Lo Stato islamico ha rivendicato l’attentato di ieri sulla spiaggia di Sousse, in Tunisia, in cui hanno perso la vita 39 persone, per la maggior parte turisti stranieri. In un comunicato diffuso dai jihadisti su Twitter si spiega che “un soldato del califfato ha potuto raggiungere l’obiettivo”, uccidendo circa 40 persone, “per la maggior parte provenienti da stati dell’alleanza crociata che combatte lo stato del Califfato”. Le vittime sono “per la maggior parte cittadini” britannici, ha confermato il primo ministro tunisino Habib Essid. Ma tra le persone uccise ci sono anche tedeschi, belgi e francesi. Tra la quarantina di feriti ci sono britannici, belgi, tedeschi e norvegesi.
Dopo l’attacco sulle coste del golfo di Hammamet, le autorità locali hanno deciso di fare chiudere circa 80 moschee accusate di incitamento alla violenza. In questi luoghi, ha detto il governo, non c’è controllo statale e si diffonde “veleno”. Per questo, saranno chiuse in settimana.
Il presunto autore dell’attentato si chiama Seifeddine Rezgui, un cittadino tunisino nato nel 1992, originario di Gaafour, ma studente a Kairouan. Era sconosciuto ai servizi di sicurezza locali ed è stato ucciso dalla polizia durante la sparatoria. “E’ entrato dalla spiaggia, vestito come uno che avrebbe voluto fare il bagno. Aveva un ombrellone per nascondere il kalashnikov. Arrivato sul posto, ha usato le sue armi”, ha spiegato il segretario di Stato per la Sicurezza tunisino Rafik Chelly.
Intanto, centinaia di turisti stranieri cercano di lasciare il paese. Molti sono stati accompagnati in autobus all’aeroporto di Enfidha, a metà strada tra Tunisi e Sousse. Tredici voli sono stati organizzati nella notte con destinazione Londra, Manchester, Amsterdam, Bruxelles e San Pietroburgo.
Il ministro del Turismo Selma Elloumi Rekik ha riconosciuto che l’attacco di ieri è stato “un duro colpo per la Tunisia”. Dopo l’attacco al museo Bardo di Tunisi dello scorso mese di marzo, il settore strategico del turismo tunisino ha registrato un calo del 25,7% su base annua di turisti. Il settore rappresenta circa il 7% del Prodotto interno lordo della Tunisia.
Intanto la polizia del Kuwait sta interrogando numerose persone con l’accusa di essere coinvolte nell’attentato suicida all’interno di una moschea sciita della capitale, che ieri, venerdì di Ramadan, ha ucciso 27 persone riunite in preghiera e ne ha ferite altre 220. “Abbiamo arrestato numerose persone sospettate di avere legami con l’attentatore suicida”, ha detto una fonte della sicurezza della petromonarchia.
Il gruppo Stato islamico si è assunto la responsabilità dell'attentato, che è il primo attacco terroristico da più di due decenni nel piccolo paese petrolifero del golfo arabo, a maggioranza sunnita. Un comunicato diffuso dall’organizzazione la “provincia di Najd” – autodefinitasi la branca saudita del gruppo islamista – identifica l’attentatore suicida come Abu Suleiman al-Muwahhid. La moschea sarebbe stata scelta come obiettivo dai jihadisti perché “diffondeva gli insegnamenti sciiti tra la popolazione sunnita”. Il governo kuwaitiano ha dichiarato il lutto nazionale e ha disposto i funerali di stato per le vittime.
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