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28/09/2011

La faccia da culo dell'Unione Europea.

Era il 5 maggio del 2010 quando Daniel Cohn-Bendit, esponente franco-tedesco dei Verdi al Parlamento europeo, criticava con veemenza e passione la politica ipocrita dell'Unione europea che pochi giorni prima aveva approvato un piano di salvataggio per la Grecia da 110 miliardi di euro.

Diverse tranche, trenta miliardi a carico del Fondo monetario internazionale e ottanta provenienti dai paesi membri, che avrebbero dovuto salvare la Grecia dal baratro. Un'operazione folle, quanto inutile. Si chiedeva alla Grecia di riformare il sistema lavoro e pensionistico in tre mesi. Cohn-Bendit puntava il dito contro l'ipocrisia di Francia e Germania che solo poco mesi prima, mentre Atene era messa a ferro e fuoco dalle proteste della società civile, vendevano alla Grecia sei Fregate per 2,5 miliardi di euro, elicotteri per 400 milioni, caccia Rafale per 100 milioni, sottomarini per un miliardo di euro. In pratica, affermava l'europarlamentare "prestiamo soldi alla Grecia per far loro acquistare le nostre armi!".



I paesi europei che hanno accettato di "aiutare" la Grecia, hanno imposto un tasso del 5 per cento sui capitali che loro stesso hanno preso a prestito a un tasso che varia dal 1,5 al 3 per cento. Un altro modo di fare soldi sulle spalle dei greci "che sono essere umani". Cohn-Bendit chiedeva trasparenza e proponeva una soluzione: "Chiediamo ai greci se è più efficace un taglio sugli stipendi di mille euro", diceva il rappresentante dei Verdi oppure "smettere di vendere armi alla Grecia, di far impegnare la Commissione nel disarmo della regione, far ritirare i turchi da Cipro nord, tagliare l'esercito greco che è composto da 100 mila soldati per 11 milioni di abitanti, contro i 200 mila tedeschi per 80 milioni di abitanti..."
Tutte proposte cadute nel nulla, dimenticate. E oggi - un anno e mezzo dopo l'intervento di Cohn Bendit - anche la componente olandese della Bce prospetta lo scenario del default, dell'insolvenza "pilotata", della Grecia.

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