Presentazione


Aggregatore d'analisi, opinioni, fatti e (non troppo di rado) musica.
Cerco

23/04/2023

Sudan - Combattimenti nonostante la tregua. Gli occidentali evacuano

In Sudan sono in corso ormai dallo scorso 15 aprile intensi combattimenti tra l’esercito regolare sudanese e le Forze di supporto rapido (Rsf), i paramilitari guidati dal generale Mohamed Hamdan “Hemeti” Dagalo.

I due generali oggi in conflitto tra loro, Mohamed Hamdan Dagalo e Abdelfatah al Burhan, furono il braccio e la mente del colpo di stato del 2021. Al Burhan 62 anni, è divenuto presidente del Consiglio sovrano di Transizione, l’organo esecutivo del Paese.

Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), dall’avvio dei combattimenti si contano ad oggi oltre 400 morti e 3.500 feriti nel Paese. A partire dal 21 aprile, le parti hanno concordato una tregua umanitaria per un periodo di 72 ore durante le celebrazioni dell’Eid al Fitr, la festa che sancisce la fine del mese sacro del Ramadan. La misura è stata tuttavia ignorata dalle parti in conflitto e nella capitale continuano a registrarsi esplosioni e colpi di armi da fuoco.

Le Rsf sono un esercito di circa 100mila uomini erede della milizia araba dei Janjaweed (ovvero “demoni a cavallo”) particolarmente violenti contro i ribelli del Darfur venti anni fa.

Le Forze di supporto rapido (Rsf) guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo, hanno smentito di ricevere sostegno dal gruppo di mercenari russi Wagner, come annunciato in un’esclusiva della televisione statunitense CNN.

“Respingiamo categoricamente le accuse circa un nostro coinvolgimento con il gruppo Wagner nell’attuale conflitto in Sudan”, recita un comunicato diffuso dall’account Twitter ufficiale delle Rsf. Gli uomini del generale Dagalo accusano invece le Forze armate sudanesi (Saf) del generale Abdel Fattah al Burhan di essere sostenute da potenze straniere.

Anche il capo della compagnia russa Wagner Evgenij Prigozhin ha affermato di non sostenere nessuno dei partecipanti. “Sottolineo ancora una volta che la compagnia Wagner non partecipa in alcun modo al conflitto sudanese, e le domande di tutti i media riguardanti qualsiasi aiuto ad Abdel Fattah al-Burhan oppure al capo delle Forze di supporto rapido Mohamed Dagalo, o altre persone nel territorio del Sudan, non sono altro che un tentativo di provocazione”, ha affermato Prigozhin.

Secondo alcuni osservatori il conflitto in Sudan tra l’esercito di Abdel Fattah al Burhan e le milizie di Dagalo potrebbe estendersi prima o poi anche alla Libia. Una fonte libica ha riferito ad Agenzia Nova che sarebbe fallito “un tentativo di stabilire un ponte aereo diretto tra il sud della Libia e il Sudan”, dopo che i ribelli hanno perso il controllo di alcune basi militari sudanesi. In particolare, secondo la fonte, “ci sono stati tre voli, tra domenica e martedì, non per andare in Sudan ma per scaricare armi e munizioni a Kufra, nel sud-est della Libia, che sono state poi trasportate via terra oltre il confine”.

La 128esima Brigata dell’Lna del generale Haftar, uomo forte della Cirenaica, “ha da tempo assunto il controllo di alcune aree precedentemente presidiate dalle Brigate Subul Al Salam”, a loro volta guidate dal salafita radicale Abdul Rahman Hashem, “a ridosso del confine sudanese e del triangolo tra Ciad, Sudan e Libia”, ha detto l’analista libico Emadeddine Badi ad Agenzia Nova.

“Ci sono dei collegamenti tra Hemeti e Haftar”, ha confermato Badi. Secondo il quotidiano statunitense Wall Street Journal, i due generali si sono già aiutati a vicenda in passato. In particolare, il generale sudanese ha inviato combattenti per aiutare Haftar durante il tentativo, fallito, di impadronirsi della capitale libica Tripoli nel 2019. Ancora oggi, i miliziani sudanesi affiliati al generale Dagalo svolgono funzioni di guardia nelle strutture militari dell’Lna. Haftar e Hemedti sono, inoltre, alleati con gli Emirati Arabi Uniti, Paese che ha sostenuto Haftar militarmente in Libia e che avrebbe reclutato gli uomini di Hemeti per combattere in Yemen, teatro di un conflitto civile dal 2014.

L’Egitto, invece, ha allacciato legami molto stretti con il Consiglio sovrano del generale al Burhan, effettuando frequenti esercitazioni militari congiunte, l’ultima delle quali a inizio aprile presso la base navale di Port Sudan. “Non credo che gli egiziani controllino ciò che Haftar può fare”, riferisce Badi, spiegando anzi come l’Egitto dipenda sempre più da Haftar per la difesa del suo fianco occidentale. “Il suo sostegno (di Haftar) alle Rsf è probabilmente orchestrato in modo indipendente, oppure fatto per conto o in coordinamento con gli Emirati Arabi Uniti”, ha concluso l’esperto.

Nel frattempo, ci sarebbe un francese ferito durante le operazioni di evacuazione dell’ambasciata di Parigi. Secondo la ricostruzione il convoglio francese sarebbe stato attaccato da aerei durante l’evacuazione questa mattina, lungo la strada da Bahri a Omdurman. La Francia ha iniziato una “rapida operazione di evacuazione” dei suoi cittadini e del suo personale diplomatico in Sudan. Lo riferisce oggi il ministero degli Esteri, secondo cui l’operazione includerà cittadini di “Paesi europei e alleati”.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha confermato l’evacuazione del personale diplomatico dell’ambasciata Usa in Sudan, a causa dei violenti combattimenti in corso nella capitale, Khartoum portando il personale dell’ambasciata alla base militare di Camp Lemonnier, in Gibuti.

Anche l’Italia sta predisponendo un piano per il rientro degli italiani che si trovano in Sudan. Ad annunciarlo è il sottosegretario agli Esteri, Maria Tripodi.

Fonte

Nessun commento:

Posta un commento