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29/04/2023

Primo inciampo del governo fascioleghista

Piovono conferme, e anche prima del previsto. Il governo Meloni finisce sotto per la prima volta, alla Camera, proprio sul Def. Ovvero sulle politiche di bilancio, la relazione con il PNRR, le “riforme”, ecc.

Era stato previsto fin da subito, mentre l’esecutivo infiorettava di temi “allarmistici” (i rave, i migranti, gli anarchici, infine gli orsi...) l’agenda politica e mediatica. Tutto, insomma, pur di nascondere l’ostacolo principale: la subordinazione ai diktat dell’Unione Europea, dopo aver “giurato” in campagna elettorale che ci sarebbero stati cambiamenti epocali. Subordinazione ancora più accentuata dalla “riforma del patto di stabilità” che va maturando a Bruxelles.

La riprova si è avuta al Senato – dove la relazione al Def sullo scostamento di bilancio è stata approvata grazie al voto di Renzi e altri del sedicente “terzo polo” – quando Mario Monti si è alzato per dare al documento la sua approvazione proprio per la continuità con quanto fatto da tutti i governi precedenti, fin dal 2011 (quando proprio Monti venne installato a Palazzo Chigi in sostituzione di Berlusconi).

Non ci sono insomma possibili equivoci sull’impostazione “austera”, che arriva a bruciare – anche se Giorgetti smentisce, ma senza ancora svelare i numeri – persino l’elemosina del “taglio al cuneo fiscale”, pochi euro al mese e a carico dello Stato, mica delle imprese.

Eppure le tensioni all’interno della maggioranza di destra hanno assunto una forma visibile proprio perché, anche su quel poco di “maneggiabile” che c’è all’interno di una manovra di fatto “commissariata” dalla Ue, gli appetiti dei vari gruppi sono stati più forti della necessità oggettiva di recitare la parte della “coalizione compatta”.

Le voci danno la responsabilità principale alla Lega, che avrebbe così voluto mandare un “segnale politico”. Difficile averne la prova, visto che le assenze sono state numerose in tutti i gruppi, come già altre volte era accaduto senza che però ci fosse “l’incidente”. Ma è apparso palese che qualche problema comincia a minare la narrazione ufficiale.

“I deputati o non sanno o non si rendono conto“, lo sfogo del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, lasciando irritato l’Aula. “Una figura di m...“, è la sintesi di un big del centrodestra.

La Meloni, sorpresa a Londra da questa figuraccia, mentre doveva anche lì subire contestazioni di piazza, giura di voler correre ai ripari.

“Una brutta figura“, per un “eccesso di sicurezza“, ha intanto provato a minimizzare. “Tutti vanno richiamati alle loro responsabilità. Credo che si debba fare una valutazione ulteriore, e concentrare l’attenzione sui parlamentari in missione, su chi ha un doppio incarico” (le assenze sono sempre “giustificate”, in qualche modo).

Adesso, ovviamente, ci sarà il via libera immediato – già domani – alla nuova versione della relazione al Def (impossibile che ci sia un nuovo “bagno freddo”, che equivarrebbe all’apertura ufficiale di una crisi di governo). E sicuramente il Consiglio dei ministri del primo maggio suonerà la fanfara come se nulla fosse accaduto.

Ma la strada sembra già tracciata. E sarà bene non farsi abbindolare dalle innumerevoli “armi di distrazione di massa” che questo governo moltiplicherà nei prossimi mesi. Sulle questioni economiche e la subordinazione alla Ue inciamperanno più volte.

Un movimento di lavoratori, studenti, disoccupati, pensionati più forte potrebbe trasformare quegli inciampi in caduta...

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