Poi
ci sono i ciarlatani innocui. Quelli che non ascolta più nessuno anche
se continuano ad esercitare, e ben pagati, la professione. I Sallusti,
i Belpietro, i Ferrara (anche quelli dell’Unità, seppur pagati meno)
che dureranno fino a quando l’editore, si spera presto, non chiuderà i
battenti. Sono i residui di un'epoca di rara, crassa cialtroneria del
giornalismo italiano, di una involuzione linguistica e lessicale
inversamente proporzionale a quanto accumulato in banca. Perchè tra fare
il servo e il servo del potere l’abisso esistenziale è lo stesso ma la
differenza di ingaggio, in effetti, è sempre stata considerevole.
Infine
ci sono i ciarlatani pericolosi. Quelli che, per trascorsi passati o
per mitologie mal trasmesse, hanno influenza e fama di serietà
nell’opinione pubblica. Promuovono le stesse politiche degli apprendisti
stregoni ma con apparente minor zelo, parlando come avvolti da un’aura
di rigore e riservatezza. Sono quelli che, in caso di crollo, sanno
che si salveranno comunque. A preservarli da ogni colpa mondana sarà
proprio l’aura di cui sono avvolti: responsabilità sarà, nel caso, di
chi non ha saputo ascoltare i loro olimpici consigli. Il decano di
questa categoria è Eugenio Scalfari. Sul personaggio è inutile scavare
in un passato denso di capitoli. E’ semplicemente tra i responsabili
morali di quello che stiamo vivendo. Visto che trasuda moralità ad ogni
sintagma perlomeno questo primato in materia gli va attribuito. Detto
questo bisogna dire che il giornale di cui è fondatore e padre
spirituale ha cominciato, nel tentativo di fare propaganda al governo
Monti come i residui dell’istituto Luce la facevano alla repubblica di
Salò (cioè oltre ogni evidenza e a sconfitta storica conclamata), a dare
notizie palesemente false.
Un
esempio? Nel fine settimana si trattava di costruire un coro entusiasta
alle dichiarazioni di Mario Draghi sull’euro. Poco importa se gli
analisti degli hedge fund, i fondi che fanno il gioco grosso in borsa,
non ci credono o se le dichiarazioni di Draghi sono così generiche, e
anche ambigue, da rischiare l’effetto boomerang. Va creata comunque una
cornice positiva, specie per il lettore di oggi che dovrebbe essere
anche l’elettore di centrosinistra di domani. E allora cosa meglio di
mettere sul sito di Repubblica, assieme alle dichiarazioni di Monti, la
notizia che gli Stati Uniti sono in ripresa economica? In effetti fa
tanto quadro globale di ripresa economica, da Draghi ad Obama. Peccato
che la notizia sia falsa. Gli Stati Uniti hanno rallentato la crescita
almeno di mezzo punto dall’ultimo trimestre, e la notizia è commentata
con preoccupazione ovunque (dal Financial Times all’Handelsblatt) salvo
che nel magico mondo di Repubblica. Quello costellato di successi di
Monti e Draghi. E la notizia ha destato tale preoccupazione negli Usa,
che il presidente della Federal Reserve si è detto pronto, nel caso, a
fare una nuova immissione di moneta nei mercati e nell’economia. Mossa
disperata perchè genera inflazione in Cina, alimentando un altro
problema dell’economia globale, e prezzi altissimi per i generi
alimentari nei paesi più deboli (come in Tunisia, Libia ed Egitto e
sappiamo come è andata) e aumento dei costi delle materie prime,
affievolendo la mitica ripresa. Come si capisce la notizia del
rallentamento dell’economia americana getta una luce sinistra sulle
frasi di Draghi sull’euro. Una cosa è dire “sono disposto a tutto per
l’euro”, come ha fatto il presidente della Bce, in un contesto di
ripresa americana. Un altro è dirlo con gli Usa disposti, come stanno
ipotizzando, a fare una nuova iniezione di liquidità per far ripartire
la loro economia rischiando di sinistrare seriamente assetti globali
(già perchè se la Cina ne risente come è già accaduto, addio “crescita”
europea e hai voglia di Draghi). Ma nel magico mondo di Repubblica la
realtà non può proprio essere di casa. Va tenuto in piedi, ad ogni
costo, quel campo di forza di illusioni in forma di notizia che
garantisce la sopravvivenza di quel quarto di elettorato che vota Pd,
le cui avanguardie acquistano i prodotti del quotidiano fondato da
Scalfari. E così nel domenicale Eugenio Scalfari ha scritto un corsivo
del genere “solo Mario Draghi ci può salvare”. Una mitologia, quella di
Scalfari, che tenta di alimentarne un’altra: quella di Draghi. Nella
cultura liberale funziona così: è una procedura di costruzione
dell’aura del personaggio, che affonda nella cultura medioevale altro
che modernità.
Ma, a parte il marketing, cosa dice Eugenio Scalfari?
Il fondatore di Repubblica afferma, semplificando sul funzionamento dei meccanismi decisionali della Bce, che Draghi può salvarci aggirando il divieto statutario della Banca centrale europea di acquistare direttamente titoli pubblici (facendo così scendere il loro valore e quindi il debito pubblico). Questo passaggio, a parte che non funziona da due anni, sarebbe propedeutico prima ad un successivo “salvataggio” dell’Italia grazie allo Sme e poi ad una compita unione politica europea (a partire dal 2018, prevede la profezia scalfariana). Ora finchè si tratta di vendere saghe, fole e leggende a lettori ed elettori del centrosinistra, pace. Poi ci sono anche i fatti. Lo Sme non è affatto propedeutico ad una unione politica continentale è l’esatto contrario. Lo Sme è una procedura coatta di commissariamento, sia sul piano finanziario che economico, del paese che chiede gli “aiuti”, in assoluta autonomia (giuridica e anche di trasparenza degli atti) dal paese commissariato. Addirittura i responsabili dello Sme per un paese, mettiamo l’Italia, possono acquistare e vendere pezzi di economia pubblica come e a chi vogliono senza essere sottoposti a sequestro o ad azioni giudiziarie da parte del paese aiutato. E questo sarebbe un passo verso un’unione politica continentale? Si, ma solo se l’annessione coatta, a scopo di trasferimento di ricchezze da un paese all’altro, è considerata un’unione politica.
Il fondatore di Repubblica afferma, semplificando sul funzionamento dei meccanismi decisionali della Bce, che Draghi può salvarci aggirando il divieto statutario della Banca centrale europea di acquistare direttamente titoli pubblici (facendo così scendere il loro valore e quindi il debito pubblico). Questo passaggio, a parte che non funziona da due anni, sarebbe propedeutico prima ad un successivo “salvataggio” dell’Italia grazie allo Sme e poi ad una compita unione politica europea (a partire dal 2018, prevede la profezia scalfariana). Ora finchè si tratta di vendere saghe, fole e leggende a lettori ed elettori del centrosinistra, pace. Poi ci sono anche i fatti. Lo Sme non è affatto propedeutico ad una unione politica continentale è l’esatto contrario. Lo Sme è una procedura coatta di commissariamento, sia sul piano finanziario che economico, del paese che chiede gli “aiuti”, in assoluta autonomia (giuridica e anche di trasparenza degli atti) dal paese commissariato. Addirittura i responsabili dello Sme per un paese, mettiamo l’Italia, possono acquistare e vendere pezzi di economia pubblica come e a chi vogliono senza essere sottoposti a sequestro o ad azioni giudiziarie da parte del paese aiutato. E questo sarebbe un passo verso un’unione politica continentale? Si, ma solo se l’annessione coatta, a scopo di trasferimento di ricchezze da un paese all’altro, è considerata un’unione politica.
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