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02/09/2011

La rabbinata di Beppe Grillo.

Qual è il colmo per un censurato? La domanda se la sono posta Massimo Merighi e Tony Troja, i due musicisti e cantautori che il 24 maggio hanno postato sul loro canale Youtube il video satirico “Beppe Grillo come fa?” vedendoselo censurare due giorni fa. In realtà Grillo non ha preso ufficialmente posizione, ma il contenuto del video è stato rimosso “a causa di un reclamo di violazione del copyright da parte di StaffGrillo”. Su Youtube invece è rimasta – sia sul loro che su altri canali che l’hanno rilanciata – un’altra versione del filmato che si conclude con uno spot elettorale per Luigi de Magistris. “Non ci era mai capitato di essere censurati – denunciano Merighi e Troja – Eppure, come abbiamo scritto, la nostra satira è bipartisan. Non solo Berlusconi, La Russa e Santanchè. Nel nostro mirino è finito anche il Popolo Viola. Mai abbiamo subito attacchi personali così pesanti come in questo caso”. E ora che sta per arrivare il nuovo video “Il partito che non c’è” (qui l’anteprima) si annunciano scintille. “Non abbiamo nessuna intenzione di tirarci indietro”, racconta Merighi che anni fa aveva fondato a Palermo uno dei primi Meetup salvo poi uscirne “proprio perché intravedevo la trasformazione da movimento a partito”. “Si sono molto offesi per il riferimento al fascismo, ma come si chiama l’assenza di libertà? Come si chiamano l’impossibilità di contestare il capo e la mancanza totale di regole?”, si chiede Tony.

Il video non è stato rimosso subito. L’intervento dello staff di Grillo è avvenuto il 31 agosto subito dopo un post (“Essere grillini a propria insaputa”) di Troja sul Fatto.it in cui l’autore, blogger del sito dal febbraio 2011, scrive: “Sulla mia bacheca di Facebook, da quando io e il mio socio Massimo Merighi abbiamo pubblicato il video satirico “Beppe Grillo come fa?”, gli adoratori di Grillo se la sono un po’ presa. Paradossalmente non abbiamo mai ricevuto nessun commento negativo dagli elettori del Pdl. E chi ci conosce sa che proprio il nostro (ahinoi) premier è l’oggetto dei nostri strali satirici. Ma perché se la sono presa così tanto? Un po’ per aver offeso (secondo loro) il guru Grillo (perché finché si prendono in giro Berlusconi e soci va tutto bene. Grillo è intoccabile) e un po’ per quella rima ‘il populismo instilla, ai giovani Balilla’ contenuta all’interno della parodia . E le risposte, da parte dei grillini, non hanno tardato ad arrivare: “Balilla lo dici a tua sorella!”, “Fascista ce sarai te, co****ne!”

Molti “grillini” contestano l’esistenza di un doppio video, uno più corto e uno più lungo. Ecco la versione long che differisce solo per il taglio della scena finale in cui Merighi e Troja fanno gli auguri a Luigi de Magistris in vista del secondo turno alle amministrative. E’ stato proprio il Fatto a chiedere al duo di togliere quella parte essendo in periodo elettorale



Ma cosa contiene di così sconvolgente questo video? Girato a cavallo tra il ballottaggio e il secondo turno delle amministrative tre mesi fa, in meno di 4 minuti confeziona una risposta al post inserito da Grillo – in trasferta a Parigi – sul suo sito il 17 maggio (dal titolo “Movimento 5 Stelle sopra e oltre”) in cui il comico sostiene che se il M5S non va abbastanza bene nel sud Italia, il motivo è da cercare in alcuni ‘ritardi cronici’ tipici del meridione: “Mi duole e abbraccio con forza i napoletani e i salernitani, il più bel gruppo d’Europa, sono meravigliosi, non ce l’abbiamo fatta, ma lì lo capiamo, sappiamo il perché, ex amici Rete che non c’èvoto di scambio, è molto più difficile”, afferma commentando i risultati del primo turno. Così, il duo Merighi&Troja, anche un po’ per scaramanzia (Luigi De Magistris, candidato sindaco di Napoli vincerà al 2° turno con oltre il 60% dei voti, ndr), decide di rivisitare la canzone dello Zecchino d’Oro “Un coccodrillo come fa?” che per l’occasione si trasforma in “E Beppe Grillo come fa?”: “La sua non è volgarità, nel caso suo è comicità. E infatti dall’inizio in ogni suo comizio a fare in culo manda la gente che comanda. Ma Beppe Grillo sai che fa? Si fa una gran pubblicità e il populismo instilla nei giovani balilla che gli van dietro di città in città”, recita la prima parte del motivetto.

Insomma, i due musicisti fanno satira. Quella satira che il comico ha sempre difeso a spada tratta essendo lui stesso un prodotto, mediaticamente parlando, della censura sin dalla celebre cacciata dalla Rai negli anni ’80. Grillo, nella postfazione del volume “Regime” di Marco Travaglio e Peter Gomez scrive: “Quando lavoravo alla Rai, ogni sabato sera, prima di andare in onda, mi chiamava il direttore generale Biagio Agnes: ‘Con la stima che ci lega, signor Grillo, si ricordi che lei si rivolge alle famiglie’. Io regolarmente rispondevo: ‘Non c’è nessuna stima, signor Agnes, fra me e la sua famiglia … ». Poi, subito dopo la sigla, avvertivo il pubblico: ‘Pochi minuti fa mi ha telefonato il direttore generale e ha cercato di corrompermi’. La censura della Rai democristiana non era brutale e intimidatoria, violenta e ottusa come quella di oggi. Non cercava di annientarti, di rovinarti con le denunce. Era più bonaria, famigliare, melliflua. Si presentava col volto del vecchio zio burbero benefico, che ti dà buoni consigli per il tuo bene. E tu, con un po’ di astuzia, la potevi aggirare”.

Allora,viene da chiedersi, qual è il volto della censura targata StaffGrillo? Come è possibile che da censurato si faccia censore? Nella parte finale della canzone Merighi&Troja rivolgono una serie di domande molto chiare al comico e ai militanti del M5S: “Dicono che Grillo nel partito non conti niente. Ma UNO VALE UNO e Beppe Grillo è solo là per dar loro visibilità. Ma Beppe Grillo come fa? Questa è la mia perplessità. Se UNO VALE UNO, e lui non è nessuno, ma fa i comunicati e dà i certificati, davvero non comanda? Oppure è solo propaganda? Ma Beppe Grillo lo dirà. Prima o poi dircelo dovrà: i nostri voti chi li gestirà?”. E sul finale, in risposta alla questione cruciale, compare l’immagine di Gianroberto Casaleggio, uno dei fondatori della Casaleggio Associati, la società che gestisce a 360 gradi l’immagine del comico, dagli spettacoli ai dvd, dai contenuti del sito fino all’organizzazione dei Meetup, ossia gli “embrioni” politici di quello che diventerà il Movimento 5 Stelle.

Cercato dal Fatto.it più volte, Beppe Grillo non ha risponde al cellulare mentre Gianroberto Casaleggio, raggiunto sempre al telefono, dichiara di “essere in vacanza”, di conoscere “vagamente” la questione del video censurato e non saper dare alcuna indicazione: “Del resto i giornali devono parlare di questo”, si limita a commentare.

Ma la Casaleggio, così come Beppe Grillo, ha sempre combattuto contro la “tirannia dei vecchi media” a favore di una totale libertà di espressione. Come dimenticare, ad esempio, la campagna fatta dal comico a sostegno di Marco Travaglio in occasione di una censura da parte di Mediaset? In quell’occasione, il motivo portato dall’azienda del Cavaliere a sostegno della propria censura era proprio lo stesso che oggi Grillo (o comunque il suo staff) utilizza contro il duo satirico: violazione del copyright. E pensare, come ricorda il blogger Pasquale Videttacome scrive anche l’Espresso, che il 25 settembre del 2009 Beppe Grillo postò sul suo sito l’articolo “419 video di Grillo cancellati da YouTube” in cui denunciava la censura operata nei suoi confronti dai gestori del canale: “Durante la notte YouTube ha disattivato TUTTI i video pubblicati da questo blog. 419 video, spesso di denunce, di fatti mai visti in televisione o sui giornali. Visualizzati per 52.296.387 volte. Il secondo canale italiano di informazione su YouTube dopo la RAI”. Il motivo? “Violazione del copyright”. In quell’occasione migliaia di utenti, invitati da Grillo stesso, avevano inondato YouTube di mail di protesta ottenendo in risposta la rimozione del blocco e la riattivazione dell’utente StaffGrillo. Scriveva allora il comico: “A pensar male si fa peccato”. Ma spesso ci si azzecca.

Fonte.

Belìn che coerenza vergognosa!
Quanto a rabbinate Grillo s'è portato decisamente avanti col lavoro, quest'anno lo scettro di paraculo olimpionico non glielo leverà nessuno.

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