Restano solo 36 ore per concludere un negoziato che, negli ultimi
giorni, appare sempre più sul filo del rasoio. Complici gli ultimi
sconvolgimenti regionali – l’offensiva anti-sciita in Yemen guidata dall’asse sunnita anti-Iran che ha fatto quasi annullare l’ultimo round di colloqui
– il dialogo tra le parti in causa si è fatto sempre più ambiguo, tra
dichiarazioni ottimistiche dell’Europa e dell’amministrazione americana
che vuole a tutti i costi portare a casa un accordo e smentite iraniane
sul trasporto fuori dal paese degli stock di uranio arricchito.
La doccia fredda, dopo quattro giorni di colloqui intensi, è arrivata ieri da Teheran: “L’esportazione di scorte di uranio arricchito – ha detto ieri Abbas Araqchi, vice ministro degli Esteri iraniano, riportato dall’AFP – non è nel nostro programma,
e non intendiamo inviarle all’estero”. Giorni prima era trapelata la
notizia di un possibile invio di gran parte del materiale nucleare in
Russia in base a un precedente accordo provvisorio, ma ora l’accordo
sembra essere saltato: un cambio di programma che in un primo momento ha
infuriato Washington, secondo la quale “non c’è dubbio che la
disposizione delle scorte è essenziale per garantire che il loro
programma sia esclusivamente pacifico”. Ma, con la deadline
ormai prossima, l’amministrazione americana non se l’è sentita di
mostrarsi troppo ferma: “Ci sono opzioni valide che sono oggetto di
discussione da mesi, tra cui la spedizione delle scorte all’estero, ma
la risoluzione è ancora in fase di discussione”.
Una questione spinosa e di non facile soluzione, che vedrebbe
ogni passo falso della Casa Bianca utilizzato dal Congresso a
maggioranza repubblicana, ostile al negoziato in corso, per prendere le
misure promesse da mesi: più sanzioni, se l’accordo non venisse firmato
il 31 marzo senza alcuna concessione alla Repubblica islamica. In realtà, secondo alcuni dei delegati a Losanna le cui dichiarazioni sono state riportate dal quotidiano britannico the Guardian, il vero nodo sarebbe la tabella di marcia sull’allentamento delle sanzioni.
Secondo vari report della stampa presente ai colloqui in Svizzera, le
potenze del 5+1 avrebbero proposto una serie di misure immediate,
compreso l’allentamento delle sanzioni UE, ma si sarebbero “stancate di
rinviare l’allentamento delle misure punitive del Consiglio di Sicurezza
dell’Onu”. Le quali, secondo un diplomatico occidentale sentito dal Guardian, sarebbero “le più importanti per gli iraniani”.
Non solo spedizione degli stock e sanzioni, però. Il
negoziato sembra essere incagliato anche sulle opzioni di sviluppo
nucleare della Repubblica islamica dopo l’eventuale firma e persino
sulla durata del possibile accordo: il 5+1 vuole che sia in
vigore per 15 anni, Teheran per 11. Inoltre, come fanno sapere i
funzionari presenti a Losanna, anche in caso domani venga firmato un
accordo quadro in fretta e in furia, saranno necessari altri mesi di
negoziato per definire bene i punti in vista di un accordo finale, il
cui termine ultimo è stato fissato per il prossimo primo luglio. E
nonostante allegri funzionari europei si dicano “ottimisti” perché
“siamo nella fase finale” e un accordo potrebbe essere firmato “nelle
prossime ore”, la verità è che nelle sale di Losanna, come in buona
parte del Medio Oriente, sembra regnare un caos in cui sarà difficile
raggiungere un’intesa ragionata.
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