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20/09/2022

Germania - La “Linke” si spacca sulla guerra in Ucraina

Il partito della sinistra tedesca Die Linke potrebbe arrivare ad una scissione a causa delle divergenze interne sulla guerra in Ucraina, mentre l’indecisione del partito di sinistra sulle sanzioni economiche contro la Russia ha provocato una serie di dimissioni di alcuni dirigenti.

Il futuro del partito della sinistra tedesca è in bilico da quando, lo scorso autunno, è riuscito ad entrare nel Bundestag grazie a una disposizione speciale per i partiti che ottengono tre o più seggi nelle circoscrizioni. Se tre dei suoi 39 delegati dovessero dimettersi dal partito, Die Linke perderebbe il suo status di gruppo parlamentare.

Le dimissioni sono una questione di “quando” e non di “se”, dopo una settimana di feroci scontri pubblici per un discorso in cui l’ex co-leader Sahra Wagenknecht ha accusato il governo tedesco di “lanciare una guerra economica senza precedenti contro il nostro più importante fornitore di energia”.

In un intervento pubblico fatto giovedì scorso al Bundestag Sara Wagenknecht, aveva definito la coalizione di governo di sinistra del cancelliere Olaf Scholz “il governo più stupido d’Europa” per aver imposto sanzioni alla Russia, che forniva oltre la metà del fabbisogno di gas della Germania prima dell’inizio della guerra in primavera.

“Sì, ovviamente la guerra in Ucraina è un crimine”, ha detto la Wagenknecht. “Ma quanto è stupida l’idea che possiamo punire Putin spingendo milioni di famiglie tedesche nella povertà e distruggere la nostra economia mentre Gazprom fa profitti record?”.

Sara Wagenknecht non ricopre più alcuna carica ufficiale all’interno della Linke, ma è stata indicata come oratrice nella recente sessione parlamentare sul bilancio climatico nazionale.

In vista del discorso, il co-presidente parlamentare della Linke, Dietmar Bartsch, avrebbe esortato Wagenknecht a evitare di chiedere l’apertura di Nord Stream 2, il gasdotto russo bloccato poco prima dell’invasione dell’Ucraina a febbraio.

Sebbene la 53enne non abbia menzionato il Nord Stream 2, i suoi commenti sulla “guerra economica” si sono rivelati incendiari. Anche se il governo tedesco ha usato un linguaggio simile per descrivere la sua situazione di stallo con il Cremlino sulle forniture di gas, Wagenknecht ha suggerito che l’atto di aggressione in questo conflitto è stato iniziato dall’Occidente.

La Wagenknecht aveva concluso il suo intervento chiedendo le dimissioni del ministro dell’Economia, Robert Habeck. Il suo contributo ha invece provocato le dimissioni di due dirigenti della Linke: Ulrich Schneider e Fabio Di Masi.

La spaccatura più grande e più aspra nella Linke è quella tra i riformisti e gli ortodossi riuniti intorno a Wagenknecht, che accusano quella che chiamano la Bewegungslinke (quella che da noi definiamo la “sinistra ZTL”, ndr) di aver tradito la tradizionale base operaia del partito.

Mentre la Bewegungslinke, orientata al movimento, domina la leadership della Linke, la fazione di Wagenknecht continua a conquistare le prime pagine dei giornali, recentemente invocando la ripresa delle “manifestazioni del lunedì” per protestare contro l’aumento dei prezzi dell’energia.

“La corrente liberale di sinistra nella Linke vuole una rottura con la corrente socialdemocratica impegnata nella politica di opposizione – e la vogliono ora. È disposta a mandare in rovina il gruppo parlamentare e accetta anche di paralizzare il partito politicamente e organizzativamente nel bel mezzo della mobilitazione per “l’autunno caldo”. Si può presumere che la questione della continuità dell’esistenza del gruppo – con i soldi e i benefit che dipendono da esso – abbia occupato queste persone più del movimento di protesta contro l’impoverimento” commenta il giornale della sinistra tedesca Junge Welt.

Ma sulla guerra in corso le posizioni appaiono decisamente inconciliabili. “La tesi secondo cui la Repubblica Federale Tedesca sta conducendo una guerra economica contro la Russia inverte causa ed effetto”, ha dichiarato Bodo Ramelow, leader della Linke in Turingia. “L’espressione ‘guerra economica degli Stati Uniti contro la Russia’ è propaganda del Cremlino”, ha dichiarato Martina Renner, ex vice leader del partito di sinistra. Con questi presupposti difficile rimanere e agire sotto lo stesso tetto.

Sebbene la Linke si sia ampiamente opposta alla consegna di armi pesanti all’Ucraina, a maggio ha votato a favore delle sanzioni economiche contro la Russia e a giugno un congresso del partito ha condannato la guerra di aggressione di Putin in Ucraina come “imperialista”.

Le spaccature all’interno del partito di sinistra tedesca, presenti sin dalla fondazione della Linke, sono diventate sempre più radicate negli ultimi anni. Secondo la Taz, i sostenitori di Sara Wagenknecht, non nascondono l’ipotesi di un nuovo partito che concorra alle elezioni europee del 2024.

Una tale scissione potrebbe segnare la fine della Linke, 15 anni dopo la sua fondazione, avvenuta con una fusione tra il Partito di Unità Socialista della Germania dell’Est e gli ex socialdemocratici delusi dalla direzione del partito sotto Gerhard Schröder, e poco meno di un decennio dopo aver costituito la più grande forza di opposizione nella legislatura 2013-17 del Bundestag.

Secondo i dati interni del partito, visionati dal Guardian, la Linke ha perso più di 3.000 iscritti – pari al 5,5% dei suoi iscritti totali – nella prima metà di quest’anno. La posizione assunta fin qui sulla guerra ha allontanato molti militanti di sinistra. Dopo aver ottenuto il 4,9% dei voti alle elezioni federali dello scorso settembre, il partito di sinistra non è riuscito a superare la soglia elettorale.

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