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30/03/2015

Poletti Giuliano, ministro e pedagogo del lavoro

Lo sappiamo ormai da tempo che il mondo del lavoro è in continua ridefinizione, una ridefinizione al ribasso, interamente giocata sulla pelle dei lavoratori, ma pochi si erano addentrati nell’ambito del non-lavoro al fine di renderlo fruttuoso. Lo ha fatto un solo ministro, a questo punto il più coraggioso di questo insulso governo, tal Poletti Giuliano. E bisogna averne di faccia tosta per proporre certe cose. Il Poletti, stufo di essere confinato nel noioso mondo dei lavoratori e dei pensionati, ha deciso che è arrivato il momento di metter bocca anche nel mondo del non-lavoro, o meglio del non-studio. E ha parlato di studenti.

La sua proposta, esposta durante un suo recente intervento a Firenze a un convegno sui fondi europei e il futuro dei giovani, è stata tanto semplice quanto sconcertante: facciamola finita con queste vacanze scolastiche di tre mesi e mandiamo i nostri figli a lavorare un mese e mezzo all’anno. Il tema, a detta del Poletti, non può più essere rimandato: bisogna educare i figli al lavoro, fargli fare esperienze che li formino.

La CGIL, che di fare opposizione non ne vuole proprio sapere, ha subito chiesto di stabilire dei criteri nazionali, in modo tale che le pratiche di sfruttamento stagionale rispettino standard omogenei per tutti.

Tutto chiaro, Poletti. Io genitore dovrei andare a dire a mia figlia che invece di far vacanza, uscire, aiutarmi in casa o altro, dovrebbe andare a lavorare gratis, magari a scaricare cassette della frutta come han fatto i tuoi figli un mese e mezzo all’anno, perché questo la renderà una persona normale, migliore e pronta a un mercato del lavoro che altro non farà che sfruttarla? Poletti stai chiedendo per caso alle famiglie italiane di ripensare l’educazione al lavoro dei loro figli proponendogli di lavorare gratis durante l’estate? Vuoi forse trasformare il mondo intero in una grande cooperativa? Oppure vuoi che tutti assaggino fin da piccoli il duro pane delle cooperative? Dobbiamo ammettere che effettivamente il lavoro gratuito o a condizioni contrattuali misere, anche grazie ai vostri recenti interventi, risulta in forte aumento. I nostri figli lavorando sotto il sole estivo senza alcuna remunerazione, effettivamente avrebbero un assaggio di ciò che dovranno scontare una volta divenuti lavoratori a tutti gli effetti, ma troviamo a dir poco assurdo che tu ci venga a proporre tutto ciò in quanto momento educativo fondamentale.

Poletti, non abbiamo nessuna intenzione di far sì che gli studenti e futuri lavoratori trovino del tutto normale che il loro tempo di non-lavoro diventi tempo di formazione allo sfruttamento sui luoghi di lavoro. Non abbiamo nessuna intenzione di far decidere a te come e secondo quali valori far crescere gli attuali studenti, perché se anche il lavoro fosse effettivamente un valore, te saresti l’ultimo ad avere diritto di parola in materia di valore, perché il Jobs Act che hai partorito mostra quale sia secondo te il valore del lavoro: educazione alla precarietà, abitudine alla povertà e profitti per i padroni. Il valore del lavoro va solo in minima parte in tasca di chi lo produce. Tu pensi davvero di convincerci che la presunta educazione agli alti valori del sacrificio e dell’imprenditorialità sia sufficiente come risarcimento?

Infine, Poletti, il dramma che con quei piccoli occhi fatichi a vedere, è che molti studenti sono già da anni costretti a lavorare d’estate e non perché il lavoro retribuito miseramente sia istruttivo e la vacanza li porti sulla brutta strada, ma perché la povertà e lo sfruttamento sono condizioni reali che milioni di famiglie sperimentano tutto l’anno, non solo nei tre mesi estivi. Dovresti chiederti che cosa accadrà, per esempio, a tutti quelli che lavorano stagionalmente se si dovesse introdurre la possibilità di usufruire di manodopera gratis, ma non credo che siano domande urgenti per te e il tuo governo.

Poletti, dillo chiaramente, siete in cerca di lavoratori stagionali da non pagare, inutile appellarsi ai valori e alla formazione dei figli. A quella continuiamo a pensarci da soli. Non sappiamo quanto normali siano diventati i tuoi figli, ma a noi tocca essere ogni giorno delle persone eccezionali.

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