In seguito all’escalation del conflitto in Medio Oriente e al blocco delle esportazioni libiche, il prezzo del petrolio ha ripreso a salire riportandosi in zona 80 dollari al barile. Il prezzo del Brent segna un rialzo di oltre il 2,7% arrivando a 80,33 dollari al barile, mentre il Wti è salito di oltre il 3% arrivando a 77,5 dollari al barile.
A spingere in alto i prezzi del petrolio sono stati una serie di fattori tra cui la decisione del governo parallelo libico di Khalifa Haftar, di bandire lo stop alla produzione e all’export di petrolio come risposta al tentativo del governo che comanda su Tripoli e sul Nord-Ovest del Paese di sostituire il governatore della Banca centrale.
Le rinnovate turbolenze in Libia si sono riflesse sul prezzo del greggio andandosi a sommare alle preoccupazioni per un ulteriore ampliamento del conflitto dalla Striscia di Gaza al Medio Oriente.
Secondo quanto riporta il quotidiano economico Milano Finanza, gli esperti fanno notare che lo scambio di fuoco di domenica tra Israele e Hezbollah libanesi non ha però scatenato la guerra temuta da tempo. Inoltre la potenza di fuoco elevata e la mancanza di vittime civili potrebbero consentire a entrambe le parti di rivendicare una sorta di vittoria e fare un passo indietro.
Ma la tensione nella regione rimane alta, mentre le aspettative del mercato sono incentrate sull’attacco dell’Iran a Israele, sarà ugualmente importante la linea bellica di quest’ultima che, secondo gli analisti, potrebbe includere un attacco alle infrastrutture petrolifere iraniane, il che metterebbero a rischio il 3-4% della fornitura globale di petrolio.
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