Quando venne prospettato, il provvedimento non piacque nemmeno alla
moglie di Netanyahu, Sara Netanyahu, che al ministro dell'Interno Ely
Yishai, leader dell'ultraconservatore Shas, scrisse: "Mi appello come
madre di due giovani ragazzi e come psicologa dal profondo del mio cuore
affinché venga consentito alla stragrande maggioranza dei bambini di restare in Israele".
Il riferimento era a quattrocento figli di immigrati
che - secondo i criteri stabiliti dal ministero dell'Interno - non
possono rimanere nel Paese. Questa settimana è arrivata la decisione: quei bambini - giudicati illegali su un gruppo di 1.200 - vanno espulsi entro ventuno giorni. Sono nati da genitori non ebrei, che vivono in Israele con un permesso di lavoro, e pertanto sono illegali.
Se dapprima il governo di Israele ha incoraggiato circa 200mila immigrati del sud-est asiatico, principalmente Cina, e Africa,
a trasferirsi a lavorare al posto dei palestinesi, ora lo stesso
governo caccia i nuovi nati, concedendo la residenza in Israele solo a
quei bambini che vi abbiano trascorso almeno cinque anni, che parlano
l'ebraico e che frequentano scuole dalle elementari in su. Gli altri verranno deportati nei Paesi d'origine dei genitori.
La decisione è stata approvata dal Gabinetto di Netanyahu con il voto favorevole di tredici ministri, quello contrario di dieci e l'astensione di quattro.
Il ministro per le Infrastrutture, Ben-Eliezer, e quello
dell'Istruzione, Gideon Sa'ar, hanno votato contro il loro partito,
proponendo invece che tutti i bambini debbano rimanere, con status di
cittadini. Ben-Elezier ha dichiarato che "questo non è lo stato ebreo
che conosco, se deporta bambini". Il ministro per gli Affari Sociali,
Isaac Herzog, si è astenuto: "Non sopporto l'idea di deportare bambini
di cinque anni", ha detto. Poco prima del voto, si è scatenata
la bagarre tra il ministro degli Esteri Avigdor Liebermann e quello
dell'Interno Eli Yishai da una parte, contro Herzog e Sa'ar
dall'altra. E' intervenuto il primo ministro Netanyahu, che in
conversazioni private è riuscito a ottenere che il suo gabinetto
approvasse il contestato provvedimento, dichiarando in conferenza stampa
che la decisione è stata influenzata da due considerazioni primarie: "La considerazione umanitaria e quella sionista.
Cerchiamo un modo - ha detto Netanyahu - per assorbire e far entrare
nei nostri cuori bambini che sono stati cresciuti qui come israeliani.
Per converso, non vogliamo creare un incentivo che porti a far entrare
centinaia di migliaia di lavoratori illegali nel nostro Paese". E' ben chiaro il carattere sionista dell'iniziativa: lo Stato ebraico deve rimanere ebraico.
La sezione israeliana di Unicef, l'organizzazione che ha in carico l'applicazione della Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia,
ha contestato il provvedimento, definendolo una 'palese violazione'
della Convenzione che Israele ha firmato con altri duecento Stati.
"Israele - si legge nella nota diffusa da Unicef - deve elaborare una
politica di immigrazione umana, e fermare la porta girevole che vuole da
un lato deportare lavorati e bambini immigrati, dall'altro introdurne
di nuovi".
Una forza di polizia di recente formazione, l'unità Oz,
pattuglia le strade in cerca di immigrati illegali, svolgendo anche
azioni di controllo su quelli legali. Il governo ha affidato alla task
force l'espulsione di 20mila immigrati illegali quest'anno e 100mila entro il 2013, sui 280mila presenti nel Paese. Cifre utopistiche, se un rapporto della stessa unità Oz riferisce che solo 700 immigrati sono stati cacciati
(mentre poco più di duemila hanno lasciato il Paese 'volontariamente').
Israele ha aumentato il numero dei permessi per gli immigrati dopo la
seconda intifada palestinese, nel duemila. Per la legge israeliana è
quasi impossibile ottenere la cittadinanza, se non si è ebrei. Dalla nascita, nel 1948, Israele si definisce Stato ebraico.
Secondo lo stesso Netanyahu, controllare l'immigrazione significa
conservare il carattere ebraico dello Stato israeliano. Se da un lato si
approvano leggi per espellere i non-ebrei, dall'altro, decine di
organizzazioni israeliane incoraggiano l'immigrazione di ebrei da ogni
parte del mondo.
Fonte.
La linea di demarcazione tra Israele e la Germania Nazista sì fa sempre più sfumata.
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