“Il troppo stroppia” ci ricorda la
saggezza popolare dei nostri antenati. Sembra proprio che si stia
parlando dei dirigenti di Asm prima e di A2a ora, impegnati nell’inutile
e dannosa impresa dell’inceneritore più grande d’Europa.
Una prima imprudente e
sgangherata esagerazione fu quando si volle costruire a tutti i costi un
inceneritore decisamente troppo grande. Tutte le
autorizzazioni ponevano il vincolo imensionale di 266.000 tonnellate di
rifiuti all’anno, ma Asm se ne fece un baffo e costruì un mostro tre
volte più grande, da 800.000 tonnellate, spinta dall’ingordigia dei
contributi Cip6, un malloppo da circa 500 milioni di euro, con la
finzione tutta italiana che i rifiuti fossero energie rinnovabili.
L’artefice,occorre ricordarlo, fu il buon Pierluigi Bersani che regalò
così miliardi di euro agli inceneritoristi e ai petrolieri per bruciare
rifiuti e morchie di raffinazione, costringendo l’Italia ad un ritardo
di alcuni anni nell’intraprendere la strada delle vere rinnovabili.
Curiosamente lo stesso Bersani fu tra i ministri dell’ultimo governo
Prodi quello che raccolse i più alti contributi privati per la propria
campagna elettorale, 480mila euro di fronte ad una spesa di 65mila:
50mila da Federacciai, 49mila dal Consorzio nazionale dei servizi,
49mila da Ilva, 50mila da Trading per l’energia… ( Bersani, il più
attivo nel raccogliere fondi elettorali. Nella Cdl è Casini, “l’Unità”,
18 aprile 2007).
Come fu possibile una simile forzatura,
da 266.000 tonnellate autorizzate a 800.000 realiazzate? Grazie alla
“maggioranza compatta” che sostenne all’epoca il meraviglioso
“termoutilizzatore”, dal centro destra al centrosinistra, dalle
istituzioni “scientifiche” (Istituto Mario Negri e Politecnico di
Milano, Università di Brescia statale e cattolica…) all’ambientalismo
istituzionale (Legambiente fu protagonista di primo piano). Unici ad
opporsi, ambientalisti informali del Comitato ambiente città di Brescia e
di Cittadini per il riciclaggio, Rifondazione comunista e all’inizio i
Verdi; questi ultimi, però, appena entrati nella stanza dei bottoni, si
convertiranno anch’essi all’incenerimento consentendo la realizzazione
dell’inutile terza linea per un piatto di lenticchie di contributi ad
opere
di “mitigazione ambientale”.
Una “maggioranza compatta”, dunque, usando l’espressione, carica di significati terribili per le sorti delle moderne democrazie, coniata con incredibile lungimiranza profetica da Ibsen nel suo straordinario dramma protoecologista, Un nemico del popolo (1884).
di “mitigazione ambientale”.
Una “maggioranza compatta”, dunque, usando l’espressione, carica di significati terribili per le sorti delle moderne democrazie, coniata con incredibile lungimiranza profetica da Ibsen nel suo straordinario dramma protoecologista, Un nemico del popolo (1884).
Dunque 800.000 tonnellate di rifiuti
sono davvero troppi per una provincia come Brescia. Per di più ora
l’Unione europea pone esplicitamente l’obiettivo del supermento di
questi impianti, in favore del recupero come materia. Del resto,
attuando la legge nazionale che impone entro il 2012 una raccolta
differenziata al 65% a Brescia i rifiuti urbani da smaltire sarebbero
poco più di 100.000 tonnellate. Un bel pasticcio per i dirigenti di A2a,
alle prese oggi con lo “stroppia” del loro precedente “troppo”. Intanto
dal 17 giugno per un certo periodo hanno dovuto chiudere la terza
linea, perché, esauriti i Cip6, non è più economico bruciare rifiuti
speciali, che sono un costo, a differenza degli urbani che sono un
ricavo, grazie alla tariffa imposta ai cittadini. Ora per reggere,
dovrebbero continuare a costringere i comuni del Bresciano a non
rispettare la legge sugli obiettivi di raccolta differenziata (per
Brescia città è troppo facile perché giocano in casa). Inoltre
dovrebbero convincere i cittadini di Brescia, la terza su 221 città
europee con l’aria più inquinata, ad importare non più solo le attuali
50.000 tonnellate di rifiuti urbani (già di per sé scandalosi), ma
300.000 tonnellate, pari ad un grande inceneritore. Ma ad una simile
prospettiva suicida per la salute dei bresciani, A2a potrà godere ancora
in città di una “maggioranza compatta” nel momento in cui non è più
nemmeno in grado di ripassare al Comune quei congrui profitti che
garantiva alle Giunte Corsini?
Una seconda imprudente e sgangherata esagerazione fu quando si volle sostenere che l’inceneritore era troppo pulito,
al punto tale che, s’è detto, avrebbe utilizzato grandi quantità d’aria
della città inquinata all’entrata, per restituirla in uscita dai camini
perfettamente priva di inquinanti. Mitica è rimasta l’immagine
dell’ing. Capra insieme al sindaco Corsini e all’assessore all’ambiente
dei Verdi Brunelli davanti all’inceneritore sotto il titolo a tutta
pagina del Giornale di Brescia del 28 febbraio 1999, Aria più pulita col
termoutilizzatore. Anche in questo caso si riprodusse la stessa
“maggioranza compatta”, mentre l’Università si profuse in studi
“scientifici” per dimostrare l’inconsistenza, 0,0…%, del contributo
dell’inceneritore all’inquinamento della città. Spicca il sempre citato
studio della Facoltà di ingegneria di Brescia prodotto insieme al Comune
di Brescia, proprietario dell’impianto e finanziatore dello stesso
studio: è possibile che i professori di ingegneria di Brescia non
sappiano che uno studio simile verrebbe cestinato da qualsiasi rivista
scientifica internazionale, per palese conflitto di interessi? Sta di
fatto che grazie a questo “troppo” i dirigenti di Asm e A2a si sono
permessi di non rispettare per un certo periodo i limiti di emissione
imposti dalla normativa a tutti gli altri inceneritori per l’ammoniaca,
precursore delle PM10. Quando poi, con calma hanno deciso di mettersi in
regola, investendo a loro dire 110milioni di euro, si sono sentiti in
diritto di non adottare le migliori tecnologie disponibili come quelle,
ad esempio, installate sull’inceneritore Silla di Milano, ma di
sperimentare un sistema “innovativo” di riduzione dell’ammoniaca, che
aveva la caratteristica di consentire una maggior resa energetica
dell’impianto, risparmiando sul metano aggiuntivo.
Peccato che queste nuove apparecchiature
adottate sperimentalmente nell’inceneritore di Brescia, alla prova dei
fatti, non funzionino al meglio, con il risultato che mediamente le
emissioni di ossidi di azoto, ammoniaca, anidride solforosa, acido
cloridrico, tutti precursori delle PM10 e PM2,5, sono pari al doppio di
quelle del Silla di Milano, ancorché entro i limiti di legge. Ma
l’inceneritore di Brescia è quasi doppio dell’inceneritore di Milano,
con il risultato che i bresciani si prendono quasi 4 volte le emissioni
che ricadono sui milanesi. Si tratta di qualcosa come circa 250
tonnellate di composti inquinanti precursori delle PM10, in più rispetto
alle emissioni dell’inceneritore Silla di Milano. Di nuovo i dirigenti
di Asm e A2a sono incappati nello “stroppia”, sbagliando totalmente un
importante investimento, risultato del tutto incompatibile con la
migliore tutela della salute dei cittadini.
Quando i bresciani se ne accorgeranno,
resisterà ancora quella “maggioranza compatta” nel momento in cui A2a
non è più nemmeno in grado di ripassare al Comune quei congrui profitti
che garantiva alle Giunte Corsini?
Infine sembra che A2a si voglia accingere al terzo “troppo”,
illudendosi di poter far leva ancora su quella maggioranza compatta,
con la proposta di collocare a Buffalora un impianto “sperimentale” per
il trattamento delle polveri leggere, rifiuti classificati pericolosi.
Staremo a vedere. Sta di fatto che per ora ha collezionato solo perplessità e opposizioni. Sarebbe paradossale che per trattare le polveri di un inutile inceneritore una delle zone già più disastrate della città debba farsi carico di un impianto doppiamente inutile. Se l’inceneritore non serve a maggior ragione non serve trattare le polveri che non deve produrre. E sarebbe davvero umiliante per il sindaco Paroli accettare un miserevole baratto con il sì all’impianto in cambio di qualche milione di euro ripassato da A2a al Comune.
Staremo a vedere. Sta di fatto che per ora ha collezionato solo perplessità e opposizioni. Sarebbe paradossale che per trattare le polveri di un inutile inceneritore una delle zone già più disastrate della città debba farsi carico di un impianto doppiamente inutile. Se l’inceneritore non serve a maggior ragione non serve trattare le polveri che non deve produrre. E sarebbe davvero umiliante per il sindaco Paroli accettare un miserevole baratto con il sì all’impianto in cambio di qualche milione di euro ripassato da A2a al Comune.
“Multatuli”, (ne sopportai molte) fu lo
pseudonimo adottato dell’autore di Max Avelard, il libro denuncia delle
nefandezze del colonialismo olandese. Ne sopportò molte, ma poi il
colonialismo finì. Ne hanno sopportate molte anche i bresciani, ma “il troppo stroppia”, e forse è il caso che anche A2a se ne accorga al più
presto.
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