Giornata della memoria e del dolore, oggi, in Russia: il 22 giugno 1941, alle 4 del mattino, le truppe della Wehrmacht cominciavano l'invasione dell'Unione Sovietica, dando inizio a una guerra che, per 1418 giorni, si portò via decine di milioni di cittadini sovietici, per la stragrande maggioranza tra la popolazione civile. Le forze d'invasione naziste contavano 191 divisioni, per una forza complessiva di 7,3 milioni di uomini; numeri che testimoniano, al di là di ogni versione interessata della storia, quale sia stato il reale peso sostenuto nel conflitto dall'Armata Rossa, da una parte e dagli eserciti Alleati, dall'altra, che combatterono, sui fronti europeo e africano, contro poco più di una sessantina di divisioni tedesche.
Le iniziative a ricordo di quella tragica data, iniziate in moltissime città della Russia già domenica sera, hanno preso il via oggi dalla Fortezza di Brest, in Bielorussia, che per prima sostenne l'urto dell'attacco nazista. Secondo i piani d'invasione la guarnigione di Brest avrebbe dovuto essere annientata entro mezzogiorno dello stesso 22 giugno: i nazisti riuscirono a espugnarla soltanto il 29 giugno con cannoneggiamenti, bombardamenti aerei, uso di lanciafiamme, ma fino a inizio agosto i difensori sovietici continuarono a tenere impegnata la fanteria tedesca con attacchi di sorpresa dai sotterranei della fortezza.
E sarà un caso che proprio in questi giorni si sia fatta ancora più intensa l'offensiva da guerra fredda di USA e Nato contro la Russia.
A parere del Segretario del Consiglio di difesa russo, Nikolaj Patrušev "l'Occidente mira a distruggere la Russia come paese". In un'intervista a Kommersant, Patrušev dichiara che la stessa lotta al terrorismo dello Stato islamico, sotto le cui insegne gli Stati Uniti chiamano a riunirsi in un'unica coalizione mondiale, è utilizzata "per l'aperta intromissione negli affari di stati sovrani. Questo è lo scenario che, in particolare, osserviamo in Siria. La Russia, per principio, insiste perché il ruolo chiave di coordinamento in questa lotta venga svolto dall'ONU e dal suo Consiglio di sicurezza. Lo stesso Stato islamico" ha continuato Patrušev "quando combatte contro Assad è sostenuto dagli USA; che contemporaneamente però lo bombardano".
Secondo Patrušev, un pericolo non inferiore al terrorismo internazionale, per la destabilizzazione della Russia, è rappresentato dalle “rivoluzioni colorate, l'esempio più lampante delle quali è dato dall'Ucraina. Contemporaneamente, si segue la politica di tenere a “guinzaglio corto” i paesi dell'Unione Europea, cui si impongono, spessissimo senza tener conto dei loro interessi, le sanzioni antirusse. A proposito del sostegno di Washington al golpe ucraino, gli USA, dichiarando ufficialmente di essere interessati alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina, perseguono in realtà interessi diversi: "a loro non interessa assolutamente l'Ucraina. A loro interessa la Russia. Vorrebbero davvero che la Russia non esistesse più in quanto paese. Il fatto è" ha detto Patrušev "che noi disponiamo di immense ricchezze e gli americani ritengono che noi le possediamo illegalmente e immeritatamente, per il fatto che, secondo loro, noi non le utilizziamo come dovrebbero essere utilizzate".
Per quanto riguarda i piani statunitensi di massiccia dislocazione di armamenti pesanti in Europa orientale, Patrušev ha affermato che alcune manovre militari NATO somigliano più a provocazioni che a esercitazioni, per non parlare dei continui “avvistamenti” di sommergibili lungo le coste scandinave o intercettazioni di aerei militari russi nei cieli nordeuropei.
Ed ecco che dal Pentagono giunge la dichiarazione di aperta contrapposizione alla Russia, con o senza Putin. Il Segretario alla difesa USA, Ashton Carter, secondo quanto riportato da Interfax, ha ammonito che il confronto con la Russia può avere carattere prolungato e che, quindi, USA e NATO devono essere pronti a un lungo confronto con Mosca nelle nuove condizioni determinatesi in conseguenza della politica russa nei confronti dell'Ucraina. Carter, che sarà in Germania ed Estonia, prima di prender parte alla riunione dei Ministri della difesa NATO a Bruxelles, secondo un rappresentante del Pentagono si appresta a "spronare gli alleati della NATO affinché riflettano sulle nuove minacce, le nuove tecnologie, chiedendo che si riportino alla luce gli scenari della guerra fredda, per determinare nuovi percorsi di contrapposizione alle nuove minacce".
Quali sarebbero le nuove minacce, secondo Washington e Bruxelles, se non quelle di “aggressione russa”, cui hanno gridato per l'ennesima volta i leader dei paesi baltici e a proposito delle quali il capo dell'amministrazione presidenziale russa, Sergej Ivanov, intervistato ieri dal Finacial Times, non ha potuto che replicare trattarsi di “disturbi psichici” da parte degli stessi che parlano di tali minacce? Ivanov ha detto al corrispondente del FT che "si fa così, deliberatamente da parte dei paesi baltici, per ottenere soldi dalla NATO. Lo dico apertamente: hanno bisogno dei soldi occidentali, per questo gridano “al lupo”, ci attaccano". Paragonando i bilanci di NATO e Russia, Ivanov ha detto che non possono nemmeno mettersi a confronto, sono "un elefante e un botolo, un ippopotamo e un gatto domestico. Le nostre potenze militari sono completamente diverse; ma la cosa principale: perché dobbiamo farlo? Sul serio pensate che vogliamo scatenare una guerra con la NATO? Credete che siamo suicidi?".
A proposito del conflitto nel Donbass, dove anche oggi stanno continuando i bombardamenti governativi su Donetsk e anche ieri si sono contate tre vittime civili, Ivanov ha ribadito l'impossibilità di qualsiasi soluzione che non preveda il dialogo tra Kiev e le milizie popolari; dialogo che, però, da parte ucraina non sembra volersi raggiungere. "L'Ucraina non vuole condurre contatti diretti" ha detto Ivanov; "non vuole sedere a un tavolo comune. Cominciate a parlarvi: pur senza giornalisti, senza telecamere, ma cominciate".
Proprio in coincidenza con il 22 giugno, una missione congiunta di tedeschi, ucraini e svedesi ha iniziato il pattugliamento dal cielo delle infrastrutture militari russe. La missione, che andrà avanti fino al 26 giugno e utilizzerà un velivolo svedese Saab-340B privo di armamenti, secondo il Ministero della difesa russo rientra nel quadro dell'accordo internazionale “Cieli aperti” (Treaty on Open Skies, sottoscritto a Helsinki nel 1992 da 27 Paesi dell'Osce e ratificato dalla Russia nel 2001), cui partecipano anche specialisti russi. Esperti russi dovrebbero eseguire corrispondenti voli di osservazione su Romania e Ungheria a bordo di An-30B dal 22 al 27 giugno.
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