Al termine di un dicembre vissuto all'insegna dello sfascio, era necessaria la polemica internazionale di fine anno per tentare di coagulare, almeno momentaneamente, un Paese a pezzi come il nostro. Quale miglior argomento sì sarebbe potuto scovare se non quello del revival degli anni di piombo? Detto fatto, nel momento in cui non si poteva più propinare al pubblico la solfa di Berlusconi intento a raccattare voti alla Camera, di Fini che ha fatto la fine del trombato e della "opposizione" che ha cavalcato più maldestramente che mai la crisi politica e sociale (vedi studenti, trombati pure loro dall'unico personaggio con cui scelsero d'interloquire, Napolitano) si rispolvera un caso che ci perseguita da tempo immemore: Cesare Battisti e la sua estradizione.
L'ex membro dei PAC è, infatti, latitante da circa 30 anni a seguito di una condanna all'ergastolo per 4 omicidi.
Fin qui nulla di strano, a casa nostra è "normale" che un condannato difficilmente sconti la propria pena, soprattutto se non è un ladro di polli. A scavare un po' di più nella vicenda, partendo dalle parole di Eduardo Suplicy intervistato da Il Riformista, sembra però che Battisti, rispetto al contesto in cui si mosse a fine anni '70, fosse un personaggio decisamente meno determinante di quanto lo si faccia apparire ogni 3x2 con totale unanimità di ogni schieramento politico (qui sì entra un po' più nello specifico della questione e il quadro che ne emerge è piuttosto inquietante...).
Chissà perché, però, quando il processo per la strage di Piazza della Loggia sì chiuse senza nemmeno uno straccio di colpevole, pure tra gli esecutori materiali, non si vide alcuna levata di scudi da parte di nessun esponente politico di destra, centro e "sinistra" (Presidente della Repubblica compreso) a salvaguardia della giustizia e della tutela della società civile.
E' evidente che lo sdegno e la condanna devono rivolgersi sempre in un'unica direzione da seguire abbandonando ogni barlume d'obiettività, soprattutto nel momento attuale, in cui siamo preda di problemi realisticamente ben più gravi d'affrontare che la pericolosità (quanto meno amplificata) di un ex terrorista latitante.