Atene ha solo due alternative davanti a sé: uscire adesso prima di esaurire tutte le riserve valutarie in cassa, oppure quando in cassa non ci sarà più niente. Dall'Europa un piano di aiuti pasticciato. Germania, Francia e Olanda non hanno salvato il popolo greco: hanno salvato i propri banchieri dall'insolvenza greca.
Tutte le banche sono virtualmente in solventi e sono mantenute in vita solo dalla generosa liquidità erogata dalla Bce, unica istituzione finanziaria del mondo che continua ad accettare i titoli di Stato greci a garanzia dei prestiti erogati. Il sistema finanziario interno è bloccato, i crediti erogati sono inevitabilmente in rapido deterioramento. La desertificazione economica è stata accelerata dalle misure draconiane imposte dall’Europa nel maggio 2010 quando è stato erogato un prestito di 110 miliardi di euro per “salvare” la Grecia. La salvezza di Atene sarebbe stata quella di non essere entrata nell’euro, di non aver avuto accesso a prestiti facili con bassi tassi d’interesse che hanno fatto raggiungere al paese l’apogeo della bolla finanziaria con le spese faraoniche fatte per le Olimpiadi del 2004. Grazie alla bolla olimpica i cittadini greci hanno conosciuto una crescita economica del 4 per cento annuo dal 2003 al 2007. I governi alla ricerca di facile consenso hanno aumentato la spesa e il numero di dipendenti pubblici fino a far diventare il settore statale responsabile per il 40 per cento del Pil, cioè su ogni euro che circola in Grecia 40 centesimi provengono dalle casse statali. L’Europa ha tentato di mascherare questi dati con un piano di aiuti pasticciato, fatto di un prestito emergenziale che è servito solo a ripagare le banche straniere dei crediti verso Atene: la maggior parte dei 110 miliardi sono finiti nelle casse delle banche di quei Paesi che avevano erogato il prestito. Germania, Francia ed Olanda non hanno salvato il popolo greco hanno salvato i propri banchieri da perdite miliardarie in caso di insolvenza greca.
E lo hanno fatto con il concorso di tutti anche di chi, come l’Italia, non aveva una esposizione considerevole al rischio greco. La stessa cosa è stata fatta con l’Irlanda e sarà fatta con il Portogallo. Ma quanto può durare? Sempre più investitori ed economisti pensano che le istituzioni europee abbiano messo in piedi un gigantesco schema Ponzi: come nella vicenda Madoff i primi a tirare fuori i soldi (le banche private europee ed americane) riporteranno a casa i capitali con dignitosi profitti, gli ultimi rimarranno con il cerino in mano e subiranno le conseguenze di perdite disastrose.
Nella piramide messa in piedi dall’Ecofin e dalla Banca centrale europea alla base ci sono i cittadini dell’Unione e ai vertici i banchieri. Le finanze pubbliche sostengono il pagamento dei debiti dei paesi in difficoltà, le banche creditrici incassano e poi non erogano più credito e il gioco è fatto gli unici creditori rimangono gli stessi Stati europei che hanno la scelta o di trasferire i costi tramite la fiscalità generale o di non pagare a loro volta i propri debiti. Tutti sanno che lo schema non regge che prima o poi crollerà, ma i politici non pensano a lungo termine, come tanti Madoff spostano in avanti il problema. Si troverà un compromesso sulla Grecia, si erogherà un prestito ponte al Portogallo e si consentirà all’Irlanda di pagare meno interessi sul prestito europeo, fino a quando i mercati consentiranno alla Catena di San’Antonio europea di stare in piedi poi ognuno per sé e Dio per tutti.
Fonte.
Davanti a un UE totalmente incapace d'intavolare delle politiche economiche che vadano a sostenere quella che dovrebbe essere la naturale base del continente, io mi auguro seriamente che la Grecia esca dall'Euro, interpreti a sua maniera il debito che ha contratto con l'estero e inneschi un effetto domino (Irlando, Portogallo, Spagna e Italia) che mandi completamente gambe all'aria l'unione, sfasciandola politicamente ed azzerandola a livello economico.
Per come la vedo io è l'unico modo per tornare a discutere e costruire della "sostanza", chiudendo i conti coi miti finanziari che ci portiamo dietro dall'ingresso di Reagan alla Casa Bianca.
Che bello è sto pezzo???
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