L’Unione Europea non trova la quadra sul tetto al prezzo del gas. Il Consiglio Europeo straordinario sull’energia è stato così rinviato a ottobre.
L’Olanda si è sfilata sul price cap. Si mostrano titubanti anche i paesi dell’Est: Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania temono un inasprimento delle misure restrittive di Mosca. Anche l’Ungheria si è dichiarata contraria al tetto del prezzo del gas. Il tetto al prezzo del gas proposto dall’Italia è stato posto sul tavolo dei ministri dell’energia della Ue, ma la decisione è stata rinviata ad una sede tutta politica come il Consiglio dei capi di stato europei.
Un paio di cose che vanno sapute, riguardano il fatto che l’Olanda è la sede del TTF (il Title tranfer facility) ossia il mercato europeo di riferimento per gli scambi di gas e che guadagna in funzione della quantità degli scambi. Francia e Germania si sono impegnate ad assumere una decisione comune. Ma intanto il ministro dell’economia Robert Habeck si è detto contrario: “Un tetto al prezzo del gas in questo momento non è corretto“.
Motivazione ufficiale: “le aziende rischiano di dover interrompere la produzione e licenziare i loro lavoratori, e le persone di doversi indebitare per riuscire a pagare le bollette, diventerebbero più povere“, ha detto Habeck. Questo è “il miglior terreno fertile per il populismo, che ha lo scopo di minare la nostra democrazia liberale dall’interno“. E dunque “ciò che dobbiamo fare è trovare un meccanismo di mercato, un meccanismo di mercato – ha ripetuto – per ridurre i prezzi” del gas, “in modo che non ci sia un impatto negativo sulle energie a basso costo”.
Gli interessi dell’industria tedesca, in altre parole, vengono prima di tutto. Se ne riparlerà nei vertici di ottobre, forse...
Con tetto al prezzo del gas si intende l’individuazione di una soglia oltre la quale gli Stati decidono di non procedere all’acquisto. Al momento, le cifre di cui si parla sono tra gli 80 e i 90 euro/Mwh. Riducendo i costi di acquisto della materia prima, anche i fornitori che la comprano all’ingrosso dovrebbero rivenderla a prezzi più bassi.
Ma un intervento “regolatorio” degli Stati della Ue sul libero mercato dei prezzi del gas, viene valutato negativamente dai templari della prevalenza degli interessi privati e del libero mercato dominanti in tutti gli ambiti dell’Unione Europea.
A Bruxelles, in mano ad apprendisti stregoni come la Von der Leyen e Borrell, la vorrebbero buttare in politica, anzi nella guerra, intesa proprio come prosecuzione della politica ma con altri mezzi.
Il problema – ancora una volta a dimostrazione dell’inganno si cui si fonda la Ue e il governo Draghi – è che il limite al prezzo del gas sarebbe imposto “solamente al combustibile importato dalla Russia”, mentre non vi sarebbero alterazioni nelle trattazioni con gli altri Paesi con cui abbiamo accordi, come Qatar, Azerbaijan, Egitto e Algeria che continueranno a vendercelo a prezzo di mercato. E siccome da questi paesi arriva ancora oggi il 74% del gas, il tetto al prezzo si applicherebbe solo al 26% del gas importato dalla Russia e in via di diminuzione.
E qui arriva un altro paradosso. Un tetto al prezzo di acquisto di un gas che via via non sarà più disponibile dalla Russia, dovrebbe avere ripercussioni positive sui prezzi di mercato che si basano invece su quello disponibile (spesso in futuro più che nell’immediato).
I prezzi, secondo il mercato, potrebbero scendere solo in caso di aumento dell’offerta. Ma se i paesi produttori di gas – così come ha fatto l’Opec sul petrolio rispondendo niet a Biden che chiedeva di aumentare la produzione e far scendere i prezzi – non dovessero aumentare la produzione e, al contrario, tenerla stabile o ridurla, i prezzi rimarrebbero alti o addirittura salirebbero. È dentro questo meccanismo che agisce liberamente la speculazione. È il libero mercato bellezza!!
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