Kobane si sarebbe liberata di nuovo. Pochi minuti fa l’Osservatorio
Siriano per i Diritti Umani ha fatto sapere alla stampa che le forze
militari kurde hanno ripreso il controllo della città siriana al confine
con la Turchia, dopo il nuovo assalto compiuto nei giorni scorsi dallo
Stato Islamico.
Sarebbero ancora in corso scontri a sud di Kobane tra
combattenti kurdi e miliziani islamisti, ma questi ultimi sarebbero
stati espulsi dalla città dove erano rientrati giovedì. La
nuova liberazione – seguita a quella di gennaio, che pose fine a mesi di
assedio islamista – sarebbe giunta a poche ore da un’esplosione che ha
colpito la comunità stamattina.
In due giorni l’Isis si è vendicato dell’umilizione subita
all’inizio dell’anno, compiendo una carnefica: sarebbero quasi 150 i
civili uccisi a Kobane in 48 ore, molti dei quali giustiziati nelle
proprie abitazioni, con colpi di pistola sparati da distanza
ravvicinata. Per riprendere la città persa a gennaio, lo Stato
Islamico ha inviato giovedì tre kamikaze travestiti da combattenti kurdi
ed entrati dal confine turco, a bordo di veicoli che hanno sfondato la
linea kurda. Un fatto che ha provocato la rabbia della popolazione kurda
siriana e turca e che ha risvegliato le dure accuse mosse da mesi al
governo di Ankara, ritenuto responsabile non solo di garantire libertà
di movimento ai miliziani islamisti, ma di foraggiarne le attività.
Prosegue invece la battaglia a Hasakah, città kurdo-araba
vicino al confine con l’Iraq. Le rinnovate violenze hanno provocato un
nuovo esodo della popolazione civile: secondo fonti locali almeno 120mila persone si sono date alla fuga, da Hasakah e dai villaggi vicini.
Presa d’assalto due giorni fa dagli uomini del califfato, che hanno occupato il centro della città, Hasakah è oggi teatro di scontri tra forze kurde e esercito siriano da una parte e islamisti dall’altra
(l’amministrazione della città è divisa a metà, tra Damasco e kurdi),
seppure le Ypg abbiano precisato che non c’è al momento un coordinamento
con le truppe governative. Ieri il ministro dell’Informazione siriano,
Omran al-Zoubi, ha fatto appello ai residenti perché prendano le armi
per difendere Hasakah: “Chiedo ad ogni uomo, ad ogni giovane uomo e ad
ogni giovane donne di prendere le armi e di muoversi verso la linea del
fronte per difendere la città”.
La preda, per il califfo, è ghiotta: occupare Hasakah
significa controllare il triangolo di territorio che unisce i confini di
Turchia, Iraq e Siria e garantirsi una libertà di spostamento
di miliziani e armi molto più consistente del passato. Significherebbe
annullare definitivamente le frontiere con l’Iraq e creare un
corridoio di territorio che dalle province ovest irachene, saldamente in
mano all’Isis, corrono lungo il nord della Siria fino alla “capitale”
islamista Raqqa e quindi alle porte di Aleppo.
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