La sua proposta, esposta durante un suo
recente intervento a Firenze a un convegno sui fondi europei e il futuro
dei giovani, è stata tanto semplice quanto sconcertante: facciamola
finita con queste vacanze scolastiche di tre mesi e mandiamo i nostri
figli a lavorare un mese e mezzo all’anno. Il tema, a detta del Poletti,
non può più essere rimandato: bisogna educare i figli al lavoro, fargli fare esperienze che li formino.
La CGIL, che di fare opposizione non ne vuole proprio sapere, ha subito chiesto di stabilire dei criteri nazionali, in modo tale che le pratiche di sfruttamento stagionale rispettino standard omogenei per tutti.
Tutto chiaro, Poletti. Io genitore
dovrei andare a dire a mia figlia che invece di far vacanza, uscire,
aiutarmi in casa o altro, dovrebbe andare a lavorare gratis, magari a
scaricare cassette della frutta come han fatto i tuoi figli un mese e
mezzo all’anno, perché questo la renderà una persona normale, migliore e
pronta a un mercato del lavoro che altro non farà che sfruttarla?
Poletti stai chiedendo per caso alle famiglie italiane di ripensare
l’educazione al lavoro dei loro figli proponendogli di lavorare gratis
durante l’estate? Vuoi forse trasformare il mondo intero in una grande cooperativa?
Oppure vuoi che tutti assaggino fin da piccoli il duro pane delle
cooperative? Dobbiamo ammettere che effettivamente il lavoro gratuito o a
condizioni contrattuali misere, anche grazie ai vostri recenti
interventi, risulta in forte aumento. I nostri figli lavorando
sotto il sole estivo senza alcuna remunerazione, effettivamente
avrebbero un assaggio di ciò che dovranno scontare una volta divenuti
lavoratori a tutti gli effetti, ma troviamo a dir poco assurdo che tu ci venga a proporre tutto ciò in quanto momento educativo fondamentale.
Poletti, non abbiamo nessuna intenzione
di far sì che gli studenti e futuri lavoratori trovino del tutto normale
che il loro tempo di non-lavoro diventi tempo di formazione allo
sfruttamento sui luoghi di lavoro. Non abbiamo nessuna intenzione di far
decidere a te come e secondo quali valori far crescere gli attuali
studenti, perché se anche il lavoro fosse effettivamente un valore, te
saresti l’ultimo ad avere diritto di parola in materia di valore, perché
il Jobs Act che hai partorito mostra quale sia secondo te il valore del lavoro:
educazione alla precarietà, abitudine alla povertà e profitti per i
padroni. Il valore del lavoro va solo in minima parte in tasca di chi lo
produce. Tu pensi davvero di convincerci che la presunta
educazione agli alti valori del sacrificio e dell’imprenditorialità sia
sufficiente come risarcimento?
Infine, Poletti, il dramma che con quei
piccoli occhi fatichi a vedere, è che molti studenti sono già da anni
costretti a lavorare d’estate e non perché il lavoro retribuito
miseramente sia istruttivo e la vacanza li porti sulla brutta strada, ma
perché la povertà e lo sfruttamento sono condizioni reali che milioni
di famiglie sperimentano tutto l’anno, non solo nei tre mesi estivi. Dovresti
chiederti che cosa accadrà, per esempio, a tutti quelli che lavorano
stagionalmente se si dovesse introdurre la possibilità di usufruire di
manodopera gratis, ma non credo che siano domande urgenti per te e il
tuo governo.
Poletti, dillo chiaramente, siete in
cerca di lavoratori stagionali da non pagare, inutile appellarsi ai
valori e alla formazione dei figli. A quella continuiamo a pensarci da
soli. Non sappiamo quanto normali siano diventati i tuoi figli, ma a noi tocca essere ogni giorno delle persone eccezionali.
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