Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

28/03/2023

Un saluto a Gianni Minà, testimone della storia

È morto Gianni Minà, giornalista e osservatore straordinario della storia di questo mondo, in particolare di quell’America Latina alla quale ha dedicato una vita, costruito relazioni fuori dal comune e documentato le trasformazioni.

Indubbiamente nelle corde di Gianni Minà c’era un rapporto speciale con Cuba, con Fidel Castro e con lo straordinario esperimento politico e sociale dell’isola ribelle.

Questa sensibilità gli era costata l’epurazione dalla Rai che pure a Gianni Minà doveva molto in termini di qualità e contributi apportati.

Gianni Minà aveva scoperto e cominciato ad amare Cuba attraverso lo sport e le storie di sportivi cubani come Teofilo Stevenson e Alberto Juantoreno. Ma è stato anche il giornalista con cui Mohammed Alì amava cenare e discutere.

Gianni Minà ha dedicato molto a Cuba e all’America Latina. La rivista da lui fondata, Latinoamerica, è stata un laboratorio prezioso delle vene aperte e delle energie di un continente che, grazie alla resistenza impossibile ma reale di Cuba, ha cominciato a scrollarsi di dosso la garrota dell’imperialismo statunitense in quello che per un più di un secolo gli Usa hanno considerato il loro cortile di casa.

I cambiamenti intervenuti in questi venti anni in America Latina sono stati motivi di orgoglio per chi, come Minà, aveva scommesso molto sulla capacità di riscatto della Nuestra America.

In questi anni abbiamo avuto molte occasioni di incontro e collaborazione con Gianni Minà.

Chi scrive chiede il permesso di riportare un episodio personale. Ci eravamo conosciuti quando a Cuba erano i tempi durissimi del periodo especial nei primi anni Novanta.

L’accanimento ostile contro Cuba non allignava solo negli Stati Uniti. Anche in Italia c’erano giornalisti e forze politiche che avrebbero gioito della sconfitta della Rivoluzione Cubana.

Un pomeriggio arriva una telefonata di Gianni Minà: “Devi andare ad una trasmissione a Sky, io non posso”. Quando? “Tra un’ora e mezza”. Superato il panico, così su sue piedi ti ritrovi negli studi di Sky per un dibattito su Cuba, curato allora da Stefano Formigli, che somigliava però ad una “imboscata”.

C’erano infatti il giornalista del Corriere della Sera Francesco Battistini, espulso tre giorni prima da Cuba, il radicale (ex Prima Linea) Sergio D’Elia e la figlia d Fidel Castro che vive a Miami e che odia il padre. Una compagnia di giro apertamente ostile. Ce la siamo cavata egregiamente e il riconoscimento di Gianni Minà sull’efficacia della “supplenza” fu indubbiamente gratificante. Così come poter scrivere talvolta sulla rivista Latinoamerica.

Gianni Minà lascia un buco enorme sia nel giornalismo indipendente sia nella diffusione controcorrente dei cambiamenti intervenuti a Cuba e in America Latina.

Sia il giornalismo che la solidarietà internazionalista gli devono molto.

Ciao Gianni, che la terra ti sia lieve.

*****

Qui di seguito alcuni messaggi per ricordare Gianni Minà

*****

Apprendiamo adesso con grande dolore che il grandissimo nostro fratello, amico e compagno Gianni Minà ci ha lasciato fisicamente, ma vivrà sempre nei nostri cuori e nella mente dei poveri, degli umili e di chi continuerà anche in suo nome a pensare e costruire una società di giusti, di uguali e di uomini liberi.

Quante lotte insieme, quante battaglie per le idee che continueremo con lui e per lui.

Cara Loredana,

Ti vogliamo un mondo di bene,

Rita Martufi e Luciano Vasapollo

*****

CIAO GIANNI

Una volta chiedo a Gianni se gli va di presentare un suo documentario in una piccolissima rassegna. Dovrebbe venire al teatro del Quarticciolo che a quel tempo era diretto da Veronica Cruciani. Non c’è una lira e non possiamo pagargli un taxi, ma nemmeno dirgli di venire con la sua macchina. Così mi offro io.

A quel tempo avevo un vecchio furgone rosso che qualche settimana dopo è stato rottamato. Per fortuna quella sera non pioveva perché dalla parte del passeggero la guarnizione era secca ed entrava acqua.

Visto che si presta per questo incontro mi prendo la libertà di invitarlo ancora. Mi dice che viene con la regista Loredana Macchietti che poi è sua moglie. La persona che ha lavorato con lui per tanti anni. Mi dice pure che per quanto riguarda l’automobile sono autonomi.

Sarà perché s’aspettava di rimontare su un furgone scassato? Bo. Non credo. Mi sa che in giro per il mondo gli sarà capitato di peggio. Ma visto che non sono riuscito a organizzargli nemmeno il trasporto mi offro di portarli a cena.

Chi conosce il Quarticciolo sa che non è proprio come Trastevere. Non ci sono molti ristoranti esclusivi. Non ci sono molti ristoranti e basta. Vicino al teatro ce n’è uno. La specialità è una quaglia cotta al forno con una ciriola spaccata in due, olive e funghi.

“Se vuoi ci spostiamo verso il centro” dico.

Ma a lui piace l’idea che ci facciamo due passi e restiamo in borgata.

Lui che ha conosciuto Fidel Castro, Robert De Niro, il Subcomandante Marcos, Garcia Marquez, Muhammad Ali, i Beatles, Maradona, Sepulveda... quella sera ha incontrato anche il Quagliaro del Quarticciolo.

C’eravamo conosciuti proprio a cena una decina di anni prima. A casa sua. Dalla prima volta Gianni e Loredana mi hanno fatto sentire a casa. Forse questo è il loro segreto, che poi non è un segreto.

È solo umanità.

E anche tutti quei racconti di Gianni sembravano incontri con gente qualsiasi.

Castro è uno conosciuto in vacanza.

De Niro è l’attore del teatro parrocchale.

Muhammad Ali è il pugile della palestra popolare.

Tutta gente di casa.

Tutto il mondo un condominio.

Tutta la vita un viaggio.

Ascanio Celestini

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento