Il caso di Alfredo Cospito dopo l’Onu è arrivato anche alla Corte europea dei diritti umani. Secondo quanto si legge nel ricorso presentato dai legali (il numero 10552/23), Cospito afferma che è stato violato il suo diritto a non essere condannato per un crimine che al momento in cui è stato commesso non costituiva un reato in base alla legge italiana.
Secondo i suoi legali la qualificazione giuridica di quanto gli è stato contestato da parte dei giudici – “Strage contro la sicurezza dello Stato” – non era prevedibile alla luce della giurisprudenza nazionale esistente al momento dei fatti. Il caso riguarda la condanna per i due ordigni esplosi nella notte nei pressi di uno degli ingressi della Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, che però non hanno causato vittime né feriti ma solo lievi danni.
Il giudice del merito – in primo, come in secondo grado – qualificava il fatto quale violazione dell’articolo 422 c.p. (strage “comune”) mentre la Cassazione ha aggravato il reato in strage “politica” ai sensi dell’art. 285 c.p.. Proprio questo accanimento viene sottolineato nel ricorso, come ha spiegato l’avvocato Flavio Rossi Albertini.
“La giurisprudenza non prevedeva che le condotte ascritte potessero integrare il 285; si è trattato anche in questo caso di una dilatazione del perimetro applicativo”, sostiene l’avvocato.
Anche di questo si parlerà all’incontro pubblico di questo pomeriggio a Roma organizzato dalla redazione del nostro giornale.
Hanno fatto intanto clamore le dichiarazioni delle figlie di Giuseppe Pinelli alla trasmissione “Non è l’Arena”. Giuseppe “Pino” Pinelli, militante anarchico conosciuto e stimato da molti, era in stato di fermo da tre giorni nella Questura di Milano, quando pochi minuti dopo la mezzanotte del 15 dicembre 1969, “precipitò” dal quarto piano della questura.
Da allora, il fatto che Pinelli sia stato “suicidato” dai funzionari di polizia e dei servizi segreti presenti in via Fatebenefratelli, ha continuato a pesare come un macigno sugli apparati statali e sulla verità storica sulla Strage di Stato di Piazza Fontana. Le figlie di Pinelli, con la regia di Claudia Cipriani, hanno contribuito a realizzare un film sulla vicenda del padre con un titolo significativo: “Vita accidentale di un anarchico”.
“Possiamo pensare che mio padre non avrebbe lasciato da solo Cospito”, ha raccontato a Non è l’Arena Claudia Pinelli, figlia di Pino Pinelli. Nell’intervista le figlie del ferroviere anarchico hanno commentato la vicenda di Alfredo Cospito detenuto oggi al 41 bis per il reato di strage politica e da oltre quattro mesi in sciopero della fame.
“Cospito sta portando avanti la battaglia non solo per se stesso ma perché si rimetta in discussione il regime del 41 bis”, ha affermato Silvia Pinelli, aggiungendo che il cosiddetto carcere duro “era destinato a colpire i mafiosi perché non avessero collegamenti con l’esterno, senza considerare che loro dal 41 bis possono uscire nel momento in cui collaborino con la giustizia. Ma che tipo di collaborazione potrebbe portare lui? È destinato a rimanere sepolto in un carcere”.
E proprio per tenere alta l’attenzione sul caso di Alfredo Cospito, oggi pomeriggio la redazione di Contropiano ha organizzato a Roma un incontro pubblico con gli avvocati difensori Flavio Rossi Albertini e Caterina Calìa, con il giornalista Frank Cimini, il giurista ed ex parlamentare Giovanni Russo Spena, Roberto Mander, testimone storico delle persecuzioni contro gli anarchici nel nostro paese dalla Strage di Piazza Fontana e i redattori di Contropiano.
L’appuntamento è alle ore 17.00 al Cinema Aquila.
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