Parte prima:
"Confine rovente, alta tensione. Si sprecano in questo momento i luoghi
comuni per raccontare una situazione che nessuno, esclusi pochi alti
dirigenti politici e militari, ha idea di come possa andare a finire tra
Turchia e Siria.
Tutto ha inizio una settimana fa, venerdì 22 giugno, quando la
contraerea siriana abbatte un caccia militare turco (i corpi dei due
piloti non sono ancora stati rinvenuti). Secondo Damasco aveva violato
lo spazio aereo siriano senza farsi riconoscere, secondo Ankara era
nello spazio aereo internazionale, disarmato, in volo di esercitazione.
Sembra un casus belli da secolo scorso, almeno rispetto ai conflitti
contemporanei, dove si punta a una cornice legalitaria internazionale
nella quale iscrivere un intervento armato.
Dalla caduta del muro
di Berlino a oggi, il mondo è stato sconvolto da tante, troppo guerre.
L’Iraq, due volte, la Libia, il Libano, Gaza, la ex Jugoslavia e altre
ancora. Sempre tutti a parlare di ”intervento umanitario”, ”coalizione
internazionale”, articoli della carta Onu e della Nato. Come, almeno un
po’, a vergognarsi della guerra. Invece questa settimana sembra aver
riportato indietro le lancette della storia. Casus belli, movimento di
truppe. Divisioni corazzate al confine inviate da Ankara, decine di
veicoli militari, tra i quali anche dei camion lancia-missili, unità di
artiglieria e antiaerea si sono dislocati nella provincia di Hatay.
Carri armati siriani al confine con la Turchia.
Un primo incidente
di ‘frontiera’ si era verificato l’11 aprile scorso, quando – secondo
la ricostruzione del governo turco – milizie fedeli al governo siriano
hanno aperto il fuoco contro cittadini siriani che cercavano riparo nel
campo profughi di Kilis, in territorio turco. Un’azione simile, giorni
prima, aveva portato all’uccisione di tre persone, tra le quali un
interprete turco, ed al ferimento di altre ventuno. Anche allora
minacce, tensioni.
Il premier turco Racep Tayyp Erdogan ha
dichiarato che la Turchia non vuole attaccare la Siria, ma ha fatto
sapere al presidente siriano Bashar al-Assad che non verrà tollerata
alcuna altra ”provocazione o atto ostile”. Se Erdogan avesse voluto, la
Turchia avrebbe già attaccato. Il concetto è trovare il punto di svolta
per spingere Assad ad abbandonare il potere, oppure preparare l’opinione
pubblica a un attacco militare. Il punto di svolta potrebbe essere
l’abbattimento del caccia turco, il casus belli. Come tanti anni fa. Non
certo un bel segno per un’umanità che dovrebbe essere sulla strada di
un’inesorabile evoluzione.
Fonte "
Parte seconda:
"Abbiamo appreso che l’aereo apparteneva alla Turchia solo dopo la
sparatoria. L’aereo stava volando in un corridoio aereo utilizzato in
passato tre volte dall’aviazione israeliana. Sono dispiaciuto
dell’accaduto, sarei stato felice se il jet abbattuto fosse stato
israeliano.
Questo il commento del presidente siriano Bashar al-Assad in
riferimento all’abbattimento di un caccia militare turco avvenuto
venerdì 22 giugno da parte della contraerea siriana. La Turchia ha
definito ”atto ostile” il fatto, mentre ancora una volta la Russia si è
schierata al fianco di Damasco sostenendo che il velivolo militare turco
avesse violato lo spazio aereo della Siria.
Assad, in un’intervista concessa al quotidiano turco Cumhuriyet,
è intervenuto sulla vicenda per la prima volta in prima persona,
assicurando che non permetterà che le tensioni politiche tra Siria e
Turchia degenerino in un conflitto aperto.
Fonte "
Nessun commento:
Posta un commento