Non ho ancora avuto modo di leggere l’enciclica per intero (non che sia in cima alla mia coda di lettura…), ma solo a leggere le prime analisi fatte da chi non ha le fette di salame sopra gli occhi appare chiaro che ci sia poco di che entusiasmarsi.
Partiamo, però, da un concetto preliminare:
LA CHIESA HA UNA DOTTRINA SOCIALE
La dottrina sociale della Chiesa non se l’è inventata Papa Bergoglio. Se l’è inventata nel 1891 Papa Leone XIII con l’enciclica Rerum Novarum
ed è da allora che la Chiesa dice che la dignità umana deve essere
conservata anche nella dimensione del salariato, a cui deve essere
corrisposto un salario capace di sostenere la famiglia, più altri tipi
di preoccupazioni “umanitarie” rispetto allo stato di abbrutimento del
lavoratore sotto il capitalismo.
Stupirsi, nell’anno 2015, che il Papa faccia
una “critica al capitalismo” è quantomeno fuori tempo massimo. Una
minima conoscenza della storia del movimento operaio dovrebbe anche
ricordare che la Rerum Novarum fu promulgata per correre ai
ripari ed evitare che le masse lavoratrici cattoliche finissero tutte
nelle braccia del nascente movimento operaio italiano. Operazione
peraltro riuscita. Nei suoi discorsi “anti capitalisti” Bergolgio non fa
altro che ripetere la dottrina sociale della Chiesa come avviata da
Leone XIII e messa a punto da tutti i papi successivi, inclusi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Se poi vogliamo parlare di coerenza, citofonare alla CISL e chiedere cosa pensano del Jobs Act.
Altro concetto preliminare:
ANCHE BENEDETTO XVI ERA “ECOLOGISTA”
L’evidente antipatia per il precedente pontefice (contro cui era facile sparare salve di battute sui suoi trascorsi nella hitlerjugend)
non può far dimenticare che anche il Papa tedesco amava proporre omelie
sulla salvaguardia del creato dall’avidità umana. Per chi fosse troppo
smemorato, la Chiesa ha riunito in unico volume gli interventi di
Ratzinger a proposito:
Scoprire ora che anche la Chiesa ha un suo
ecologismo è quindi più un peccato di superficialità nel giudicare
l’antipatico Papa tedesco piuttosto che un apprezzamento di una supposta
svolta del simpatico Papa argentino.
Se poi vogliamo parlare di coerenza, citofonare ai politici cattolici e chiedere cosa pensano dello Sblocca Italia.
Se poi vogliamo parlare di coerenza, citofonare ai politici cattolici e chiedere cosa pensano dello Sblocca Italia.
Ma veniamo all’enciclica. L’entusiasmo per
un Papa che parla di ecologia rischia (eufemismo) di mettere in secondo piano
alcuni punti che invece, fuori dai circoli della sinistra che vaga alla
ricerca di punti di riferimento, stanno saltando agli occhi di molti.
L’encilica è strutturata per punti e può essere letta qui.
1) Bergoglio ribadisce il creazionismo. Se
si dimentica che Dio è creatore si finisce per adorare altre forze
(punto 75), e dietro a tutto c’è il piano intelligente di Dio, non il
caso o l’evoluzione (punto 77).
2) I gay sono contro l’ecologismo. Al
punto 155 Bergoglio ci tiene a precisare che per avere un sano rapporto
col creato bisogna avere un sano rapporto col proprio corpo maschile e
femminile. I gay evidentemente fanno più danno alla natura della Chevron.
3) I diritti delle donne sono contro l’ecologismo.
Al punto 120 “Dal momento che tutto è in relazione, non è neppure
compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto”.
4) La ricerca scientifica è contro l’ecologismo. Al punto 136 “D’altro
canto, è preoccupante il fatto che alcuni movimenti ecologisti
difendano l’integrità dell’ambiente, e con ragione reclamino dei limiti
alla ricerca scientifica, mentre a volte non applicano questi medesimi
principi alla vita umana. Spesso si giustifica che si oltrepassino tutti
i limiti quando si fanno esperimenti con embrioni umani vivi“.
5) Per fare l’ecologismo il terzo mondo deve continuare a fare figli come conigli.
Aveva fatto scalpore l’espressione “come conigli” usata da Bergoglio
nelle Filippine per dire che forse si potevano fare anche meno di 15
figli per coppia. Fortunatamente al punto 50 viene ribadita la giusta
linea: “Invece di risolvere i problemi dei poveri e pensare a un
mondo diverso, alcuni si limitano a proporre una riduzione della
natalità. Non mancano pressioni internazionali sui Paesi in via di
sviluppo che condizionano gli aiuti economici a determinate politiche di
“salute riproduttiva”. Però, «se è vero che l’ineguale distribuzione
della popolazione e delle risorse disponibili crea ostacoli allo
sviluppo e ad un uso sostenibile dell’ambiente, va riconosciuto che la
crescita demografica è pienamente compatibile con uno sviluppo integrale
e solidale»“. Per chiarezza, la citazione fatta da Bergoglio è dal compendio della dottrina sociale della Chiesa.
Certamente, l’ala più conservatrice della
Chiesa urlerà che questa è un’enciclica di sinistra, un’enciclica
socialista, addirittura. Sarebbe però quantomeno ingenuo cadere nella
trappola e pensare che se l’ala più conservatrice della Chiesa lo urla,
allora certamente è vero. D’altra parte questo è lo stesso tipo di
destra intimamente convinta che Obama sia comunista.
Certamente, Bergoglio offre all’ala più
conservatrice della Chiesa degli appigli vistosi, andando a saccheggiare
una terminologia che fin’ora era stata patrimonio dei movimenti
ecologisti, di sinistra, “no global”. Parla di “debito ecologico”, di
nord e sud del mondo, di disuguaglianza tra e dentro le nazioni. Ma
Bergoglio non è l’ultimo wannabe intellettuale di una sinistra allo
sbando, è il capo di una delle più straordinarie macchine ideologiche
del mondo, una macchina che funziona da 2000 anni e che ha dimostrato di
poter sussumere al proprio interno tutte le novità strutturali e
sovrastrutturali che hanno attraversato questi due millenni di storia.
Infatti la struttura dell’enciclica è la dottrina della Chiesa, non i
documenti del Foro di Sao Paulo. Tutto ciò che proviene
dall’elaborazione dei movimenti (e dall’elaborazione scientifica!) viene
filtrato e accettato nella misura in cui è compatibile con la
tradizione teologica cattolica. Il resto viene espulso. O trasformato.
Forse chi pensa che il Papa sia
all’improvviso saltato “dalla nostra parte” dovrebbe chiedersi se per
caso non sia solo l’ultimo in una lunga lista ad essere saltato dalla
parte del Papa.
PS: un discorso molto più articolato
meriterebbe la componente cattolica delle sinistre latino americane. Si
spera che, comunque, si abbia la dignità di riconoscere che in termini
di potenza della Chiesa e delle sinistre c’è un abisso tra l’Italia e il
Sud America.
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