Economie deboli strizzate dentro una moneta forte che non controllano. Il risultato - dicono i manuali di macroeconomia più seri - è deciso in partenza: fallimento assicurato, ma dopo esserti svenato fino alla morte per restare dentro quella gabbia.
Stiamo parlando della Grecia? Sì, ma anche di Portorico, isola caraibica considerata "il 51° stato dell'Unione" (ovvero gli Stati Uniti), che usa il dollaro come moneta normale.
Il governatore dell'isola (che formalmente fa parte del Commonwealth britannico, ma vive come dependance statunitense), Alejandro Garcia Padilla, ha comunicato di non essere più grado di onorare debiti saliti a oltre 72 miliardi di dollari. Questo debito «non è ripagabile»; è una questione, ha concluso, «non di politica ma di matematica». In altro linguaggio si può dire: "non si cava sangue dalle rape".
Naturalmente, dopo aver dichiarato di essere di fatto insolvente, il povero governatore ha chiesto aiuto "ai creditori", così come fatto dalla Grecia. Gli Stati Uniti di Obama, che un giorno sì e l'altro pure raccomandano agli europei e ai greci di trovare un accordo, ha fatto immediatemnte orecchie da mercante. «Nessuno sta contemplando un salvataggio federale di Porto Rico», ha detto il portavoce della Casa Bianca Joshn Earnest.
Ma chi detiene il debito di Portorico? Fondi pensione e hedge fund, quasi tutti statunitensi. Insomma: Portorico è un problema consistente per la finanza statunitense, un detonatore che può far esplodere diverse "bolle" e nicchie di mercato fin qui protette dalla Federal Reserve o dall'amministrazione federale. Per esempio tutto il comparto dei titoli obbligazionari emessi da enti municipali e locali, con cui sono stati fin qui finanziati "optional" come scuole e strade. Un settore già eroso nella "fiducia" a causa del fallimento dichiarato da Detroit e da mezza California.
Alcune cifre, riportate da IlSole24Ore, danno il quadro disperante della situazione: "Il fardello del debito è diventato insostenibile [...] ognuno dei suoi 3,7 milioni di residenti ha una cambiale da 20.000 dollari sulla testa, un record assoluto tra gli stati americani. In termini di proporzioni con l'economia, ormai in recessione dal 2007, l'indebitamento rappresenta il 70% del Pil dell'isola".
La condizione istituzionale di Portorico è un problema nel problema. E' classificata come un "territorio"; se fosse una città potrebbe far ricorso al "chapter 11" e chiedere l'amministrazione controllata. Ma non può. Non può neanche svalutare, perché non batte una moneta propria, dipende in tutto e per tutto dal dollaro.
Propria la dollarizzazione ha reso "non competitive" le industrie locali, un tempo quasi floride. Anche il venir meno del "bloque" contro Cuba ha avuto lì solo ripercussioni negative. Le basi militari statunitensi sono state infatti chiuse o fortemente ridimensionate, tagliando un'altra fonte di reddito "quasi turistico" (dalla ristorazione alla prostituzione, allo spaccio di droga).
La speculazione di Wall Street ha fatto il resto, con prestiti giganteschi rilasciati senza garanzie grazie alla politica dei "tassi zero" gestita a lungo dalla Federal Reserve. E' quasi la fotocopia del dramma greco.
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