Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

12/01/2022

“Infettatevi tutti e se qualcuno muore, pazienza”

Cosa sta succedendo?

220.532 i nuovi casi Covid registrati in Italia nella giornata di martedì 11 gennaio, nuovo record di sempre (il precedente, circa mille casi in meno, risaliva al 6 gennaio).

In serio aumento anche i decessi, 294 (contro i 227 del giorno prima), record della quarta ondata. Il totale delle vittime sale a 139.559.

Terapie intensive con 71 pazienti in più, con 185 ingressi del giorno e arrivano a 1.677, mentre i ricoveri ordinari sono 727 in più, 17.067 in tutto.

Ma è così pressoché dappertutto, nell’Occidente neoliberista.

La Francia ha raggiunto un nuovo record di contagi, registrando oltre 368mila contagi e 270 morti nelle ultime 24 ore.

Nel Regno Unito sono stati invece notificati 120.281 contagi, in calo se confrontati con i 142.224 contagi di lunedì 10. Ma comunque una marea.

In Germania sembrava che le misure – “lockdown” per i non vaccinati, ecc. – fossero riuscite a frenare la corsa dei contagi. Invece il lieve calo registrato nelle ultime settimane era probabilmente dovuto in prevalenza al minor numero di tamponi effettuati. Infatti, nelle ultime 24 ore la Germania registra il nuovo record di casi: 80.430 i nuovi positivi individuati, e ben 384 morti in un solo giorno.

Eppure, quasi dappertutto, dopo le vacanze invernali si riapre ogni attività a “rischio assembramento”, a partire dalle scuole (con regole diverse e contagio incorporato), viene diminuito il periodo di quarantena – o addirittura cancellato, per chi ha fatto la terza dose. Come se fossimo alla fine della pandemia, invece che nel suo momento più alto.

Media e scienziati molto disponibili si lanciano in “assicurazioni” improbabili, che solo un mese fa avrebbero bocciato come fantasie.

Il famoso Anthony Fauci, dagli Stati Uniti, riconosce che “Omicron ha un livello molto alto di trasmissibilità e alla fine ‘troverà’ proprio tutti. Anche i vaccinati e chi ha preso la terza dose”. Ma ciò nonostante “non finiranno in ospedale e non moriranno” grazie all’efficacia del vaccino. A pagare il prezzo più alto “saranno i non vaccinati”.

Il meno quotato Matteo Bassetti propone di abolire il report giornaliero sui contagiati. “Non dobbiamo continuare a contare come malati di Covid quelli che vengono ricoverati per un braccio rotto e risultano positivi al tampone. Bisogna anche finirla col report serale, che non dice nulla e non serve a nulla se non mettere l’ansia alle persone, siamo rimasti gli unici a fare il report giornaliero“.

E si prende ovviamente la scomunica degli scienziati più seri. Per Andrea Crisanti “È una cosa senza senso, perché un’epidemia non si può controllare senza avere visibilità sull’indice di trasmissione e sull’incidenza dei casi. È come pretendere di tenere un’autostrada sicura, contando solo il numero di morti e di incidenti anziché verificare chi va veloce. È, insomma, come mettere la testa sotto la sabbia: non vogliamo vedere il problema, ma solo le sue conseguenze“.

Ma naturalmente l’ipotesi di infilare la testa sotto la sabbia piace moltissimo al governo Draghi: “Il numero dei contagi di per sé non dice nulla, è necessario soffermarsi essenzialmente sui dati delle ospedalizzazioni e occupazione delle terapie intensive“, ha detto il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

E, se qualcosa va male, è comunque colpa dei “no vax”, utili idioti sempre più indispensabili per un potere indifferente alla salute popolazione.

Si è fatta sentire anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui al ritmo attuale dei contagi, da qui a due mesi oltre il 50% degli europei sarà contagiato dalla variante Omicron.

L’esplosione del numero dei contagi, e la più lenta crescita dei decessi, induce i responsabili del massacro a minimizzare i pericoli. “Trattiamola come una normale influenza”, è arrivato a proporre il “socialista” spagnolo Pedro Sanchez, di fronte a 100.000 casi al giorno e un numero di morti relativamente basso.

E immediatamente riscuote il consenso di reazionari e “riformisti”, di “progressisti responsabili” e chiacchieroni da bar.

“Omicron è meno letale” – anche se mancano ancora gli studi che lo provino – e quindi si può far finta che la pandemia non ci sia davvero. Ricorda il caso dell’atrazina nell’acqua; quando il governo capì che in alcune regioni non poteva garantire la percentuale considerata “non pericolosa”... alzò la percentuale, dichiarando comunque potabile l’acqua che fino al giorno prima era considerata “velenosa”.

È la linea di Trump, Johnson e Bolsonaro, quella che ha lasciato dilagare il Covid nei loro paesi e in tutto il mondo. Non c’è ufficialmente più differenza con i Draghi, i Macron e i Sanchez... Se mai c’è stata davvero.

La strategia del “convivere con il virus” si trasforma ne “il virus non è più pericoloso”, facciamo finta che non ci sia più e “se qualcuno muore, pazienza”.

300 morti al giorno, solo in Italia, sono 6.000 al mese. Ma si sa anche che, tra il momento della verifica del contagio e il possibile esito mortale della malattia, possono passare diverse settimane. Dunque certamente entro la fine di gennaio potremo verificare quanti morti questa quarta ondata sta effettivamente “preparando”.

Qual è la logica che muove i governi occidentali, allora?

La spiega – con parecchio stupore, tra l’altro – un economista liberista ma intelligente come Luca Ricolfi, in un’analisi pubblicata dalla Fondazione Hume e ripresa da Repubblica (quotidiano peraltro in prima linea sul fronte de “il Covid non è più un pericolo”).

Potete leggere il suo testo alla fine di questo articolo, ma la sostanza è questa: “la scommessa liberista di lasciar correre i contagi è incompatibile con i dati, ovvero con quel che si sa dei meccanismi che governano questa epidemia. Qualsiasi cosa si pensi del perché siamo arrivati fin qui, è difficile non prendere atto che lasciar (ancora) correre il virus è un azzardo che non ha alcun supporto nei dati”.

Lasciar dilagare il virus è stata una scelta dei governi neoliberisti occidentali. Pur di non fermare l’economia hanno messo in conto milioni di morti – 5,5 milioni in tutto il pianeta, 850mila nei soli Stati Uniti, 1 milione e 650 in Europa (Russia compresa, con 312mila) – e sono fermamente convinti di dover andare avanti su questa strada.

È una decisione presa fin dall’inizio della pandemia, anche se mascherata con tanta esibita preoccupazione. Probabilmente ha contribuito il fatto che inizialmente la morte toccava soprattutto ai più anziani, o comunque ai “fragili”. Tutta gente ormai “improduttiva”, che non poteva più contribuire ad aumentare il Pil e che anzi richiedeva una certa quantità di spesa pubblica.

Insomma, hanno usato la pandemia anche come una componente della “riforma pensionistica” in stile Fornero. Non potendo per ora aumentare ulteriormente l’età pensionabile, hanno ritenuto conveniente accorciare l’aspettativa di vita, lasciando che fosse un virus a selezionare chi doveva morire in anticipo.

Una logica liberista, certamente, ma spaventosamente uguale all’eugenetica nazista, secondo cui “i deboli” meritano di essere eliminati.

Lì dove è l’”iniziativa privata” ad avere il comando sulle scelte politiche generali – quelle che riguardano l’intera popolazione – questa è la logica che si impone nei momenti di crisi, quando “la torta” si restringe e, invece di redistribuirla almeno un minimo (molto minimo), si punta a diminuire il numero degli aventi diritto a una porzione. O almeno a una briciola...

Poi, però, il virus dimostra di essere indipendente dal capitale multinazionale. Dopo aver falciato deboli e vecchietti, da qualche mese colpisce generazioni molto più giovani. Fino ai bambini.

“Ci stiamo preparando per una guerra, proprio come abbiamo fatto nella prima ondata”, dice Moshe Ashkenazi, dello Sheba Medical Center, il più grande ospedale di Israele, il paese che ha vaccinato prima e più frequentemente di tutti. È stato quindi deciso di aprire un reparto ad hoc, ma “purtroppo i contagi si stanno diffondendo così velocemente che mi aspetto che questo nuovo reparto si riempia entro 10-14 giorni, quindi dovremo aprirne un altro“.

Con il Covid – diciamolo in altro modo – la sognata “immunità di gregge” sembra impossibile. Si contagiano i guariti e i vaccinati, anche più volte. Succede anche ad atleti sanissimi in attività, a campioni come Edin Dzeko (due volte).

E se pure il tasso di mortalità è molto inferiore rispetto ai non vaccinati, comunque è significativo. Soprattutto per quanto riguarda le conseguenze a lungo termine degli “effetti collaterali” (miocarditi, parziale “bruciatura” dei polmoni, cefalee, ecc).

Con questa strategia, e con questa “logica” stragista, dalla pandemia non si uscirà tanto presto (le varianti continuano a prodursi, anche perché la difesa dei brevetti di Big Pharma rende impossibile vaccinare miliardi di persone nei paesi più poveri).

Inutile ripetere che esistono strategie alternative, decisamente più serie. E non solo in Cina o a Cuba. Anche paesi capitalistici orientali (Nuova Zelanda, Australia, Corea del Sud, Taiwan, ecc.) hanno fatto di meglio.

I nostri “cari governanti col pilota automatico” lo sanno benissimo. E se ne fregano.


di Luca Ricolfi

Ero già stupito a fine ottobre, quando i primi chiari segnali di ripartenza dell’epidemia (incidenza e Rt) vennero ignorati dalle nostre autorità politiche e sanitarie.

Da allora non ho fatto che ristupirmi, perché né la scoperta di Omicron e della sua trasmissibilità, né i rischi connessi alle vacanze natalizie hanno condotto al varo di misure tempestive e incisive.

Ma giovedì il mio stupore si è trasformato in incredulità. Nel giorno in cui i contagi hanno superato la cifra record di 200 mila casi al giorno, il Consiglio dei ministri ha deciso che entro lunedì 10 gennaio tutti gli ordini di scuole riapriranno, e che solo nelle scuole materne lo faranno con la cautela minima necessaria, ossia con la regola: se c’è anche un solo positivo in classe la frequenza si interrompe per tutti.

Non me lo aspettavo, non tanto perché lo giudico molto imprudente (a decisioni che considero incaute sono abituato da due anni, ma può essere che sia io a essere troppo cauto), ma perché sui rischi di apertura si erano espressi chiaramente molti presidenti di Regione e molti dirigenti scolastici.

I primi invocando il via libera preventivo del Comitato tecnico-scientifico, i secondi spiegando dettagliatamente perché le scuole e le Asl non erano in condizione di garantire un rientro “in sicurezza”.

Quando succede una cosa che non ti aspetti, la domanda da farsi non è “perché sbagliano?” ma “che cosa gli fa pensare di fare la cosa giusta?“. Perché se l’esecutivo agisce come agisce, e il Comitato tecnico-scientifico avalla tacendo, una logica ci deve pur essere.

Ma quale può essere questa logica?

A me pare che la logica che guida la filosofia di “apertura a oltranza” poggi su una scelta di fondo, maturata e ribadita innumerevoli volte in questi mesi: lasciamo pure correre i contagi, tanto – grazie ai vaccini – si muore poco e si va poco in ospedale.

Questa scelta di “liberismo sanitario”, paradossalmente, è stata rafforzata e non indebolita dalla comparsa della variante Omicron, di cui si è preferito sottolineare la mitezza condizionale (“poco più di un raffreddore, se si è vaccinati”) che l’estrema contagiosità.

Di qui l’idea che il vero problema sia la resistenza del popolo No Vax, e che obbligando tutti a vaccinarsi usciremo dall’incubo.

Ma regge questo ragionamento?

Sfortunatamente no. La scommessa liberista è incompatibile con i dati su quattro punti fondamentali.

Primo, l’esperienza degli altri Paesi mostra che la vaccinazione di massa è necessaria ma non sufficiente a fermare il contagio. Lo mostra senza ombra di dubbio il fatto che Rt è sopra la soglia critica di 1 in tutte le società avanzate, compresi i Paesi che hanno vaccinato tutti i vaccinabili (Portogallo) o sono molto avanti con le terze dosi (Israele, Regno Unito).

Secondo, noi discutiamo come se il nostro problema fossero i 5 milioni di maggiorenni non vaccinati, o i 2 milioni di ultra-cinquantenni non vaccinati (che sarebbero tenuti a vaccinarsi entro metà febbraio), ma i non vaccinati sono ben 11 milioni, di cui circa 3 non vaccinabili in assoluto (bambini fino a 4 anni), e altri 3 (bambini da 5 a 11 anni) vaccinabili solo nei casi in cui i genitori superassero i loro dubbi, peraltro condivisi da una parte della comunità scientifica e delle istituzioni sanitarie (nel Regno Unito la vaccinazione dei più piccoli non è ammessa).

Tutto questo significa che l’obbligo per gli ultra 50-enni, ove venisse rispettato integralmente, coprirebbe circa il 20% della popolazione non vaccinata, mentre più del 50% del problema sta precisamente negli allievi delle scuole materne, elementari e medie, che ci apprestiamo a riaprire da lunedì.

Terzo, oggi il problema principale non è che 5 milioni di adulti non si vogliono vaccinare, ma che 15 milioni di adulti non riescono a farlo, perché gli hub vaccinali non sono in grado di coprire la richiesta di terze dosi per coloro che hanno perso la protezione.

Quarto, il calcolo secondo cui possiamo permetterci di lasciar correre il contagio perché la probabilità di ammalarsi gravemente è bassa, si scontra con l’aritmetica dell’epidemia: se la letalità si dimezza, ma i contagi quadruplicano (cosa per cui bastano 2 settimane), il numero di morti e di ospedalizzati raddoppia, rendendo catastrofica una situazione che negli ospedali di molte Regioni è già oggi drammatica.

Ecco perché dicevo che la scommessa liberista di lasciar correre i contagi è incompatibile con i dati, ovvero con quel che si sa dei meccanismi che governano questa epidemia. Qualsiasi cosa si pensi del perché siamo arrivati fin qui, è difficile non prendere atto che lasciar (ancora) correre il virus è un azzardo che non ha alcun supporto nei dati.

Possiamo dolerci della chiusura delle scuole e del ritorno alla Dad, ma se siamo lucidi dovremmo riconoscere che è prima che avremmo dovuto tutelarle, le nostre amate scuole, con le tante cose che sono state invano proposte, dall’aumento delle aule alla ventilazione meccanica controllata.

Ora ci resta solo da prendere atto che rimandarne l’apertura, come per primo ha proposto il governatore della Campania, non è certo la soluzione, ma è il minimo sindacale per provare a rallentare l’epidemia.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento