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07/03/2023

Africa - La rabbia contro l’Occidente dilaga

Nella capitale del Burkina Faso migliaia di persone sono scese in piazza per dire “no” all’imperialismo e per sostenere la transizione guidata dal capitano Ibrahim Traoré. Secondo quanto riferisce l’emittente “Rfi”, i manifestanti scesi in piazza a Ouagadogu hanno esposto cartelli con su scritto “liberi dalla Francia”, “no all’imperialismo” e “abbasso gli accordi militari tra Burkina e Francia” ma anche qualche bandiera russa.

I manifestanti si sono recati in corteo al campo militare di Kamboinsin, dove erano di stanza le forze speciali francesi dell’operazione Saber, chiedendo la partenza entro il 28 marzo del resto dei militari di Parigi ancora presenti nel Paese. I soldati francesi della task force Sabre hanno dichiarato ufficialmente concluse le loro operazioni in Burkina Faso lo scorso 18 febbraio.

La scorsa settimana il governo di transizione del Burkina Faso ha chiesto la partenza definitiva di tutto il personale militare francese ancora presente nel Paese. Con una nota, il ministero degli Affari esteri ha denunciato l’accordo di “assistenza tecnica militare” firmato con la Francia nel 1961, concedendo a Parigi un mese di tempo per “la partenza definitiva di tutto il personale militare francese in servizio”.

Dal 24 aprile 1961, data della firma dell’accordo di assistenza tecnica militare indicato nel documento, i militari francesi sono presenti nei settori della difesa, della sicurezza e persino della protezione civile in Burkina Faso. Concretamente, questo accordo si traduce in sostegno finanziario e materiale e addestramento occasionale per l’esercito burkinabè. La messa in discussione di questo accordo arriva in un contesto di sicurezza estremamente teso.

Ma quello in Burkina Faso non è l’unico serio guaio nella crisi del controllo coloniale francese e occidentale sull’Africa. Anche in altri paesi del continente i toni stanno cambiando significativamente.

Le Monde riferisce che il presidente centrafricano Faustin-Archange Touadéra domenica scorsa in visita a Doha, si è scagliato contro gli occidentali, accusandoli di “alimentare l’instabilità politica” per saccheggiare le ricchezze del Paese e impedirne lo sviluppo. In occasione del vertice dei Paesi meno sviluppati (LDC) sponsorizzato dalle Nazioni Unite a Doha, il capo di Stato ha affermato che il suo Paese è “vittima di obiettivi geostrategici legati alle sue risorse naturali”.

“La Repubblica Centrafricana è stata sottoposta, fin dalla sua indipendenza, a un saccheggio sistematico facilitato dall’instabilità politica mantenuta da alcuni Paesi occidentali” e da “gruppi terroristici armati i cui leader sono mercenari stranieri”, ha denunciato. I “ricorrenti attacchi” di questi gruppi mirano a “rendere il Paese ingovernabile, per impedire allo Stato di esercitare il suo diritto di sovranità sulle riserve naturali e il suo legittimo diritto all’autodeterminazione”.

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