Se tutto fa spettacolo, tutto fa Olimpiadi. All'elenco
sterminato di sport olimpici mancano le freccette da bar, le bocce e il
parcheggio cronometrato in retromarcia. Il bello di questa
manifestazione è che tutte le nazioni del mondo possono avere il loro
momento di gloria. Un bronzo nel beach volley assurge a festa nazionale.
Non conosco, né ho ha mai conosciuto, nessuno che pratichi il fioretto o
la spada in vita mia, però alle Olimpiadi sono orgoglioso se il mio
Paese trionfa sulle pedane. Poi, per quattro anni, non me ne può fregare
di meno. Non vincono gli atleti, ma le nazioni. E' il trionfo del nazionalismo.
La
medaglia d'oro la conquista il presidente della Repubblica, il
telecomando in mano che dalla poltrona, si precipita a congratularsi con
l'atleta dandone ampia copertura a tutti i mezzi d'informazione.
L'atleta, che una volta diceva alla mamma "Sono arrivato uno!", oggi si prepara a una carriera da parlamentare.
Negli anni della Guerra Fredda, la Germania Est vinceva tutto, aveva
atleti formidabili, costruiti in laboratorio, spesso dopati come dei
cavalli. Negli anni della Grande Crisi è la Cina a vincere tutto. Il
super nazionalismo ha bisogno di un super medagliere.
Il mondo moderno ha imparato la lezione dagli antichi Romani. Le
Olimpiadi sono una versione smisurata del Colosseo con circences che
occupano tutti gli spazi dell'informazione. Un bromuro quotidiano
sponsorizzato dalle multinazionali. Lo spirito di Olimpia, sotto il
segno della Coca Cola, declassato dalla partecipazione
di tennisti, calciatori, giocatori di pallacanestro, professionisti che
guadagnano cifre immense, fuori dalla realtà della gente comune, che li
applaude come semidei dell'antica Grecia. Atleti che sfilano prima delle
gare con tricipiti e pettorali in mostra insieme agli slip griffati. Grida e pianti, buttati per terra, tarantolati per una stoccata o per un tiro, come se fosse morto o resuscitato cento volte il gatto di famiglia.
Cosa rimarrà dei Giochi Olimpici di Londra? Una vecchia regina che si
lancia con il paracadute e un pugno di medaglie da appuntare sul petto
della Patria.
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