Nel disinteresse pressoché totale dei nostri mezzi di informazione si è tenuta ieri, a Mosca, la prima riunione dei Ministri della Difesa di Russia, Iran, Siria e Turchia.
I quattro hanno ribadito il comune interesse a una soluzione negoziale, al rispetto della sovranità siriana e del suo governo, alla normalizzazione delle relazioni tra Siria e Turchia, alla lotta all’estremismo e alla necessità di fare il possibile per rimpatriare i profughi che sono fuggiti dal conflitto.
Non credo sfugga, nemmeno ai distratti, che a quel tavolo così grande e così tondo c’era posto per sei, ma altri due paesi non si sono accomodati; spicca in particolare l’assenza di uno di questi due, che di solito si lancia sempre a risolvere, diciamo così, tutte le crisi diplomatiche del mondo. E stavolta invece niente.
Oggi invece, finalmente, Xi Jinping e Zelensky si sono sentiti telefonicamente. Stavolta grande entusiasmo nei nostri mezzi di informazione – entusiasmo che però è andato via via scemando alla lettura dei comunicati.
La Cina non ha parlato né di aggressione russa né di necessità del ritiro delle truppe russe, ma ha ribadito la necessità di una soluzione negoziale e di un cessate il fuoco.
Che non è ciò che l’Ucraina vuole, naturalmente, né ciò che vogliono gli Stati Uniti (che, se non si fosse capito, sono uno dei due paesi che al tavolo dei negoziati siriani non si è seduto).
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