Sabato scorso il giornalista spagnolo Pablo Gonzalez ha ricevuto il premio per la libertà di espressione dall’associazione dei giornalisti spagnoli “Unió de Periodistes Valencians”. Ma il giornalista è ancora detenuto in isolamento in Polonia dove viene trattato come una possibile spia russa. Il 15 febbraio la Corte d’appello di Lublino – come avvenuto nello stigmatizzatissimo Egitto del caso di Patrick Zaki – ha prorogato la sua detenzione di altri tre mesi. È accusato di aver violato gli “interessi nazionali” della Polonia e rischia una pena detentiva fino a dieci anni.
Prima del suo arresto, Pablo González riferiva regolarmente dal Donbass da dopo il putsch di Maidan a Kiev.
È stato arrestato a marzo in Polonia mentre stava passando il confine ucraino per documentare la guerra in corso. Gonzales, esperto del mondo post-sovietico residente nei paesi baschi e padre di tre figli minorenni, è attualmente in carcere in Polonia con l’accusa, pesantissima, di spionaggio: le autorità polacche lo sospettano infatti di lavorare per il governo russo per il quale raccoglierebbe preziose informazioni.
“Lo abbiamo identificato come un agente della Direzione generale dell’intelligence militare di Mosca (Gru), approfittando del suo status di giornalista ha condotto delle azioni a profitto della Russia, anche in zone militari” afferma dell’ABW, l’agenzia di sicurezza interna di Varsavia. La procura polacca informa che Gonzales aveva con sé due passaporti (ma ha la doppia cittadinanza russo spagnola) e due carte di credito intestate però a due nomi differenti. Gonzales era già stato fermato una prima volta a inizio febbraio dalla polizia ucraina mentre rientrava dal Donbass da dove aveva realizzato alcuni reportage.
La Federazione internazionale ed europea dei giornalisti (IFJ-EFJ), che rappresenta le associazioni di giornalisti di circa 180 paesi, ha chiesto “il suo rilascio immediato e la garanzia che González venga giudicato in un processo equo”. Ma sul sito della italiana Federazione Nazionale dei giornalisti purtroppo non ne abbiamo trovato ancora traccia.
A metà febbraio, la sezione spagnola di Reporters sans frontières ha nuovamente chiesto che González fosse scarcerato. Il suo avvocato polacco, che non ha nominato lui stesso, ha detto all’IFJ-EFJ che la custodia cautelare in Polonia potrebbe durare diversi anni.
“È inaccettabile che un membro dell’Unione Europea arresti un giornalista in modo così arbitrario”, scrive l’associazione a nome dei suoi circa 600.000 membri. E ancora: “È un attacco alla libertà dei media e alla democrazia”. Nel frattempo, l'avvocato spagnolo di Gonzalez ha avvertito della continua mancanza di accesso al suo cliente. Questo vale anche per la sua famiglia e per i sostenitori di González in Spagna. Denunciano che la comunicazione con lui è estremamente difficile e che le lettere a volte vengono trattenute per diversi mesi. Secondo le sue stesse dichiarazioni, sua moglie ha potuto fargli visita solo nove mesi dopo il suo arresto e, come riportato dall’IFJ-EFJ, più recentemente alla fine di ottobre.
La Federazione europea dei giornalisti ha ricordato nel suo comunicato che sebbene il ricorso di González contro la sua classificazione come “prigioniero pericoloso” presso la Corte europea dei diritti dell’uomo sia andato a buon fine, “il reporter si trova ancora nello stesso dipartimento del sistema polacco di detenzione per prigionieri pericolosi”. Si dice che sia in isolamento 23 ore al giorno e sia ammanettato quando esce dalla sua cella. Reporters sans frontières riferisce inoltre che il giornalista deve spogliarsi più volte al giorno e può fare la doccia solo una volta alla settimana.
Finora, i funzionari polacchi non hanno indicato una data in cui González sarà portato davanti al tribunale. Né hanno rilasciato alcuna prova a sostegno della loro teoria secondo cui si tratta di un agente dell’intelligence russa. L’unico motivo dell’arresto finora è la doppia cittadinanza. González è figlio di repubblicani spagnoli fuggiti in Unione Sovietica dopo la guerra di Spagna. All’età di nove anni è tornato in Spagna con i suoi genitori.
González è considerato un esperto dei paesi post-sovietici. Ha riferito su questo argomento, tra gli altri, per il quotidiano Público e per l’emittente televisiva La Sexta. Senza alcuna prospettiva di un processo imminente, il giornalista rimane imprigionato e isolato in Polonia.
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