La domanda di gas naturale sta crescendo anche in Asia, ragione per cui l’Europa si trova ad affrontare la concorrenza di un area economica che potrebbe accaparrarsi le scorte di materia prima anche a prezzi maggiorati, come ha fatto un paio di mesi fa la Cina con il gas russo.
Pesano indubbiamente le migliori relazioni politiche tra Mosca e Pechino rispetto a quelle fra Russia e Unione Europea. E questa volta il salvataggio da parte dello Zio Sam (gli Usa) potrebbe non bastare a evitare una crisi energetica in Europa.
Infatti secondo Bloomberg, l’aumento delle consegne di gas statunitense in Europa “potrebbe a sua volta essere di breve durata” dal momento che gli Usa ricevono molte richieste anche dalla costa pacifica proprio dai paesi asiatici.
L’Europa è alle prese con una crisi dell’offerta che ha portato i prezzi del gas (che nel 2020 veniva pagato 15 euro il megawatt all’ora) a crescere di oltre sei volte, con conseguenze pesantissime sui conti di imprese e famiglie. Ma Bruxelles paga anche il suo ottuso appoggio agli Usa sul tema Ucraina, inoltre ci sono anche problemi interni come le diverse centrali nucleari in Francia chiuse per manutenzioni.
Milano Finanza ricorda che lunedì il prezzo del gas era salito del 14% , martedì il gas Ttf scambiato ad Amsterdam era cresciuto ancora, fino al 22%, per poi ridursi in serata a +11,5%, cioè a 89,7 euro per megawatt all’ora (ricordiamoci sempre che nel 2020 erano 15 euro, ndr).
Il picco era stato toccato poco prima di Natale a oltre 180 euro, poi c’era stato una consegna di gas dagli Usa che ha riportato il valore della materia prima a 72 euro. Ma se qualcuno pensa che le navi gasiere dello Zio Sam possano essere una alternativa stabile alle forniture da parte della Russia, sta vaneggiando.
Infatti ogni nave gassiera trasporta circa 200mila m3, equivalenti a 116 milioni di m3 di metano gassoso. Praticamente servirebbero 2.000 viaggi per trasportare la metà del gas consumato in un anno in Europa, 1.500 per sostituire l’apporto russo e 1.000 per riempire gli stoccaggi strategici.
I 30 rigassificatori europei hanno in totale una capacità di 200 miliardi di metri cubi di gas l’anno, usata nel 2019 per circa la metà, mentre i consumi totali dei paesi europei sono di circa 400 mld m3, dei quali il 40% arriva dalla Russia.
I famosi stoccaggi strategici continentali, il cui scarso riempimento la primavera scorsa è stato un altro fattore del rialzo dei prezzi, ne contengono 117 mld m3.
Sempre Bloomberg ricorda che circa un terzo del gas russo che scorre verso l’Europa attraversa l’Ucraina e un’interruzione delle forniture come quelle accadute nel 2006 e 2009 potrebbe trasformare rapidamente “la crisi energetica in una crisi generale”.
Il problema sarebbe facilmente risolvibile rendendo operativo il nuovo gasdotto North Stream 2, che bypassa Polonia e Repubbliche Baltiche e arriva direttamente in Germania. Il gasdotto è già pronto da settimane ma è stato bloccato per cavilli giuridici dalla Germania in nome del servilismo agli Stati Uniti, che lo hanno sempre osteggiato.
La Russia prevede che i prezzi del gas rimarranno “a livelli elevati l’anno prossimo“, ha affermato il vice primo ministro Alexander Novak, aggiungendo che il Paese è sempre stato a favore di contratti a lungo termine.
Gazprom ha rispettato i suoi obblighi contrattuali di fornitura in Europa, tuttavia per mesi – anche visto il clima di ostilità della Ue verso Mosca – non ha offerto stock aggiuntivi sul mercato spot per la consegna alla fine del 2021 o all’inizio dell’anno. Un atteggiamento completamente diverso da quello verso la Cina.
L’agenzia di rating Fitch stima che le importazioni cinesi di Gas siano già aumentate a circa 114 miliardi di metri cubi nel 2021, eclissando il Giappone come il più grande centro di domanda a livello globale. “Siamo ottimisti sulle prospettive per il 2022, prevedendo che le importazioni aumenteranno di un ulteriore 9,3% anno su anno“. “La domanda di gas continua a crescere in modo robusto, in linea con la continua forte crescita economica e una spinta governativa per aumentare la quota di gas naturale nel mix energetico complessivo, in particolare mirando al passaggio dal carbone al gas nei settori industriale, commerciale e residenziale. Di conseguenza, prevediamo che i consumi aumenteranno del 7% su base annua nel 2022, dopo un aumento stimato del 10% nel 2021“, rileva Fitch.
Solo tre mesi fa un analista per l’area Asia-Pacifico, Jeffrey Halley, metteva in guardia dall’aumento della domanda di gas da parte della Cina e dei paesi asiatici nel loro complesso.
“Niente di tutto ciò è una buona notizia nemmeno per l’Europa, che ora si troverà in una guerra senza ostacoli con l’Asia per le forniture spot di energia. La Russia, alla quale l’Europa ha stupidamente legato la propria sicurezza energetica, ha lasciato intendere che Gazprom potrebbe essere in grado di pompare più gas se solo si potesse accelerare l’approvazione del progetto Nord Stream 2“.
Ma le autorità tedesche ed europee finora hanno fatto l’esatto contrario di quello che andava fatto e stavolta è evidente che l’alternativa Usa potrebbe non bastare, anzi.
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