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25/03/2023

Il corpo di Assange ci dice cosa è davvero l’Occidente


Nella foto sopra, una recente immagine di Julian Assange che porta sul suo corpo i segni di una dura ed assurda detenzione. Una dura ed assurda detenzione che viene usata con forma di tortura e di lento annientamento fisico e psichico nei confronti di Assange.

“Dall’11 aprile 2019 Julian è in regime di detenzione amministrativa, in un carcere del Regno Unito, in attesa di estradizione verso gli Stati Uniti. Non ha ancora subito alcun processo, ma sono quasi quattro anni che è in prigione”. A raccontare è Stella Assange, la moglie del co-fondatore dell’associazione WikiLeaks.

A dicembre 2021 la compagna Stella Moris aveva rivelato che Assange aveva sofferto un ictus nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh dov’è detenuto. Il malore, un “attacco ischemico transitorio”, era stato attribuito allo stress dell’azione giudiziaria in corso contro di lui.

“Julian sta lottando e temo che questo mini-ictus possa essere il precursore di un attacco più grave. Aumenta le nostre paure sulla sua capacità di sopravvivere più a lungo va avanti questa lunga battaglia legale. Deve risolversi urgentemente. Guarda gli animali intrappolati nelle gabbie di uno zoo. Gli accorcia la vita. È quello che sta succedendo a Julian. I casi giudiziari senza fine sono estremamente stressanti mentalmente”, aveva detto la moglie avvocato denunciando le condizioni di detenzione del compagno.

Il corpo di Assange, molto dimagrito e visibilmente invecchiato, su cui pende una minaccia di 175 anni di carcere carcere duro negli USA, recluso da quattro anni e reso debole e gracile da una lunga ed ingiusta detenzione senza un processo, è un’immagine che squarcia il velo di ipocrisia dietro il quale si nascondono tutte le menzogne sull’occidente “libero” che si vorrebbe dipingere come totalmente diverso dalle così dette “autocrazie”.

Per chi non lo ricordasse, il caso Assange inizia nel 2007 quando Julian comincia a svelare gli orrori USA in Iraq ed Afghanistan grazie al coraggio di Chelsea Manning, all’epoca presente sul teatro di guerra, che passa a Wikileaks i rapporti su uccisioni e torture.

In altre parole, il detenuto Assange è soltanto un giornalista “colpevole di verità“.

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