La notizia è di qualche giorno fa, ma vale la pensa di recuperarla, visto la gravità di quanto accaduto in Lettonia, e visto anche il fatto che la stampa mainstream ha fatto come sempre finta di niente.
La notizia è che, come ogni anno da qualche anno a questa parte, nella capitale della Lettonia circa 1500 persone hanno sfilato in una parata militaresca che celebrava i veterani delle Waffen SS, le famigerate milizie d’assalto del Partito Nazionalsocialista Tedesco che sparsero morte e distruzione in tutta Europa prima e durante la Seconda Guerra Mondiale. Una celebrazione organizzata ogni anno - da quando cioè la Lettonia è diventata ‘indipendente’ dopo la fine dell’Urss - il 16 marzo per celebrare la battaglia tra la “Legione Lettone”, composta di volontari lettoni inquadrati nelle truppe di occupazione naziste durante il secondo conflitto mondiale, contro l’Armata Rossa che cercava di liberare il territorio della piccola repubblica baltica.
Tra i 1500 partecipanti alla poco rassicurante parata che nelle strade di Riga ha esaltato i circa 150 mila aderenti alle SS lettoni – in gran parte volontari ma in parte anche arruolati a forza – che combatterono l’Armata Rossa e i partigiani antinazisti (loro compatrioti), e che si macchiarono di tremendi crimini tra i quali la persecuzione e l’eliminazione di centinaia di migliaia di dissidenti politici, ebrei, rom e slavi, c’erano anche alcuni veterani sopravvissuti e familiari dei volontari, oltre a militanti di gruppi di estrema destra e apertamente neonazisti. La marcia, che si svolge in queste forme dal 2008 anche se fin dal 1991 non sono mancate celebrazioni simili seppur in tono minore, si è svolta in un clima di estrema militarizzazione, con lo schieramento di un gran numero di forze di sicurezza in assetto antisommossa, e si è conclusa senza incidenti di fronte al cosiddetto ‘Monumento alla Libertà’. Deposizione di fiori, inni e slogan neonazisti.
Che c’è di strano o degno di particolare nota – si chiederà più di uno – di fronte a un corteo neanche particolarmente partecipato. Cortei simili si tengono in numerosi paesi europei abitualmente, purtroppo, e non provocano più neanche particolare scandalo. La notizia sta nel fatto che al lugubre e macabro corteo inneggiante al neonazismo considerato come espressione delle ‘legittime aspirazioni nazionali della Lettonia’ contro l’Unione Sovietica, c’erano anche numerosi esponenti e deputati dei partiti di governo di centrodestra a livello nazionale e locale, proprio nel momento in cui il piccolo paese ricopre la carica di presidente di turno dell’Unione Europea. Già autorizzare un corteo apertamente neonazista costituisce un fatto grave, il fatto che a farlo partecipando anche all’evento sia un governo che rappresenta tutta l’Unione Europea senza che dagli altri governi si levino critiche o distinguo è ulteriormente grave. Anche considerando il fatto che la marcia costituisce una provocazione nei confronti dei cittadini lettoni di lingua e cultura russa, numerosi nel paese e privati di molti diritti sociali e politici, oltre che della Russia e della storia comune di decine di paesi che per liberare il continente dal Nazismo e dal Fascismo pagarono un tremendo tributo di sangue e distruzioni. E’ a questi governo che l’Unione Europea e gli Stati Uniti accordano sostegno politico, economico e diplomatico rinfocolando una escalation militare contro la Russia che vede proprio le repubbliche baltiche nostalgiche dell’occupazione neonazista diventare una sorta di baluardo contro quello che viene descritto come ‘l’espansionismo di Mosca’.
Non può e non deve sfuggire il fatto che la ‘democratica’ Unione Europea – gli Stati Uniti lo hanno sempre fatto nel loro ‘cortile di casa’ e non se ne sono mai vergognati – negli ultimi anni non si sta facendo alcuno scrupolo nell’utilizzare ideologie, gruppi e partiti di estrema destra e apertamente neofascisti e neonazisti per perseguire i propri scopi e i propri interessi strategici all’esterno dei propri confini. Lo fece già negli anni ’90, quando per sfasciare la Jugoslavia l’Europa Unita non esitò a servirsi delle formazioni croate che in Croazia e Bosnia si richiamano agli Ustascia, fascisti locali che collaborarono con l’occupazione tedesca dei Balcani durante la Seconda Guerra Mondiale. La cosa si è ripetuta poi in grande stile più recentemente in Ucraina, dove per dare la spallata violenta al governo di Yanukovich nel febbraio dello scorso anno le cancellerie occidentali concessero carta bianca alle formazioni più estremiste dal panorama politico dell’estrema destra di Kiev. E sappiamo come è andata a finire.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, durante il processo di Norimberga, tutte le persone arruolate ufficialmente nelle SS vennero considerate criminali di guerra anche se i responsabili di crimini e omicidi che vennero puniti furono una piccolissima minoranza. A distanza di qualche decennio i paesi europei e gli Stati Uniti sembrano considerare i vinti di allora degli utili alleati nella lotta contro i propri nemici. E ad essere messi al bando sono gli antifascisti, come quelli che a Riga la scorsa settimana hanno dovuto tenere una loro iniziativa in un appartamento privato, visto che le autorità di pubblica sicurezza avevano inviato una comunicazione ufficiale a tutti gli alberghi della capitale lettone, ‘invitandoli’ a non ospitare alcuna iniziativa di contestazione nei confronti delle celebrazioni delle Waffen SS.
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