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19/08/2024

Il governo Meloni traballa, ma non per lo ius soli

Mettere le mani avanti per non cadere indietro. I Meloni’s boy rimettono in pista il consueto vittimismo aggressivo – in questo caso su una ipotetica inchiesta sulla sorella della premier – per alzare un preventivo fuoco di sbarramento a difesa del proprio governo. Un indicatore di nervosismo che non deve sorprendere. Da mesi si odono scricchiolii e distinguo all’interno della maggioranza. Oggi sullo ius soli, ieri sulle alleanze in Europa e l’autonomia differenziata. Ma è il domani che deve far preoccupare.

Il leader di Forza Italia Tajani, escluso o autoesclusosi dal meeting conviviale in masseria insieme a Meloni e Salvini, prova a tranquillizzare: “Ho appena parlato con entrambi, siamo d’accordo per vederci il 30 agosto per fare il punto sulla ripresa e stabilire le priorità in vista della Finanziaria”. La finanziaria, ecco il vero problema.

A giugno, secondo gli ultimi dati resi noti dalla Banca d’Italia, il debito pubblico italiano ha toccato quota 2.948,5 miliardi, con una crescita di 30,3 miliardi rispetto al mese precedente. La crescita delle entrate tributarie per 17,5 miliardi (che porta il totale a 248 miliardi) non allevia il deficit.

Nel 2023 l’Italia ha speso circa 78,6 miliardi di euro per rimborsare gli interessi sui titoli del debito pubblico (il 3,8% del Pil). E il governo nella nota di aggiornamento al Def prevede che questa spesa rispetto al Pil salirà al 3,9% quest’anno, al 4% nel 2025, al 4,1% nel 2026 e al 4,4% nel 2027. Si tratta di cifre che incideranno sulle scelte nelle prossime leggi di Bilancio e nel rapporto con i vincoli europei e che prospettano una manovra lacrime e sangue per questo e i prossimi anni.

È facile prevedere che il dibattito per la definizione e l’approvazione della prossima legge di bilancio metterà in sollecitazione la maggioranza di governo assai più che lo ius soli utilizzato in questi giorni come tema di smarcamento di Forza Italia dagli alleati.

È fin troppo evidente che i margini per una legge di bilancio “espansiva” si sono ridotti drasticamente e che le promesse elettorali dovranno fare i “conti con i conti” e con i diktat di Bruxelles dove oggi l’Italia della Meloni si è fatta più nemici che amici.

Contestualmente, se Forza Italia usa il tema dei diritti civili per marcare il territorio dello spirito liberale nel governo, la Lega e settori di Fratelli d’Italia usano le ripetute sottolineature sulla partecipazione alla guerra in Ucraina come smarcamento dal servilismo fin qui adottato verso l’Unione Europea, e forse preparano il terreno alla sincronizzazione con il nuovo corso dell’amministrazione Usa in caso di vittoria di Trump.

Insomma nei prossimi quattro mesi questo governo ballerà parecchio e non è detto che arrivi a mangiare il panettone.

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