Ora che la partita è diventata serissima, e rischia di sfuggire di mano a tutti, il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, fa "la mossa" che fino a due giorni fa era esclusa: rivede la "proposta" della Troika per ammorbidirla. E naturalmente il governo greco non può che rispondere: "la esaminiamo".
Il giorno dopo una conferenza stampa in cui aveva indicato il governo Syriza come il nemico da abbattere, addebitandogli la responsabilità esclusiva di non aver raggiunto un accordo autodefinito "generoso" per la Grecia, invitando la popolazione ellenica a liberarsene, Juncker veste i panni di una poco credibile "colomba".
Così poco credibile che Tsipras l'avrebbe in un primo momento respinta, per poi prendere tempo per "valutare". Si può dire che in entrambi i campi sta prevalendo la tattica, in vista del referendum di domenica. E ognuno fa le mosse, o dice le cose, che meglio possono influenzare gli elettori chiamati a decidere del futuro di quel paese.
L'Eurogruppo dovrebbe di nuovo essere convocato per oggi, in riunione di emergenza, dopo che sabato scorso il ministro greco - Varoufakis - era stato allontanato al momento di dover decidere - come Unione Europea - il "piano B" per affrontare la prevedibile tempesta sui mercati. E forse la tempesta scatenatasi ieri ha fatto intravedere le streghe della rottura della Ue anche ai "falchi" ordo-liberisti di fede teutonica. Non a caso, dopo l'annuncio della nuova "proposta", tutte le borse continentali hanno ripreso i colori.
Ma la riunione stessa, secondo fonti di Bruxelles, sarà convocata solo se Tsipras risponderà per iscritto dichiarando l'accettazione piena, senza se e senza ma, dei termini proposti dai creditori per il varo di un nuovo piano di aiuti.
Ma cosa c'è di nuovo, oltre alla ripetizione del ricatto in forme ancora più ultimative? Le solite indiscrezioni parlano della "promessa" di un riscadenzamento del debito di Atene se al referendum vinceranno i sì. In questo modo il paese rimarrebbe nell'eurozona.
Se così stanno le cose, possiamo tranquillamente dire che è una "proposta elettorale", in piena continuità con la conferenza stampa di ieri. In pratica, Juncker sta dicendo ancora una volta ai greci: "liberatevi di questo governo, poi vi proporremo condizioni meno gravose".
«L'ufficio del primo ministro ha comunicato a Bruxelles che sta valutando la nuova proposta di ieri del presidente della Commissione Ue», che dovrebbe includere un alleggerimento del carico del debito in ottobre e nuove concessioni sul fronte delle integrazioni ai redditi più bassi.
Lo stesso Tsipras, parlando ancora una volta in tv, dopo una grandissima manifestazione in suo sostegno, ha promesso che «Se vince il sì, non saremo noi a fare l’austerità», legando indissolubilmente il destino del suo governo alla vittoria del "NO". «Se il popolo greco vuole procedere con i piani di austerità in eterno, piani che ci impediranno di risollevare la testa, noi lo rispetteremo, ma non saremo noi a darvi attuazione».
Ma ha dato anche una lettura precisa dell'atteggiamento ricattatorio della Troika: «Non credo che i creditori ci vogliano cacciare dall'Euro. I costi sarebbero enormi». Ma sicuramente «vogliono cacciare un governo che ha il sostegno popolare: la loro è una scelta politica». Per questo «Abbiamo detto no agli ultimatum» e abbiamo preferito «dare la parola al popolo greco». Ma coltiva ancora un'illusione: «Più forte sarà il fronte del no, più forti saranno le chance di un miglior negoziato dopo il referendum». Comprensibile che sia lui a dirlo, ma non sembra esista proprio alcuno spazio...
Tant'è vero che Angela Merkel ha praticamente annullato la presunta "apertura" di Juncker: "Per la Grecia la porta è aperta, ma l'attuale programma degli aiuti finanziari scade a mezzanotte". Ovvero il solito prendere o lasciare, ma con riferimento non alla "proposta Juncker", ma al documento reso noto domenica sera. Per non lasciare spazio a interpretazioni, ha tenuto a precisare che "Questa sera esattamente a mezzanotte ora centrale europea scade il programma. Non sono a conoscenza di alcune concrete indicazioni che non sia così"; e quindi "Tutto quello che so è che l'ultima offerta da parte della Commissione di cui sono a conoscenza è di venerdì scorso". Della serie: Juncker parla a nome suo, quindi non si tratta di una proposta che noi tedeschi condividiamo.
Difficile dunque pensare che possa essere una "buona base di discussione" o che possa addirittura valere come "ultimatum", pur avendone la forma verbale.
In ogni caso, resta stabilito che la Grecia non pagherà oggi la rata dovuta al Fmi (1,6 miliardi), che è il primo passo - lungo un iter che può durare anche un mese - verso la dichiarazione d'insolvenza di Atene.
Ultim'ora (15.20). Tsipras avrebbe risposto all'"offerta" di Juncker con una "controproposta". Secondo le prime notizie ufficiali, il governo greco chiede un programma di salvataggio di due anni al fondo europeo Esm, assieme a una ristrutturazione del debito. Lo riferisce l'ufficio del premier Alexis Tsipras.
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