Il presidente tunisino Kais Saied ha dichiarato giovedì scorso che “i dettami del Fondo monetario internazionale (FMI) sono inaccettabili”.
Le dichiarazioni alla stampa sono state rilasciate a margine di una cerimonia organizzata a Monastir (centro-est), in occasione della commemorazione del 23esimo anniversario della morte del padre dell’indipendenza tunisina, l’ex presidente Habib Bourguiba (1956-1987).
La Tunisia è impantanata in una grave crisi economica e finanziaria. Il paese soffre anche di un cronico disavanzo di bilancio e commerciale e di una continua svalutazione della sua valuta rispetto al dollaro e all’euro.
Il rating sovrano della Tunisia è stato declassato ad “alto rischio” dall’agenzia di rating Moody’s, che fa riferimento a un “rischio di default del debito”.
Le autorità tunisine stanno negoziando da diversi mesi con il FMI per ottenere un prestito di 1,9 miliardi di dollari. Tuttavia, le discussioni tra le due parti sono in fase di stallo da quando è stato annunciato un accordo di principio a metà ottobre.
L’istituzione finanziaria internazionale chiede riforme economiche a Tunisi e la revoca dei sussidi su alcuni prodotti di base. Il presidente della Banca Centrale e il ministro dell’Economia andranno alle riunioni Fmi e alla Banca Mondiale i prossimi 18 e 19 aprile.
“Per quanto riguarda il FMI, i dettami dall’estero che portano a un ulteriore impoverimento sono inaccettabili”, ha detto Saied. Secondo il Capo dello Stato, l’alternativa è “contare su noi stessi”.
Il presidente tunisino ha motivato il suo rifiuto ad ogni “rimozione” dei sussidi sui beni di prima necessità, ricordando in particolare il dramma delle rivolte del pane negli anni ’80. “I diktat dall’estero devono essere respinti”, ha detto.
Se questo discorso anti-FMI non è nuovo, arriva in un contesto in cui il possibile “crollo economico” della Tunisia preoccupa molto anche l’Unione Europea per le conseguenze sulle ondate di sbarchi nel Mediterraneo.
Saïed ha aggiunto che: “Dobbiamo trovare altre alternative perché la pace sociale non è un gioco e non può essere presa alla leggera” ed ha ricordato, a questo proposito, le “rivolte del pane” sotto il regime di Bourguiba, innescate nel dicembre 1983 dopo la decisione delle autorità tunisine di togliere il sussidio ai prodotti cerealicoli.
La Tunisia sta attraversando una crisi politica dal 25 luglio 2021, quando il presidente Kaïs Saïed ha imposto misure eccezionali.
I partiti politici tunisini considerano le misure di emergenza di Saïed un “colpo di stato contro la Costituzione del 2014 e una consacrazione del potere autocratico”, mentre altri partiti politici lo considerano una “restaurazione” del processo rivoluzionario del 2011, che aveva fatto cadere il potere dell’ex presidente Zine El Abidine Ben Ali (1987-2011).
Saïed, che ha iniziato un mandato presidenziale di cinque anni nel 2019, ha affermato che le sue decisioni sulle misure di emergenza sono state prese nel quadro della Costituzione per proteggere lo Stato “da un pericolo imminente”, ponendo l’accento sulla salvaguardia dei diritti e delle libertà.
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