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28/08/2024

Battiato, un alieno tra noi

È recentemente uscito per le edizioni di Mimesis Battiato, l'alieno di Maurizio Di Bona e Alessio Cantarella, libro che si pone l'obiettivo di «riportare Battiato sulla Terra e ricomporre il quadro d’insieme dell’artista, dell’uomo e del Maestro una miriade di ricordi scritti da chi lo ha conosciuto, ha collaborato con lui e gli ha voluto bene».

Riceviamo e condividiamo una riflessione di Ettore Zanca sul testo.

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Quando Battiato balzò agli onori della cronaca impetuoso come il suo cinghiale bianco, noi eravamo in gran parte ragazzini. E proprio in quel periodo rimanevamo incantati da un altro alieno che divenne talmente di moda che tutti separavamo a metà la mano dicendo «nano nano». Era Mork, interpretato da Robin Williams.

Fino quando non ho letto questo libro non avevo mai notato l’analogia che accomuna gli «alieni».

Franco Battiato per certi versi era proprio un alieno tanto quanto lo fosse quell’istrione di Williams. Un avulso dal pianeta che noi chiamiamo Terra, preso dalle sue creatività, con un occhio in parte indulgente e in parte sprezzante verso i vizi umani figli di una civiltà alla deriva. I capelli quasi sempre scombinati – ché i pensieri non si disciplinano pettinandoli – e quello sguardo di chi sapeva di essere talmente autorevole da poter fare battute travestite da profondità come Nevski e Stravinskij.

In questo libro c’è proprio un trattato sugli alieni, anzi sull’alieno canoro. Ci sono le sue evoluzioni di vita che sembravano complicatissime e invece erano solo prive di filtri e remore. E di rimpianti. Le sue note erano quelle di chi aveva deciso che la sua vita sarebbe stata anomala che è il sinonimo di «fantastica». Fondatore praticamente di una scuola creativa catanese, nessuno arrivato dopo di lui può prescindere dall’avere avuto da lui ispirazione, due nomi su tutti, Mario Venuti e Carmen Consoli.

I disegni sono pregevoli, ma non solo per la manifattura. Piace pensare che per ritrarre un alieno vero e in maniera degna ci voglia la stessa pazienza di un fotografo naturalista nel ritrarre un leopardo delle nevi. Maurizio Di Bona ha fatto proprio così. Da una genesi lontana con la sua china ancora da mettere su carta fino a quest’opera che forse è quella che più di tutte prova a mettere se non un confine, una pausa contornata di un mosaico al grande Franco. I contributi scritti, raccolti da Alessio Cantarella, sono una immersione nel pozzo della memoria, ricordi accompagnati e mai disturbati dalle cicale che friniscono di caldo. Dal succitato Venuti a Enzo Avitabile, disposti a restituire un po’ di ciò che Battiato ha dato loro. E a rivelare la sua simpatia travestita da comportamento da plantigrado.

Ogni vignetta ti «costringe» a rimanere lì, leggerla, rileggerla, ridere e riflettere. Un’ironia che anche Battiato avrebbe apprezzato tanto e magari avrebbe voluto Maurizio come ritrattista ufficiale dei suoi concerti chiedendogli di disegnare e di far vedere il cantante con gli occhi color inchiostro di una vignetta.

L’epoca dove siamo stati bambini ci ha visti felici forse, di sicuro ricchi. Perfino la nazionale campione del mondo del 1982, la più bella e commovente, aveva Battiato nel Dna.

I calciatori cantavano «cuccurucucu» per caricarsi. E Bruno Conti nel ricordarlo recentemente si è commosso.

Forse c’è davvero vita sugli altri pianeti e Franco ha provato a spiegarcelo. Ma il messaggio non è arrivato a tutti. Maurizio è stato un «eletto» che ha colto la sua Alienità e ha saputo disegnarla.

E con questo libro per il tempo di lettura ci sembra di risentire cicale, estati spensierate, caldo e voglia di avere qualcosa da inseguire, però dopo il cinghiale bianco e Mork in Tv.

Qualcosa che somiglia alla vita, ma un po’ più musicale. E meno distonica.

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