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23/06/2015

Il caso Azzollini e la riforma del Parlamento

Come prevedevo, il mio pezzo sul caso Azzollini ha provocato diversi dissensi fra i lettori, cosa comprensibilissima, dato il giustificatissimo odio per i politici che, però, può abbagliare.

Ovviamente io credo che se un parlamentare ha fatto reati è giusto che paghi, su questo non si discute, ma secondo quanto stabiliscono le leggi. E’ bene che ci ricordiamo una cosa: non si può chiedere, insieme, legalitarismo e giustizia sommaria. Se protesti contro Mafia Capitale, chiedi la punizione dei corrotti ecc. in nome del rispetto della legalità, ecc. poi non puoi essere “disinvolto” nell’applicazione delle norme di procedura: se vuoi il rispetto delle leggi devi essere il primo a rispettare la legge. Insomma: sbatteteli pure tutti in galera e buttate via la chiave, ma dopo un processo regolare. Ci siamo? Ed allora qualche precisazione può essere utile.

Il problema si presenta sotto due aspetti: quello parlamentare e quello penale-personale.

Sul primo aspetto va detto che le norme a tutela del parlamentare (ma anche del Presidente della Repubblica e dei Giudici costituzionali) non sono dei privilegi riservati ad alcune persone e di cui il verbo populista vorrebbe l’abrogazione, perché il parlamentare sia trattato come qualsiasi cittadino. Sono norme a tutela delle istituzioni: del Parlamento, della Presidenza della Repubblica, della Corte Costituzionale. Lo Stato di Diritto funziona sulla separazione dei poteri e, se volete lo Stato di Diritto, dovete tenervi anche queste norme che schermano un potere verso l’altro. Di qui l’autorizzazione a procedere: il parlamentare, il Presidente della Repubblica, i giudici Costituzionali non possono essere trattati come qualsiasi cittadino, perché non sono cittadini qualsiasi, ma rivestono incarichi rilevanti per la sicurezza dell’ordinamento giuridico dello Stato. E, infatti, la speciale tutela, cessa allo scadere del mandato.

Peraltro, questo non significa che, in assoluto, un parlamentare non debba essere arrestato qualsiasi cosa faccia, ma che per poterlo trarre in arresto ci voglia un’autorizzazione a procedere che è data (dovrebbe essere data) sulla base di valutazioni di merito, caso per caso, per accertarsi che dietro la richiesta di arresto non ci sia altro rispetto alla fattispecie penale. In fondo, se un politico può essere sospetto di essere un malfattore, non c’è nessuna ragione per escludere che anche un magistrato possa esserlo. O pensate che i magistrati godano di uno speciale status morale che li rende immuni da sospetti? In criminologia ed in democrazia nessuno è al di sopra dei sospetti.

Veniamo all’aspetto penale-personale del cittadino Azzollini (non del senatore). Il magistrato ha tutto il diritto di indagare, raccogliere prove e, se dovesse ritenere che ve ne siano a sufficienza, rinviarlo a giudizio. Sin qui la questione è pacifica. Il problema riguarda l’arresto che, contrariamente a quanto molti pensano, non è un anticipo di pena, ma una misura a tutela del processo, per cui può essere chiesta solo in tre casi: quando ci sia pericolo di fuga all’estero, quando vi sia il timore che l’indagato possa ripetere il reato e quando si pensa che possa inquinare le prove, minacciare testimoni ecc. Si badi che non si tratta di casi generici per cui, in quanto indiziato sei sospetto di voler scappare all’estero, ripetere il reato o inquinare le prove. Se bastasse essere indiziati di reato per essere ipso facto sospetti di questi  comportamenti, non ci sarebbe ragione di precisarli nel codice di procedura ma (come era nel codice fascista restato in vigore sino al 1989) ci sarebbe il “mandato di cattura obbligatorio”  in base alla gravità del reato. E neppure può bastare la personalità dell’indagato a motivare l’arresto, per cui un pregiudicato, ad esempio, è più sospetto di comportamenti come quelli descritti di uno che non lo è. Il magistrato terrà conto anche delle qualità personali dell’indagato, ma questo dato da solo non basta. Occorre che ci siano elementi concreti per suffragare l’ipotesi che motivi la misura cautelare. Ad esempio: un indagato ha fatto movimenti bancari sospetti spostando i suoi capitali all’estero, si sa che sta cercando di procurarsi un passaporto falso, ha affittato una casa in un paese in cui non ci sono accordi per l’estradizione ecc.: questo fa pensare che si stia preparando a prendere il volo. Dunque, vorremmo sapere sulla base di quali elementi la procura tranese ha ritenuto di emettere il mandato d’arresto sottoponendolo alla Giunta per le autorizzazioni a procedere. Sin qui, le dichiarazioni dei componenti la giunta non ci dicono nulla: Casson dichiara che secondo lui la richiesta sia ben fatta e che non ci sono dubbi per accoglierla. Va bene, ma in concreto cosa c’è? Giarrusso dice che Azzollini non ha risposto in modo soddisfacente alle domande sul merito della vicenda. Va bene, ma sul merito deciderà la magistratura e non spetta alla giunta occuparsene, qui dobbiamo decidere se ci sono elementi per pensare che Azzollini ripeta il reato, stia per scappare all’estero o stia per inquinare le prove. Ci sono elementi su questo? Se ci sono si dia l’autorizzazione a procedere senza nessuna esitazione, ma, per cortesia, potete renderci edotti sull’argomento?

Il punto più generale è un altro. Per l’ennesima volta, il caso Azzollini dimostra che il sistema fa acqua. Che ci siano norme a tutela dei parlamentari va benissimo, ma è giusto che questo filtro sia affidato allo stesso Parlamento? E’ inevitabile che i parlamentari giudichino in termini politici, ma, quando si tratta di misure personali e, per di più, di carattere penale, i criteri politici devono restare fuori della porta ed occorre decidere sul merito con criteri di giustizia. Qui, invece, accade che, nei tempi tranquilli, siano respinte anche le richieste di arresto più sacrosante e ben motivate, nei tempi di tempesta, quando l’opinione pubblica è “sotto botta” per una qualche raffica di scandali, si decida di buttare in pasto alle belve il primo che capita, senza manco dare un’occhiata alle carte. Poi, per uno si fa barriera perché è troppo importante negli equilibri di un partito che è determinante per la vita del governo, per un altro no, perché non è tanto importante. Vi sembra decente?

Questo è un uso criminale del potere di autorizzare l’arresto perché prescinde totalmente dai criteri di giustizia e considera solo le opportunità politiche, quel che finisce per screditare ulteriormente il Parlamento.

Ma, questo è il punto, potrebbe essere diversamente? Se affidiamo questo potere a dei politici, è possibile che non facciano prevalere valutazioni di ordine politico? Siamo seri: al di là del merito della posizione di Azzollini, di Castiglione o di chiunque altro, se il Pd votasse contro l’autorizzazione a procedere mentre è in atto Mafia Capitale, sarebbe linciato, quindi cerca di salvarsi in corner. D’altra parte, è ovvio che il partito di Azzollini voti contro in ogni caso. Oppure: è immaginabile un M5s che voti contro l’arresto? Il M5s “deve” essere colpevolista a prescindere... Ma questo è accettabile?

Anzi, a pensarci bene, non è proprio accettabile che i membri della giunta decidano per appartenenza di gruppo: ognuno dovrebbe votare secondo coscienza, sulla base delle sole considerazioni giuridiche. Ma accadrà mai?

Ormai sembra opportuno togliere questa facoltà al Parlamento ed affidarla ad un organo terzo, magari con componenti a rotazione, per evitare “scambi impropri”.

Ad esempio, potremmo avere una giunta per le autorizzazioni esterna al Parlamento, composta da personalità (scelte fra avvocati, magistrati in pensione, docenti di diritto) iscritte in un albo speciale rinnovato ogni sette anni e dal quale estrarre a sorte, di volta in volta , i cinque membri del collegio giudicante. E l’albo potrebbe essere composto in parte per nomina parlamentare (possibilmente dal solo Senato cui affidare esclusivamente i compiti di garanzia e controllo, differenziandolo dalla Camera cui resterebbero in esclusiva i compiti di indirizzo politico) in parte di nomina presidenziale, in parte indicati dalle magistrature superiori.

Non sarebbe il massimo, ma sarebbe già meglio di ora.

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