La Giunta di Confindustria "mi ha dato il mandato di portare avanti proposte forti e coraggiose". Emma Marcegaglia avverte il Palazzo:
"Se non andranno avanti ho anche il mandato di valutare se restare ai
tavoli con il governo". E' la giornata delle proposte di Confindustria.
Il suo piano, Progetto delle imprese per l'Italia, è un vero e proprio
diktat che rivela fino in fondo l'assenza totale di proposta di politica
industriale e per le imprese del governo Berlusconi. Siamo nel momento
di scontro apicale; i cinque punti che riguardano la spesa
pubblica e la riforma delle pensioni, la riforma fiscale, le cessioni
del patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni e
infrastrutture ed energia sono raccolti in un documento (scarica qui) di sedici pagine.
Il documento inizia così: "L'Italia si trova di fronte a un bivio".
Riforme o crescita, oppure scivolamento verso un declino sociale, anzi è
scritto prima economico e poi sociale. Poco più sotto: da troppo tempo
l'Italia non cresce le imprese perdono produttività, i giovani vedono
ridursi opportunità e speranze e da troppo tempo il 95 percento dei contribuenti
dichiara redditi inferiori ai 50mila euro. Per Confindustria nessuno è
esente da responsabilità. Una frase in cui ci deve essere anche una
ammissione di colpa: le ragioni di una crisi culturale, economica e
finanziaria non risale certo alle ultime crisi internazionali e
all'assenza di gestione politica solo negli ultimi anni.
In un climax sempre più vertiginoso le ultime settimane hanno visto i
principali strumenti di espressione dei poteri forti esprimersi per
l'interruzione di questa stagione di governo. Confindustria,
fatte le debite proporzioni, non si può chiamare fuori quanto non lo può
fare il Vaticano, nonostante il duro monito del cardinal Bagnasco, capo
della Conferenza episcopale italiana. Oggi tutti chiedono di
'liquidare' questa esperienza di governo, la stessa che hanno sorretto -
fatte le debite differenze - in tanti anni di destrutturazione
economica, finanziaria e di valori.
Ieri il Corsera ha pubblicato le condizioni dettate dalla Banca centrale europea
al governo italiano, pubblicando la lettera inviata da Bruxelles come
merce di scambio per iniziare a comprare titoli di Stato in una
situazione di continuo aggravarsi dello spread e segni negativi in
Borsa. Oggi Confindustria impone una accelerazione nel pressing sul
governo, impegnato più a salvare dalle inchieste propri rappresentanti
che a strutturare vere riforme. Confindustria, i mezzi di informazione
dei poteri forti e dei salotti della finanza, chiedono una soluzione in
tempi rapidi. I loro piani, evidentemente, non colano più all'interno
delle forze di maggioranza che si erano presentate come espressione di
quei ceti.
Marcegaglia ha tenuto a sottolineare che ''non sta a noi dire che il governo deve prendere le decisioni,
non spetta a noi fare programmi politici. Noi diciamo che la situazione
e' complicata e preoccupante ed e' il momento di fare le scelte
necessarie''. Il piano delle imprese per l'Italia, però, come quello della Bce, è un preciso programma politico, non v'è dubbio. Scarseggiano alternative d'opposizione.
Resta la sensazione di un pericoloso giocare con il fuoco, come se il
potenziale di contestazione sociale - e delle più varie forme che potrà
rivestire - dovesse essere solo un lontano brontolio facilmente
controllabile. Fra il piano imposto dalla Bce e il piano di
riforme che presenta Confindustria risulta evidente che chi dovrebbe
dire e governare non è capace più di rappresentare nemmeno gli interessi
della stessa ideologia liberista che rappresenta. Un vuoto di
potere così profondo non si era mai visto. Resta solo da chiedersi se le
istituzioni saranno capaci di riprendere le briglie delle decisioni
migliori per tutti, così come prevede la delega della rappresentatività
affidata dai cittadini a chi deve scegliere e governare.
Fonte.
Di sicuro, Italia ed Europa non sono governate dai cittadini, la democrazia è sempre più morta.
Quanto al vuoto politico, lo torvo particolarmente inquietante. Per come sta messa la società italiana, un risvolto cileno non lo vedo troppo campato per aria di questi tempi.
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