
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