I presidenti di Colombia e Brasile Petro e Lula propongono un insolito “governo di convivenza transitoria e nuove elezioni libere” in Venezuela per calmare la loro incomprensibile impazienza di conoscere i risultati finali delle elezioni presidenziali.
Se entrambi hanno aspettato due mesi e mezzo per conoscere il risultato finale delle elezioni presidenziali in Messico a causa della sfida lanciata da Xóchitl Gálvez a nome della destra di quel paese, cosa succede loro ora? Perché non aspettare che le scadenze imposte dalla legge e concesse al Consiglio Nazionale Elettorale fino a 30 giorni dopo le elezioni annuncino il rispetto dei risultati finali?
Forse non sanno che questi non hanno potuto essere pubblicati immediatamente e in modo definito a causa del massiccio attacco informatico subito dalle piattaforme vi voto del Consiglio Elettorale Nazionale.
Inoltre, a causa di tutta la campagna mediatica della destra fascista e della provocatoria proclamazione di González Urrutia come vincitore delle elezioni, la questione ha dovuto essere posta al vaglio della magistratura e ora si trova nella Camera Elettorale della Corte Suprema di Giustizia che ha tutti i verbali presentati dal CNE e dalle organizzazioni politiche e dovremo aspettare quella più alta istanza giudiziaria per comunicare la sua decisione.
La proposta di entrambi i presidenti offende perché dà per scontato che ci siano stati brogli nelle elezioni venezuelane, il che è un’accusa irresponsabile oltre che ingiusta e che non a caso è pienamente in sintonia con il progetto di Washington.
Il presidente Joe Biden ha già espresso il suo sostegno alla proposta di entrambi i presidenti sudamericani e sostiene lo svolgimento di nuove elezioni in Venezuela, una manovra che ignora la legittimità del presidente Nicolás Maduro e apre le porte alla nomina di un Guaidó 2.0 in quel “governo di transizione” e ottenere così il tanto atteso “cambio di regime” in Venezuela. Un passo precedente per impadronirsi definitivamente della più grande riserva petrolifera del mondo.
E poi, un governo di convivenza? Come sarebbe? Perché Lula non l’ha proposta quando le orde di Jair Bolsonaro hanno preso d’assalto Brasilia dicendo che gli avevano rubato le elezioni? Non lo ha fatto per ottime ragioni, che sono le stesse che ora sta abbandonando chiedendo un “governo di transizione e nuove elezioni” in Venezuela.
Sulla stessa linea, perché Petro non invita Álvaro Uribe Vélez a condividere il governo e ottenere così la ritardata pacificazione della Colombia?
Per illustrare i benefici della sua proposta, il presidente colombiano invoca l’esperienza del Fronte Nazionale (1958-1974), il patto tra conservatori e liberali che ha dato origine proprio alla lotta armata e alla violenza in Colombia.
Sia Lula che Petro dovrebbero sapere che un governo di coalizione tra un fascismo neocoloniale e destituente e le forze chaviste sarebbe un’assurdità, un vero esercizio contro natura, come dicevano gli antichi, il cui esito la storia insegna non sarebbe altro che una guerra civile. Qualcosa che nessuno vuole per la Repubblica Bolivariana del Venezuela, così furbescamente molestata e attaccata. Ecco perché, con un gesto che lo contraddistingue come statista, il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha detto che aspetterà il verdetto finale delle autorità elettorali venezuelane prima di prendere una decisione.
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