Le autorità del Kazakistan hanno imposto lo stato di emergenza in tutto il paese, nel tentativo di controllare il deterioramento della situazione, dopo le violente manifestazioni innescate da un aumento del prezzo del gas.
Lo stato di emergenza espande ampiamente i poteri della polizia e dell’esercito del paese, oltre a permettere la distribuzione di pesanti sanzioni, comprese lunghe pene detentive, a coloro che sono sorpresi a infrangere la legge mentre è in vigore. Nel quadro della Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, da questa notte paracadutisti russi stanno arrivando nel paese su richiesta della presidenza del Kazakistan.
Le proteste sono scoppiate il 2 gennaio nelle città di Zhanaozen e Aktau nella regione di Mangystau, nel sud-ovest del Kazakistan, e poi si sono diffuse in altri centri come Almaty, la città più popolosa ed ex capitale del paese.
Durante la notte, lo stato di emergenza era stato dichiarato in alcune parti del paese, compresa Almaty. L’ex capitale è stata attanagliata da violenti disordini per tutto il giorno, con i manifestanti che hanno invaso diversi edifici governativi, compreso il Comune e il vecchio palazzo presidenziale e li hanno incendiati.
I filmati che circolano online mostrano i manifestanti attaccare gli agenti di polizia e i militari, e in alcuni casi tentare di prendere loro le armi da fuoco. I filmati della polizia mostrano gli agenti che utilizza granate lacrimogene e cannoni ad acqua. Numerosi negozi, compresi quelli che vendono armi, sarebbero stati saccheggiati, e i rivoltosi di Almaty avrebbero scassinato i bancomat. Risultano 12 morti tra agenti di polizia e militari.
Anche l’aeroporto internazionale della città è stato invaso dai manifestanti e le operazioni aeroportuali sono state sospese. All’incirca all’una di notte, ora locale di Almaty, i rivoltosi sarebbero fuggiti dall’aeroporto ma due soldati sono morti nell’operazione per riprenderne il controllo.
L’ondata di proteste di massa è stata innescata dal doppio aumento dei prezzi del gas e del petrolio liquefatto scattato all’inizio del nuovo anno.
Il Kazakistan è una “gallina dalle uova d’oro” per le enormi risorse di gas e petrolio di cui dispone. Il carburante per anni è stato venduto a prezzi calmierati, diventando estremamente economico, ma il governo ha deciso che questa politica non era più sostenibile, lasciando che fosse il mercato deciderne il prezzo.
Le proteste per i rincari del carburante sono iniziate nel sud-ovest del paese, riversandosi subito in altre regioni. I disordini sono diventati sempre più politici nel giro di pochi giorni, allontanandosi presto dalle originarie proteste contro l'aumento dei prezzi energetici.
Già a luglio i lavoratori di varie aziende avevano dato vita ad una serie di scioperi e manifestazioni a Žanaozen, una cittadina industriale della regione di Mangghystau, che si affaccia sul Mar Caspio. Tra di essi vi sono dipendenti delle aziende petrolifere, dei trasporti e delle agenzie di sicurezza. La richiesta era l’aumento dei salari e maggiori misure di protezione sociale.
Il presidente kazako ha chiesto aiuto all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (dell’organismo, oltre al Kazakistan, fanno parte l’Armenia, la Bielorussia, il Kirghizistan, la Russia e il Tagikistan), sostenendo che “i terroristi” hanno invaso strutture strategiche in tutto il paese. È utile ricordare che proprio in Kazakistan c’è il cosmodromo di Baykonur, strategico per i lanci spaziali russi. “Credo che chiamare i nostri partner della CSTO sia appropriato e tempestivo“, ha detto ieri sera il presidente Kassym-Jomart Tokayev ai mass media.
Gli aerei dell’aviazione militare e da trasporto delle Forze Aerospaziali russe stanno inviando le unità militari delle forze aviotrasportate in Kazakistan come parte delle forze di pace dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, ha detto oggi il Segretariato della CSTO ai giornalisti.
“Le unità militari russe delle forze aviotrasportate si sono unite alle forze collettive di pace della CSTO. Attualmente, gli aerei dell’aviazione militare e da trasporto delle forze aerospaziali russe stanno inviando unità russe del contingente di pace nella Repubblica del Kazakistan”, riferisce il comunicato ripreso dalla Tass.
Il presidente ha denunciato i violenti manifestanti che hanno invaso edifici governativi e altre strutture in diverse città del paese. Inoltre, ha detto che mentre era in corso il suo discorso alla nazione, un “intenso scontro a fuoco” tra un’unità militare aerea e i “terroristi” era in corso fuori dalla più grande città del paese, Almaty. Questi “terroristi” sono “molto ben organizzati sono stati addestrati all’estero“, ha affermato Tokayev.
Poco dopo il discorso di Tokayev, le autorità di Almaty hanno affermato in una dichiarazione che un’operazione “antiterrorismo” è stata lanciata in città, con l’obiettivo di “ristabilire l’ordine” e “fermare gli atti di terrorismo e banditismo che minacciano il nostro benessere e il nostro futuro“.
Il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ieri stesso ha accettato le dimissioni del governo, che continuerà a svolgere le sue funzioni fino alla formazione di un nuovo gabinetto di ministri.
Tokayev ha anche rimosso Nursultan Nazarbayev – una cui statua è stata abbattuta a Taldykorgan – dal suo incarico di presidente a vita del Consiglio di sicurezza nazionale. Il presidente ha anche licenziato Karim Massimov dalla sua posizione di capo del Comitato per la sicurezza nazionale del Kazakistan, il capo della propria guardia di sicurezza personale e il direttore del Servizio di sicurezza dello Stato.
Nel decreto presidenziale, pubblicato ieri è scritto che “in conformità con l’articolo 70 della Repubblica del Kazakistan, decido di accettare le dimissioni del governo della Repubblica del Kazakistan“. “Smailov Alikhan Askhanovich sarà investito delle funzioni ad interim di primo ministro della Repubblica del Kazakistan”.
Attualmente, Smailov ricopre la carica di primo vice premier. Il precedente governo è stato approvato lo scorso gennaio, dopo le elezioni della camera bassa del parlamento del paese. Askar Mamin è stato allora riconfermato come primo ministro. Ha ricoperto l’incarico dal febbraio 2019.
Secondo il documento, i membri del governo continueranno le loro funzioni fino a quando sarà formato un nuovo gabinetto di ministri.
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