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Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
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31/12/2010

Terrorismo a senso unico.


Al termine di un dicembre vissuto all'insegna dello sfascio, era necessaria la polemica internazionale di fine anno per tentare di coagulare, almeno momentaneamente, un Paese a pezzi come il nostro. Quale miglior argomento sì sarebbe potuto scovare se non quello del revival degli anni di piombo? Detto fatto, nel momento in cui non si poteva più propinare al pubblico la solfa di Berlusconi intento a raccattare voti alla Camera, di Fini che ha fatto la fine del trombato e della "opposizione" che ha cavalcato più maldestramente che mai la crisi politica e sociale (vedi studenti, trombati pure loro dall'unico personaggio con cui scelsero d'interloquire, Napolitano) si rispolvera un caso che ci perseguita da tempo immemore: Cesare Battisti e la sua estradizione.
L'ex membro dei PAC è, infatti, latitante da circa 30 anni a seguito di una condanna all'ergastolo per 4 omicidi.
Fin qui nulla di strano, a casa nostra è "normale" che un condannato difficilmente sconti la propria pena, soprattutto se non è un ladro di polli. A scavare un po' di più nella vicenda, partendo dalle parole di Eduardo Suplicy intervistato da Il Riformista, sembra però che Battisti, rispetto al contesto in cui si mosse a fine anni '70, fosse un personaggio decisamente meno determinante di quanto lo si faccia apparire ogni 3x2 con totale unanimità di ogni schieramento politico (qui sì entra un po' più nello specifico della questione e il quadro che ne emerge è piuttosto inquietante...).
Chissà perché, però, quando il processo per la strage di Piazza della Loggia sì chiuse senza nemmeno uno straccio di colpevole, pure tra gli esecutori materiali, non si vide alcuna levata di scudi da parte di nessun esponente politico di destra, centro e "sinistra" (Presidente della Repubblica compreso) a salvaguardia della giustizia e della tutela della società civile.
E' evidente che lo sdegno e la condanna devono rivolgersi sempre in un'unica direzione da seguire abbandonando ogni barlume d'obiettività, soprattutto nel momento attuale, in cui siamo preda di problemi realisticamente ben più gravi d'affrontare che la pericolosità (quanto meno amplificata) di un ex terrorista latitante.

30/12/2010

Play with Death ?!?

Ecco un ottimo risveglio mattutino... Il pezzo è si esaltante, ma, ahimè, il soggetto in questione, riesce a farmelo scadere :D

28/12/2010

26/12/2010

Musica di merda per gente di merda.

Se c'è una cosa che amo di me stesso è il senso critico che, a seconda dello stato d'animo del momento, s'esprime con calma, dignità e classe oppure cinismo e delicatezza degni di un Terminator. Questo è uno di quei casi in cui i panni del buon Schwarzy dei tempi andati mi stanno a pennello.
Oggi, infatti, sono qui per spendere due parole sul relativismo imperante nella musica commerciale dell'ultimo ventennio. E' con l'inizio dei '90, infatti, che il mercato discografico, per espandere i limiti della propria redditività, pensa di darsi allo sviluppo di un multiculturalismo che sì concretizza nel polpettone del peggio delle tre culture dominanti negli USA. Immaginate di prendere il classico fighetto bianco di buona famiglia (NON un w.a.s.p, sì badi bene!), insomma un borghesotto di Boston con parentela irlandese (per i capelli rossi e le lentiggini) poi impastatelo con la peggiore volgarità dei negri che hanno il santino di 2Pac in tasca e la cafonaggine mafiosa da chico messicano e otterrete uno dei tanti stronzi che, sempre più giovani, sono "scoperti" attraverso i canali più disparati e poi scritturati (= sfruttati) dalla major di turno per ammorbare classifiche e coglioni con una valanga di singoli del cazzo rilasciati a cadenza bimestrale (più puntuali della bolletta del gas dio cane!).
E' il caso dello stronzetto qui di seguito



in cui mi sono imbattuto seguendo meschinamente una delle imprescindibili "notizie" (Enzo Biagi sì rivolterebbe nella tomba!) piazzate in bella mostra sulla pagina principale di Yahoo!
Lo sto ascoltando anche in questo momento giusto per caricarmi ancora un po' di schifo e vergognarmi in prima persona dell'imbarazzante qualità artistica del pezzo, per non parlare del messaggio la cui banalità raggiunge vette autodistruttive che pensavo non potessero andare oltre le Spice Girls o Britney Spears.
Il teen pop-R&B-musica da negri del cazzo ecc è quanto di peggio abbia prodotto la massificazione del mercato anche agli under 18.
Quando m'imbatto in queste merdate senza confine, il desiderio di vedere incenerito il genere umano (o quanto meno il Nord America, patria più prolifica di tale pattume culturale) da un olocausto termonucleare, è grande. Poi, però, penso che sarebbe un peccato far perire una gemma di pianeta come il nostro per debellare la pochezza del suo peggiore abitante, finisco così per consolarmi sapendo che la Terra sopravviverà sempre all'uomo, mentre l'uomo non è in grado di sopravvivere nemmeno a se stesso.

22/12/2010

L'insostenbile deumanizzazione dell'essere.

Nelle rare occasioni in cui non so come occupare il tempo (in futuro credo mi capiterà spesso), mi diletto a trovare risposte a quesiti dal senso impalpabile, oppure di poco conto.
Di recente, la questione che più ha tenuto banco nei discorsi con me stesso ha riguardato il "perché mi piace il death metal".
Ho impiegato parecchio a tirare fuori un ragionamento a sostegno della mia passione, soprattutto in un periodo in cui mi sento particolarmente legato al punk e al thrash per motivi prevalentemente riguardanti la contestazione sociale che, di questi tempi, m'infiamma più di quanto non sia mai successo.
Il giusto spunto è arrivato dall'odierno ascolto di Killing Music. L'ultima uscita dei Benediction è un superbo concentrato di ciò che ha reso il death un genere seminale, la cui essenza sì condensa nella trasposizione in musica della de umanizzazione, ovvero quella condizione di ritorno violento alle radici più ferine dell'uomo, quelle che richiamano la concezione più ancestrale dell'esistenza, concepita come sopraffazione dell'avversario e in grado di divenire catalizzatore d'ogni ferocia albergante nell'animo umano.
L'ascolto di un buon disco death è, quindi, veicolo di sfogo di tutti quegli atti violenti che la società civile (giustamente) punirebbe in sede penale.
E' su queste considerazioni che, riallacciandomi alla questione revival affrontata in passato, sono soddisfatto di ciò che il death metal ha riproposto nell'ultimo decennio, sia a livello di ritorni e redenzioni, sia di nuove leve. Per quel che riguarda il primo gruppo, indubbiamente la parte del leone è stata fatta dalla scena europea che ha espresso un livello qualitativo di prim'ordine grazie soprattutto a una ritrovata verve del trio di Stoccolma (Dismember, Grave, Unleashed) oltre che degli Asphyx, dei già citati Benediction e degli Unanimated che hanno riportato ai dimenticati fasti il death "melodico", per fortuna inteso entro i canoni stilistici dei Dissection più ispirati. Meno esaltazione, invece, in terra americana, dove partirono benissimo gli Obituary salvo perdersi immediatamente a seguito dell'ennesimo allontanamento di West dal gruppo, consegnando il testimone alla "tenuta" di Malevolent Creation e Cannibal Corpse e alla resurrezione di Kam Lee, che ritengo autore, insieme ai Benediction, della migliore uscita discografica del decennio (all'interno del death s'intende). Un paio di pezzi per capirsi meglio sono d'obbligo.





Strano ma vero, anche sul fronte delle nuove leve si registra del buono, butto li qualche nome tanto per stuzzicare la curiosità di qualche profano: Tribulation, Maim, Dead Congregation (manco a farlo a posta sono tutti europei!).

Bene, ora torno a rollare con Rick Astley, madonna che video imbarazzante!

20/12/2010

Qualcosa non quadra...

Salve a tutti, il clima natalizio dovrebbe renderci più buoni, ma siccome a noi morbosi questa festività, come si suol dire, "passa alta"... eccomi qui pronto a seminar zizzania.
Il post odierno riguarda un vecchio articolo, il quale afferma la presunta maggior intelligenza dei ragazzi che ascoltano heavy metal. Io non so su quali basi l'illustre dottor Cadwallader spari certe sentenze; nel mio piccolo, però, mi sono limitato a fare un breve resoconto, pensando a tutte le persone conosciute in questi anni di militanza nell'ambiente metal (brrrrr.....).
Bene, le cose sono due: o questa ricerca è stata "taroccata" da Steve Harris, oppure io sono terribilmente sfortunato. In tutto questo periodo, purtroppo, ho avuto a che fare con una valanga di "disperati casi umani" (lo sfigato alcolizzato, il depresso escluso da tutti, l'esibizionista senza personalità, per arrivare all'immancabile filantropo) sui quali potrei scriverci un libro di successo (se l'ha fatto Nicola Legrottaglie, non vedo perchè non dovrei farlo io!), tant' è vero che le persone di spessore si possono contare sulle dita di una mano... mutilata.
Inizio davvero a pensare che i vari luoghi comuni sui metallari siano tristi verità. D'altronde, provate a biasimarmi, ma, questi disgraziati confermano la mia tesi: nessuno dei due, infatti, corrisponde all'identikit di una persona sveglia.
Buon Natale.

E' schioppato Schioppa!



Ieri, un altro "Servitore dello Stato" (ve lo ricordate Cossiga?) ha lasciato questa valle di lacrime.
La chiamata è, infatti, giunta di soppiatto per l'ex braccio economico dell'ultimo governo Prodi, quel Tommaso Padoa Schioppa che divenne celebre per l'esortazione che rivolse a tutti i bamboccioni d'Italia, spronandoli ad abbandonare la sottana materna, ben guardandosi, però, dal porre in essere (insieme alla maggioranza di cui faceva parte) ogni intervento volto a combattere le situazioni oggettive che da 20 anni cementano i "giovani" in una convivenza forzata con la propria famiglia d'origine.
Di Schioppa, infatti, si ricorda SOLO il rigore amministrativo, leggasi il contenimento della spesa pubblica ottenuto, come da copione, ai danni delle fasce salariate, che da sempre sì sobbarcano il peso dei costi (e delle mangerie) del Paese mentre l'esercito delle partite iva, dei liberi professionisti e dei medi/grandi imprenditori marciano sulla strada dell'evasione fiscale denunciando annualmente redditi inferiori a quelli di un co.co.pro a 1000€ netti al mese.
Eh sì... anche io mi sento proprio in vena d'unirmi al cordoglio per questa perdita essenziale... come no...

FANCULO!

19/12/2010

Facce da culo.


Come da prassi, a dicembre il Time incorona la Persona dell'anno. Per farla breve, la redazione del più quotato magazine di questo pianeta spulcia tra le personalità "in vista" a livello mondiale e piazza sulla propria copertina il faccione di quella che ritiene più rappresentativa per l'anno di turno che s'avvia a conclusione.
Quest'anno, l'onore (insomma -ndr-) è toccato a prezzemolino Mark Zuckerberg che s'è guadagnato il "prestigioso" riconoscimento grazie alla propria celeberrima creatura: Facebook.
Il lettore comune, quello che s'accontenta del tozzo di pane che guadagna e sopravvive in un mondo di facciata fatto d'aperitivi il venerdì sera, smartphone in tasca (così sembra una persona importante e pure uno che ne capisce di tecnologia) e Repubblica dall'edicolante la mattina, probabilmente condivide tale scelta, quelli che invece hanno ancora un briciolo di senso critico e visibilità della situazione (questi sì che sono termini da dirigente Cristo!!! -ndr-) sentenzieranno, a ragione, che questa è la naturale scelta che ci sì poteva aspettare dal mazagine maggiormente dedito a pubblicizzare principi ed interessi dell'establishment liberale americano.
I motivi alla base d'un giudizio simile sono presto detti: assegnare la palma di persona dell'anno a un soggetto che più d'ogni altro ha snaturato il DNA anarchico e privo di qualsiasi costrizione che contraddistingue da sempre la rete, per incanalarlo in un sistema chiuso in cui centinaia di milioni di sfigati o pirla (a seconda degli specifici casi) inseriscono tutti i propri dati personali, passando poi ore a pubblicare cazzate sul proprio profilo e spiando quello di centinaia di sedicenti "amici" su cui spettegolare, è indice, se non di coscienza truffaldina (tutti dovrebbero sapere che il nerd Zuckerberg è diventato miliardario vendendo alle agenzie pubblicitarie i dati ricavati dai profili degli utenti, quindi la loro riservatezza) quanto meno d'incapacità nel riscontrare cosa è o non è progresso per la popolazione e quindi per i propri diretti lettori, visto che il Time si propone e pubblicizza come la testata d'approfondimento per definizione a livello mondiale.
La scelta di piazzare la faccia di Zuckerberg su quella copertina risulta ancor più infame perché sul sito web del Time, a mezzo sondaggio, gli interessati alla faccenda avevano scelto come persona dell'anno Julian Assange, che avrebbe ben meritato il riconoscimento non solo per gli effetti prodotti dalla sua collaborazione con Wikileaks (che diciamolo, non ha rivelato proprio un cazzo di rivoluzionario, basti pensare alle quisquilie sui rapporti Berlusconi-Putin o sui conflitti in Aghanistan e Iraq) ma soprattutto per un passato personale di fatto inesistente che, almeno a me, fa venire molti dubbi sulla genuinità del suo impegno e porta alla mente pratiche accostabili a un massone piuttosto che un novello adepto della Glasnost.
Ancora una volta dunque, l'informazione vera, finisce sul banco d'un obitorio di periferia ammazzata dagli interessi di parte che in questi decenni sì salvaguardano facendo il lavaggio del cervello mediatico a una popolazione sempre più incapace di codificare i meccanismi alla base di una società che ti rende schiavo e contento.



Dedicata all'utenza dei "social network".

18/12/2010

Berlusconi 666

- Isernia, 17 dic. - Il Governo ha ottenuto la fiducia per soli tre voti alla Camera, ma il presidente del Consiglio e' nella "assoluta certezza di portare a termine la legislatura". Silvio Berlusconi ai simpatizzanti del Pdl riuniti ad Isernia dice che "il Governo avra' nuovi apporti".
"Questo avverra' sottolinea - senza calcio mercato -. Hanno cercato di nascondere la nostra vittoria con la polemica artificiosa. Hanno sparso fango su tutto ben sapendo di mentire. Abbiamo i numeri per andare avanti - ha aggiunto Berlusconi - perche' e' impensabile fare ora una crisi di Governo. Chi ha voluto giocare allo sfascio sulla pelle degli italiani, e' stato sconfitto. E' fallito il ribaltone e la congiura di Palazzo".

La risposta è d'obbligo :

07/12/2010

Riding free with the wind


Uno dei gruppi più insoliti (rispetto all'approccio del metallaro medio) che mi ha iniziato alla musica pesa sono stati i Running Wild.

Poco apprezzata e seguita al di fuori della propria terra natia, la formazione di Rolf Kasparek è l'unica che sia stata in grado di restarmi nel cuore, emozionandomi nel corso degli anni come la prima volta che ebbi l'occasione d'ascoltarli con questo pezzo.

Ciò che rende irresistibile alle orecchie dello scrivente praticamente tutta la discografia dei tedeschi (gli unici episodi infelici all'interno della loro produzione sono Rogues En Vogue e, in misura minore, The Brotherhood) è in prima battuta l'imprinting sonoro imposto da Kasparek ad ogni composizione che porta la sua firma, in cui sono sapientemente uniti corposità ritmica, esecuzione incalzante, gusto melodico e una dose d'epicità che gente come i Manowar sì sogna ancora oggi.



In buona sostanza, i Running Wild stanno all'heavy, come i Sodom stanno al thrash (non solo tedesco).

Il mio apprezzamento nei loro confronti, tuttavia, non si ferma alla sola musica, ma anzi è forse più legato all'attitudine anarchica che ha accompagnato il gruppo a partire da brani come Victim Of States Power e, nel corso degli anni, s'è condensato nella narrazione del mondo piratesco, probabilmente inteso da Kasparek come l'universo concettualmente più anti-sistema della storia occidentale.

Questa caratteristica ha reso i Running Wild la formazione heavy più coerente e solida degli ultimi 20 anni. A cavallo della prima metà dei '90, infatti, mentre un po' tutte le formazioni si sputtanavano per sopravvivere in un mercato non più interessato al metal classicamente inteso, i Wild continuavano a pestare come al proprio esordio.

I frequenti cambi di formazione, e la cristallizzazione creativa del gruppo attorno alla sola figura di Kasparek, però, hanno progressivamente impoverito la band che nella seconda metà degli anni 2000 ha subito un autentico tracollo creativo esploso negli ultimi due album, la cui totale mancanza d'animo ha mandato definitivamente sotto terra il gruppo dopo un'esibizione nemmeno tanto esaltate al Waken del 2009.

Riposino dunque in pace i pirati, che hanno comunque lasciato ai posteri una decina d'album d'indubbio valore.

UHA!

01/12/2010

Chi vive sperando...

In giorni in cui l'Italia va sempre più a rotoli, provo a confortarmi con le profetiche parole pronunciate da Mario Monicelli in una delle sue ultime interviste.


Il padre della commedia all'italiana (quella che metteva a nudo e dissacrava la società, non le cagate di Boldi/De Sica ecc.) esprime il punto di vista più schietto e spudoratamente reale che abbia ascoltato negli ultimi tempi in merito all'andamento della Penisola.
Il defunto regista non fa prigionieri; non sì limita, infatti, a demolire l'intera classe politica del nostro paese, ma rottama anche la base sociale, ormai marcia da (almeno) tre generazioni. Il plauso postumo che gli tributo, tuttavia, è per l'uso d'un termine sempre più inviso alla forma mentis del cittadino d'ogni categoria: rivoluzione.
Un termine sistematicamente rifuggito perché concentra in se tutto quello che si dovrebbe fare (e non si vuol fare) per cambiare le cose, a cominciare dal mettersi in gioco, cioè essere disposti a rischiare anche tutto pur di svegliarsi un giorno sotto un cielo diverso.
A questo proposito, sarei curioso di sapere cosa ne pensa Monicelli delle recenti proteste studentesche che, personalmente, mi auguro vengano sempre più frequentemente definite con orgoglio (prima di tutto da chi vi partecipa) rivolte!
E se ne vadano a ramengo i celerini, gente che giura fedeltà allo "Stato" ma s'impegna solo a far quadrato intorno alle istituzioni, preservandone gli esclusivi interessi!