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17/07/2012

Sessanta milioni di topi per paese quadro

Spread italiano a 500 e spread spagnolo a 550. Per molto meno, otto mesi, fa abbiamo ribaltato tre o quattro governi. I nuovi padroni del mondo, i mercati, fanno le leggi. Siamo andati oltre la democrazia: abbiamo inventato la mercatocrazia. Ora, vogliono il MES e il Fiscal Compact, e la decisione pendente della Corte Costituzionale di Karlsruhe, chiamata a decidere se tutto questo sia compatibile o meno con l'ordinamento giuridico tedesco (dalle loro parti usa così), li fa innervosire. Così incendiano i mercati secondari e fanno schizzare i tassi di interesse, senza nessuna ragione legata al grado di solidità di un paese. Non importa quanta austerity vi siate strafogati: dovete realizzare i loro capricci, fare le politiche che decidono loro, di qualunque cosa si tratti. Si chiama Shock Economy. Monti lo sa bene e la usa a suo piacimento per finire il lavoro iniziato nella Commissione Trilaterale: demolire gli stati nazionali e realizzare un unico super-stato europeo, per lo stesso vantaggio materiale delle lobby americane (parole sue). Il direttore del principale quotidiano economico tedesco, Gabor Steingart, ritiene addirittura che il progetto finale debba consistere nella creazione degli Stati Uniti dell'Occidente, comprendenti Europa e America. I parlamenti nazionali eseguono. Ma chi ha eletto i mercati?

Se per Croce la politica aveva il compito di dare corpo al grande progetto culturale costruito e modellato sulla base del sentire diffuso e partecipato delle comunità locali, cui l'economia - che non è una scienza - doveva poi consegnare modelli di sviluppo conformi, oggi è la logica del profitto individuale a guidare gli stati. Così, abbandonati da un qualunque principio guida che metta al centro l'uomo e il suo benessere, i governi galleggiano alla deriva, preda dei pirati tecnocratici che affidano alle formule e al totem del mercantilismo darwiniano ogni loro principio guida. E finiscono per brancolare nel buio delle saldature a freddo di cui sono costellati i loro circuiti prestampati, comprati sottocosto, magari da un qualche produttore di Taiwan che non rispetta i diritti umani. Li senti ripetere meccanicamente formule vuote e senza senso, mentre giocano con i loro alambicchi alla ricerca della formula magica, del numero aureo che risolva un'equazione completamente sfuggita al loro controllo. Mes, Erf, Esfs, ma l'uomo dov'è? Siamo ancora una variabile del loro sistema? Sembrano software impazziti, entrati in un anello perpetuo (tecnicamente, un loop) dal quale non si esce senza un reset. Monti è un clone, un automa, un replicante programmato per fare esperimenti su una colonia di sessanta milioni di topi. Se moriamo tutti, inizieranno a produrci in vitro?

E' evidente che i nostri affanni non solo sono superflui, ma non hanno alcuna attinenza alla soluzione del problema, perché semplicemente il problema non c'è. Dopo le ammissioni dello Spiegel, secondo il quale una nostra uscita dall'euro sarebbe una manna, per l'Italia, e una tragedia per la Germania, ora questa intervista di Peter Bofinger, docente dell'Università di Würzburg nonché uno dei cinque saggi economisti del governo di Angela Merkel, rilasciata a Marika De Feo sul Corriere della Sera del 13 luglio, a pagina 6:
«L'Italia è il secondo paese più solido del G7, dopo la Germania, se si considera il punto di vista del deficit effettivo, pari all'1,7% per il 2012, secondo i calcoli dell'Ocse. Mentre se si considera l'avanzo strutturale, pari, sempre secondo l'Ocse, allo 0,8% per il 2012, risulta più solido perfino della Germania, per la quale il deficit strutturale è pari allo 0,9%. Il debito ha bisogno di tempo per calare, importante ora è la tendenza del deficit. Non si vede perché l'Italia debba pagare il 6-6,5% di rendimenti, quando il deficit effettivo è all'1,7%, mentre la Gran Bretagna, per esempio, con un disavanzo al 7,7%, quattro volte quello dell'Italia, si rifinanzia sul mercato al 2% circa. La strategia della Germania, per la quale, dopo molti sforzi di consolidamento e l'introduzione di riforme importanti, i paesi diventati virtuosi sarebbero stati premiati da un abbassamento degli spread nei mercati, si sta rivelando errata. L'Italia ha fatto molto. Invece il meccanismo dei mercati non funziona come si era atteso. I mercati sono mal funzionanti, è ragionevole cercare di abbassare i rendimenti attraverso interventi statali o di istituzioni europee, fino a portarli a un livello sostenibile per il rifinanziamento del paese.».
Non vi basta? Uno studio di due analisti di Bank of America Merrill Lynch, riportato da Bloomberg, afferma che per l'Italia una uscita ordinata dalla moneta unica significherebbe enormi giovamenti in termini di competitività, crescita e bilancio. Del resto, la moneta unica è stata creata per un unico scopo: rimuovere i diritti dei lavoratori in Europa e non permettere più alla fastidiosa democrazia di interferire con il libero mercato (non era anche uno degli scopi principali della Trilaterale, di cui Monti è stato alla testa fino all'inizio dell'anno? Non era questo, in fondo, che dicevo anche a Matrix?). A sostenerlo, questa volta, è uno dei padri dell'euro: Robert Mundell, professore di economia in quella Columbia University dove Zbigniew Brzezinski medita di fondare la Trilaterale su mandato di Rockefeller e dove insegna anche Lucas Papademos, il tizio che sostituisce Papandreou in Grecia. La Columbia University è stata a lungo una incubatrice per un progetto che, evidentemente, affonda le sue radici molto indietro nel tempo.

Il problema che crucciava Mundell era che "era troppo difficile licenziare in Europa". La sua soluzione fu l'Euro. In che modo doveva funzionare? Semplice: togliere il potere di fare politiche keynesiane agli stati (stampare moneta) e togliere loro il controllo fiscale (non ci stiamo forse, finalmente, arrivando?) avrebbe lasciato una sola possibilità per mantenere competitività: distruggere le regole costruite a protezione dei lavoratori (articolo 18). E quando finalmente si è liberi di licenziare, gli investitori esteri possono delocalizzare, sicuri di avere nuova manodopera cinesizzata da sfruttare.

Era forse questo, Mario, il "vantaggio materiale delle lobby americane" che perseguivano l'integrazione europea, da ottenere tramite l'introduzione della moneta unica? Non eri forse tu il loro primo generale in campo?

Tutte le volte che ripenso alle lacrime della Fornero, lo confesso, non riesco a trattenere un brivido sinistro dall'attraversarmi la schiena.


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