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03/09/2022

Argentina - Attentato alla vicepresidente Kirchner. Migliaia rispondono in piazza

Giovedi la vicepresidente argentina Cristina Kirchner esponente del peronismo di sinistra, ha subito un attentato fortunosamente fallito. La pistola dell’attentatore si è inceppata. L’uomo è di origine brasiliana e le indagini stanno cercando di capire se l’attentato sia stata una operazione di terrorismo organizzato che va oltre il gesto isolato.

Migliaia di persone si sono radunate nel centro di Buenos Aires per esprimere solidarietà a Cristina Kirchner. I manifestanti hanno occupato la storica Plaza de Mayo, riempiendo anche le tre grandi principali vie d’accesso.

La massiccia mobilitazione indetta dal Frente de Todos in risposta all’attentato alla vicepresidente Cristina Kirchner si è conclusa con la lettura del documento “La pace sociale è una responsabilità collettiva”. Sul palco allestito in Plaza de Mayo erano presenti i ministri del gabinetto nazionale, i governatori, i sindacalisti e le Madri e le Nonne di Plaza de Mayo. Il documento è stato letto da Alejandra Darín.

Qui di seguito il documento letto in Plaza de Mayo:
“Di fronte al tentativo di assassinare il principale leader politico del Paese, nessuno che difenda la Repubblica può tacere o anteporre le proprie differenze ideologiche al ripudio unanime che questa azione comporta.

Non c’è modo di relativizzare o minimizzare un attentato. La solidarietà e il ripudio dei leader di tutta l’America Latina, degli Stati Uniti, dell’Europa e di Papa Francesco dimostrano che il mondo comprende appieno la gravità di quanto è accaduto. Anche il movimento sindacale organizzato, le entità imprenditoriali, le comunità religiose, le associazioni sportive e altre organizzazioni intermedie del Paese si sono espresse nella stessa direzione. Anche gran parte della leadership politica nazionale, che ringraziamo per aver compreso che la convivenza democratica deve prevalere su qualsiasi disaccordo politico.

Il “limite”, di cui abbiamo sentito parlare molto nelle ultime ore, non è stato superato ieri. Se non vogliamo che l’intolleranza e la violenza politica spazzino via il consenso democratico che abbiamo costruito dal 1983 a oggi, dobbiamo contestualizzare ciò che è accaduto ieri sera contro la vicepresidente Cristina Kirchner: per diversi anni, un piccolo settore della leadership politica e dei suoi media di parte ha ripetuto un discorso di odio, di negazione dell’altro, di stigmatizzazione, di criminalizzazione di qualsiasi leader popolare o peronista, e persino di qualsiasi simpatizzante. Tutti abbiamo visto manifestazioni in cui sacchi mortuari, bare o ghigliottine sono stati fatti sfilare nelle piazze più importanti della capitale federale.

La legittimazione di discorsi estremi, di appelli all’aggressione, di proposte che negano la legittimità democratica dell’avversario politico non è né innocente né gratuita. Nessuno è individualmente responsabile delle azioni degli altri, ma coloro che hanno dato spazio ai discorsi di odio dovrebbero riflettere su come hanno collaborato a portarci a questa situazione.

La vita democratica è incompatibile con le azioni di minoranze violente che cercano di guidare il resto della società per il naso, o che costringono alcuni leader ad assumere posizioni sempre più settarie per compiacere la loro presunta clientela elettorale.

La convivenza nel quadro di un ordine democratico è anche la soglia delle condizioni necessarie per lo sviluppo dei nostri figli e figlie. I danni causati da azioni e parole violente nella mente dei bambini sono una condanna per il futuro dell’Argentina.

Il popolo argentino è scioccato, sconvolto da quanto è accaduto, compresi milioni di persone che non simpatizzano per Cristina o per il peronismo. È in onore di tutti i nostri compatrioti che lanciamo questo appello all’unità nazionale, ma non a qualsiasi prezzo: fuori l’odio”.
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