L’escalation di violenza delle forze armate israeliane contro i palestinesi anche in Cisgiordania, con tanto di diktat di sfollamento della popolazione di alcune aree, indica che il governo Netanyahu sta spingendo sull’acceleratore della annessione di tutti i territori palestinesi. Non solo Gaza dunque. Con questa operazione Israele intende liquidare definitivamente ogni ipotesi di uno stato palestinese sui territori della Cisgiordania rendendo impraticabile – e dunque una scatola vuota – ogni discorso sui “due stati per due popoli”. Anni di ipocrisia, inerzia e complicità della comunità internazionale vengono così smascherati e ridotti a nulla.
Le forze di occupazione israeliane hanno infatti iniziato la più grande operazione militare in Cisgiordania degli ultimi due decenni, presumibilmente per distruggere le infrastrutture della resistenza, mentre il ministro degli Esteri israeliano Yisrael Katz ha chiesto l’attuazione dello scenario della Striscia di Gaza anche in Cisgiordania. Gli analisti affermano che Israele ha avviato un processo finale di sfollamento dei residenti in Cisgiordania, approfittando della debolezza palestinese, della complicità occidentale e dell’inazione araba, sottolineando che ciò che sta accadendo attualmente si estenderà non solo ai palestinesi all’interno del paese, ma anche ai paesi della regione.
Attraverso l’operazione, commenta Hassan Ayoub, professore di scienze politiche all’Università Nazionale An-Najah, Israele mira a sradicare tutto ciò che riguarda i palestinesi in Cisgiordania ed eliminare tutto ciò che darebbe loro l’opportunità di unirsi per stabilire il loro stato indipendente, e attualmente sta stabilendo una fase completamente nuova in Cisgiordania che sarà diversa da quella che ha prevalso in passato.
Un altro analista politico, Oraib Rantawi, commenta su Al Jazeera che “Se non fosse per la debolezza palestinese, in particolare per la debole posizione dell’Autorità Palestinese, che sta aspettando di ereditare coloro che saranno eliminati a Gaza, e se non fosse per la posizione lassista degli arabi e la posizione internazionale complice, soprattutto da parte dell’America, Netanyahu non avrebbe fatto quello che sta facendo oggi in Cisgiordania”.
Rantawi ha sottolineato che la paura dell’espansione della guerra è stata il principale motore della diplomazia negli ultimi giorni, aggiungendo: “Ora questa preoccupazione è diminuita molto con la risposta di Hezbollah, che è finita e la riluttanza dell’Iran a rispondere, e quindi Netanyahu si sente rassicurato nel suo agire, soprattutto alla luce della debole posizione palestinese”.
Sul campo intanto la resistenza palestinese in Cisgiordania sta dando filo da torcere alle incursioni dei militari israeliani. Le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa (Fatah) affermano che i loro combattenti hanno respinto l’incursione delle forze di occupazione nel campo profughi di Balata, a est di Nablus. Le Brigate Abu Alì Mustafa (FPLP) dichiarano che i propri combattenti hanno preso di mira le forze israeliane che penetravano a Jenin con ordigni del tipo IED.
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