Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

10/06/2015

Roma. Per i sondaggi il Pd è ormai al 17%

Si capisce bene perché il Pd abbia "blindato" Ignazio Marino intimandogli - o forse pregandolo in ginocchio - di rimanere alla guida del Comune di Roma. Sarebbe già sufficiente la "ragion politica" - finché non si dimette o non viene commissariato, può continuare a dire che "siamo stati noi a cacciare i cattivi" - ma ce n'è un'altra più terra terra. Insomma, al livello che Renzi e il suo cerchio magico può persino capire: un sondaggio definito "riservatissimo" assegna al partito di Renzi, in caso di elezioni amministrative a Roma, appena il 17%. Da "partito della nazione" a partitino sul viale del tramonto, surclassato dai Cinque Stelle e addirittura dalla lista dei palazzinari guidata da Alfio Marchini.

I segnali sociali erano già visibili - impossibile trovare tra gli iscritti i "volontari" disponibili a cuocere le salcicce alla festa de L'Unità (che non c'è più, ma la festa sì, come il partito...) - ma vederseli quantificati in un'autentica disfatta deve far male anche a stomaci sepolti sotto quintali di pelo.

A questo punto l'ipotesi del commissariamento sarebbe quasi più accettabile, perché concederebbe un anno di pausa e tentativi di recuperare credibilità, per quanto difficile possa sembrare dopo i più recenti sviluppi dell'inchiesta Mafia Capitale. E dire che proprio stamattina il Commissario Anticorruzione, quel Raffaele Cantone messo lì proprio da Renzi, andava spiegando che "è molto complicato commissariare un Comune, bisognerebbe dimostrare che è tutto infiltrato dalla mafia". Come dire: se ce sono dieci buoni su mille, li lasciamo continuare tutti?

Entro la fine di luglio, in ogni caso, dovrà arrivare una decisione sullo scioglimento e il commissariamento. Il sondaggio secretato non lascia speranze e mostra come l'astensionismo è diventato maggioranza assoluta (il 51% non andrebbe a votare), mentre il restante 49% verrebbe distribuito come spiegato prima (con in più un 8% attribuito a Salvini per via della sua alleanza con i resti del neofascismo romano, che però poteva prima contare su percentuali da paura (anche il 30%, quando alla guida c'era Fini - Fini chi?).

Del resto, Gramazio e Carminati possono essere qualificati in molti e poco onorevoli modi, ma di certo costituivano l'asse portante della destra romana, in versione istitutional o goodfellas. Quindi anche quel tipo di elettorato lì dovrebbe essere congelato per un bel po', impossibilitato com'è a farsi rappresentare da un leghista senza pedigree di piazza e senza quarti di aristocrazia nera da esibire.

Il paradosso è che - Cinque Stelle a parte - nessuno vorrebbe davvero vincere questa tornata elettorale su Roma: tra inchieste e tagli alla spesa, infatti, il Comune può vantare quasi solo debiti e casse clamorosamente vuote. Se non c'è trippa, i vecchi gattopardi capitolini sarebbero quasi felici di passare la mano.

L'altro elemento interessante è quasi filosofico: ma il Pd renziano potrebbe reggere davvero una consiliatura all'opposizione? C'è da dubitarne fortemente, visto qual'è stato il collante negli ultimi venti anni (chiedere a Buzzi per dettagli più espliciti).

Ma chi è che deve decidere sul commissariamento o meno. Il prefetto. Quel Franco Gabrielli già capo della Digos nella questura di Roma, poi direttore del SISDE e dell'AISI (servizi segreti interni), quindi prefetto dell'Aquila nella gestione del post-terremoto, dal 13 novembre 2010 al 2 aprile 2015 capo del Dipartimento della Protezione Civile. Sembra il fratello gemello - come carriera - di Gianni De Gennaro. Secondo una ricostruzione de Il Fatto in base alle carte di Mafia Capitale, quando Luca Odevaine (arrestato, detto anche "mr. un euro a immigrato per me") era rappresentante del governo per la gestione dell’emergenza rifugiati sarebbe contattato dall'attuale prefetto in questo modo: “Me dice: senti Luca… prendite un attimo ‘ste carte – si legge in una intercettazione ambientale contenuta nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi – guarda un attimo perché secondo me questa cosa (la gestione del Cara di Mineo, ndr) costa ‘no sproposito”. Quando si dice il fiuto dell'investigatore...

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento